Varrone e gli scrittori minori

Le opere pervenute

Studioso infaticabile, si occupò di discipline diverse, dalla letteratura alle antichità e dalla retorica alle scienze, che trattò in 74 opere per un complesso di oltre 600 libri. Dell'immenso corpus varroniano sono pervenuti: De re rustica, il solo integro, un trattato sull'agricoltura, certo non una delle sue opere più importanti; 2 libri interi e sezioni frammentarie di altri 4 del De lingua Latina, un trattato di morfologia e sintassi latina in 25 volumi; circa 600 versi delle Saturae Menippeae e pochi frammenti delle altre opere.

De re rustica

Il Rerum rusticarum libri è un trattato sull'agricoltura, che Varrone scrisse a 80 anni, nel 37, quando Virgilio si accingeva a comporre le Georgiche. La materia, esclusivamente tecnica, è divisa organicamente in 3 libri, cui corrispondono 3 dialoghi tenuti in date, luoghi e con interlocutori diversi, di cui uno è sempre Varrone. Il primo libro è dedicato alla moglie Fundania, che aveva acquistato una proprietà terriera, e tratta della fattoria, della coltivazione della terra, degli strumenti di lavoro, delle vigne, degli uliveti (De agricultura). Il secondo libro, dedicato a Turranio Nigro, ha come oggetto l'allevamento del bestiame: bovini, cavalli, suini, pecore, capre ecc. (De re pecuaria). Il terzo libro è dedicato a Quinto Pinnio e parla dell'allevamento nelle grandi villae degli animali da cortile e di altre specie pregiate, come lepri, caprioli, cinghiali, pesci e api (De villaticis pastionibus).

Destinatari dell'opera di Varrone non sono i piccoli proprietari terrieri, ma i grandi latifondisti, che posseggono vaste coltivazioni e allevamenti, amanti della vita lussuosa e perciò attenti ai cospicui profitti.

La forma dialogica indica in Varrone una certa ambizione letteraria; è briosa e spigliata, quando non è schiacciata dallo sfoggio di erudizione; lo stile è semplice, poco elegante, infarcito di termini arcaici, tecnici e di derivazione greca.

De lingua latina

È un trattato di grammatica e sintassi latina, composto tra il 47 e il 45, in 25 volumi, i primi quattro dedicati a Publio Settimio e gli altri a Cicerone. Dopo il I libro introduttivo, l'opera era divisa in parti: la prima dedicata all'etimologia delle parole (II - VII), la seconda all'analogia (VIII - XIII), la terza alla sintassi (XIV - XXV). Dei libri rimasti (V - X), tre trattano dell'etimologia e tre dell'analogia. Poiché non esisteva ancora lo studio della fonetica e delle sue leggi, Varrone compie grossolani errori etimologici; nella questione tra anomalia e analogia, pur ritenendo più valide le ragioni di quest'ultima, egli sembra propendere per una via mediana. L'opera è molto importante perché rappresenta la prima esposizione sistematica della grammatica latina.