Il teatro

Il teatro, arte barocca

La letteratura barocca, anche quella destinata alla messa in scena drammatica, ebbe per tema privilegiato la collocazione dell'individuo nel quadro di un preciso ordine di verità eterne, che si riteneva rendessero la vita mondana un palcoscenico (theatrum mundi). Secondo questa visione, espressa in modo paradigmatico dallo spagnolo Calderón de la Barca, il mondo è la scena dove l'uomo vive la parte che Dio gli ha assegnato. L'uomo recita il suo ruolo guardando con disincanto la caducità delle cose e della storia, ovvero patendone la precarietà e traguardando in esse l'ordine ultraterreno.

Il teatro è arte barocca per eccellenza: è l'arte dello spettacolo e dell'illusione, il gioco del ruolo e della maschera, l'espressione artistica che più d'ogni altra si presta a rappresentare i conflitti che pervadono l'animo umano. In particolare il teatro del Seicento non soltanto mette in scena la teatralizzazione della vita e delle passioni tra caducità mondana e ordine ultraterreno, ma ancor più rappresenta tutto questo mediante uno stile sovraccarico di pathos.

Il teatro professionale, già ben assestatosi e strutturatosi durante il corso del Cinquecento in Italia, Francia e Inghilterra, tardò invece ad affermarsi in Germania, a lungo devastata dai conflitti di religione che ne decimarono la popolazione e ne distrussero le risorse economiche. Tuttavia la corte francese venne assunta a modello dai regnanti dei principati tedeschi e ciò favorì l'introduzione degli spettacoli teatrali, dell'opera e del balletto tra gli avvenimenti indispensabili. I principi degli stati più ricchi si accaparravano scenografi, musicisti e cantanti dalla Francia e dall'Italia, mentre le corti più povere dovevano limitarsi a riprodurre i modelli stranieri impiegando artisti locali.