Rinascenza latina e ripresa del volgare

La letteratura nell'età ottoniana

Il secolo X, dopo la scomparsa di Carlo Magno e l'esaurirsi della sua politica culturale, fu il periodo degli imperatori di Sassonia, gli Ottoni. Li precedettero al trono, prima, il figlio di Carlo e suo diretto successore Ludovico, detto “il Pio”, e poi i tre figli di costui: Lotario, Carlo e Ludovico, i quali, col trattato di Verdun (843), sancirono la spartizione territoriale del Sacro Romano Impero. Carlo si prese i territori occidentali dall'Atlantico sino alla linea Mosa-Rodano; Ludovico la Baviera, la Sassonia e le terre a est del Reno; Lotario la zona intermedia tra i due regni precedenti, più il Regno d'Italia e il titolo di Imperatore. Ciò che qui interessa è la definitiva separazione di quei territori che prima rientravano unitariamente nell'Impero: la Franconia occidentale e la Franconia orientale , le quali diedero vita a due diverse storie e differenti culture, proprie di due diverse identità etnico-linguistiche , la francese e la tedesca .

Nuovi centri e nuovi destinatari della cultura

Spentisi i centri dell'attività pedagogico-formativa carolingia, cioè su tutti la Schola Palatina e il monastero di Fulda, venne meno anche la produzione letteraria in volgare che rappresentava il principale veicolo di diffusione di quella cultura. Del resto,nelle corti dei nuovi signori feudali e degli imperatori tedeschi non si parlava più di cristianesimo ed evangelizzazione, bensì di strategie politiche di espansione militare . Gli stessi monasteri e conventi finirono sovente col perdere l'aura di luoghi di formazione culturale della cristianità e di produzione della letteratura tedesca, per rinchiudere piuttosto il proprio sapere tra le pareti della cultura latina.

Dopo quello di Fulda, un altro monastero , San Gallo, si propose come officina culturale di quest'età. Ma la letteratura che qui fiorì parlò e scrisse appunto in latino: chi avrebbe letto non sarebbe stato un “laico” uomo del secolo, uno di quei rozzi laboratores che coltivavano campi e dei quali però si doveva fare dei cristiani professi, bensì un “clericale” , un esponente del mondo già acculturato dei conventi e dei monasteri.

Erudizione, traduzioni, poemi

Il latino fu dunque la lingua scritta del X secolo, e quand'anche si approntava la traduzione in volgare di una qualche opera, si trattava comunque di testi resi per l' erudizione di pochi .

Notker III di San Gallo (ca 950 - 1022), detto anche Labeone e Notker il Tedesco o Teutonico, fu una tra le figure eminenti di quest'età. Direttore della scuola del monastero di San Gallo, per la quale compose una ricca serie di testi didattici, fu traduttore di straordinaria perizia e chiarezza: curò la versione delle Bucoliche di Virgilio, dei Salmi , di parte del biblico Libro di Giobbe, e di alcune opere di Severino Boezio, il De consolatione philosophiae , parte del De Trinitate e soprattutto il Commentario alle Categorie di Aristotele. La sua prosa divenne un modello esemplare per tutto il Medioevo.

Tra le opere dell'epoca, documentano significativamente la reviviscenza della cultura latina due poemi epici. L'autore e la data di redazione del primo, il Waltharius, non si sono ancora potuti definire univocamente. Questo poema di 1500 esametri latini, pervenuti in una ventina di manoscritti, venne composto per la lettura e il divertimento dei monaci rielaborando, secondo tonalità ora serie ed eroiche ora facete e grottesche, materiali narrativi provenienti da varie e disparate tradizioni , sia germaniche orali sia latine scritte.

Circa 2300 versi, anch'essi in esametri latini, costituiscono invece i 18 frammenti pervenuti del Ruodlieb . Questo poema anonimo narra con tonalità didascalica le vicende di un cavaliere il quale, sfortunato orfano di padre, lascia il resto della famiglia in cerca di miglior sorte. Dopo un preciso percorso formativo che attraversa il vario succedersi degli eventi, il protagonista giunge addirittura ad acquisire dignità e potere di re. Il valore di questo poema consiste in particolare nella sua forma che anticipa precocemente il genere più tipico e fortunato della narrativa tedesca , quel “romanzo di formazione” ( Bildungsroman) nel quale si descrive appunto lo sviluppo, attraverso una serie di vicende esteriori o intime, del carattere e della personalità del protagonista.