L'esperienza religiosa

Il sacro e il profano

Successivamente a Otto, Mircea Eliade, studiando la religiosità delle popolazioni arcaiche nel saggio Il sacro e il profano del 1957, ha messo in luce che la differenziazione tra sacro e profano avviene attraverso le cose quotidiane, non in alternativa a esse: "Nella manifestazione del sacro un oggetto qualsiasi diviene un'altra cosa, senza cessare di essere se stesso [...]; per coloro che hanno un'esperienza religiosa, tutta la natura può rivelarsi come sacralità cosmica". Si possono, cioè, avere due esperienze diverse dello stesso mondo, una di tipo sacro e una di tipo profano, e l'analisi della prima coincide con la descrizione dei caratteri universalmente posseduti dall'homo religiosus. Sempre secondo Eliade l'apparizione del sacro ha diversi effetti: stabilisce un centro nel caos del mondo fisico, dal quale tutto l'universo viene regolato e ordinato acquistando un orientamento; pone l'uomo al centro del mondo e in comunicazione con il divino; ordina il tempo attraverso periodiche feste sacre, che riattualizzano un passato mitico permettendo all'uomo di parteciparvi; consente all'uomo di concepire gli eventi naturali come simbolici, cioè come eventi dotati di un significato ulteriore a quello che apparentemente manifestano, un significato che rende presente un messaggio divino.