Varrone e gli scrittori minori

Una lunga vita

Marco Terenzio Varrone (Rieti 116-Tuscolo 27 a.C.) è soprannominato Reatino, dalla città d'origine, per distinguerlo dall'omonimo poeta della scuola dei neóteroi. Veniva da una benestante famiglia di proprietari terrieri di ceto equestre. Ebbe un'accurata educazione a Roma con il filologo Lucio Elio Stilone e perfezionò la sua formazione culturale con il tradizionale viaggio in Grecia, ad Atene, dove seguì nella Nuova Accademia il filosofo Antioco di Ascalona. Intraprese la carriera politica e militare aderendo al partito oligarchico: fu questore, tribuno della plebe, pretore. Seguì Pompeo in Spagna nella campagna contro Sartorio, in Oriente in quella contro i pirati e contro Mitridate, nella guerra civile. Dopo la battaglia di Farsalo ottenne il perdono di Cesare, che gli affidò l'ambito incarico della costituzione e dell'organizzazione in Roma della prima biblioteca pubblica, che però non fu realizzata per la scomparsa del dittatore. Incluso nelle liste di proscrizione da Antonio e da Ottaviano, evitò la morte per l'intervento dell'amico Fufio Caleno, che lo nascose in casa propria. Graziato in seguito da Ottaviano e ritiratosi a vita privata, si dedicò interamente agli studi fino alla morte, che avvenne, forse nella sua villa di Tuscolo, a novant'anni nel 27 a.C., anno in cui Ottaviano diventava Augusto.

Varrone godette presso i contemporanei di grande fama e della considerazione di dotto insuperabile; come sistematore delle tradizioni culturali di Roma egli influenzò gli scrittori successivi fino al Medioevo.