I malati mentali

La diagnosi

Gli psichiatri dividono i disturbi mentali in due grandi raggruppamenti: psicosi e nevrosi. Delle due categorie, quella considerata più grave è la prima, poiché comporta un disturbo del senso di realtà. La schizofrenia è la forma di psicosi più nota e coloro a cui è stata diagnosticata costituiscono una parte consistente dei pazienti degli ospedali psichiatrici. I sintomi della patologia riguardano scissione della personalità, allucinazioni (visive o acustiche), discorsi apparentemente illogici e sconnessi, manie di grandezza o di persecuzione e la mancanza di reattività alle situazioni e agli avvenimenti dell'ambiente circostante.

A differenza delle psicosi, la maggior parte dei disturbi nevrotici non impedisce ai soggetti lo svolgimento di un'esistenza normale. La principale caratteristica comportamentale classificata come nevrosi sono le ossessioni; per esempio, si può verificare che una persona sia colta da un eccesso di ansia al momento di incontrare degli estranei, oppure al pensiero di attraversare una piazza, di uscire di casa ecc. I sintomi della nevrosi includono talvolta le attività compulsive (attività non necessarie, ma che l'idividuo si sente costretto a svolgere: per esempio, controllare venti volte di aver spento il gas, rifare il letto dieci volte ecc).

In un ambito così delicato e problematico, le diagnosi risultano spesso ambigue e talvolta inesatte. Sulla base di questa ipotesi, D.L.Rosenhan condusse negli anni '70 un celebre studio su diversi centri di cura di malattie mentali degli Stati Uniti, facendo presentare nei diversi ospedali del paese otto individui sani di mente che dichiaravano di soffrire di allucinazioni acustiche. Una volta introdotti all'interno della struttura, gli otto sperimentatori ripresero il comportamento normale, non manifestando alcun segno di squilibrio. Nonostante ciò, essi furono trattenuti per un tempo compreso da 7 a 22 giorni e dimessi con la diagnosi di "schizofrenia in regresso."