L'esperienza religiosa

Sacro, profano e sociologia della religione

Il sociologo Émile Durkheim, nella sua fondamentale opera dedicata a Le forme elementari della vita religiosa (1912), fa uso della distinzione tra sacro e profano allo scopo di mostrare, attraverso approfondite analisi empiriche in campo etnico, l'origine "sociale" della religione. I fenomeni religiosi vengono creati all'interno di una società per conferire coesione alla società stessa. La religione è per Durkheim "un sistema solidale di credenze e di pratiche relative a cose sacre, cioè separate e interdette, le quali uniscono in un'unica comunità morale, chiamata Chiesa, tutti quelli che vi aderiscono". Il sacro, quindi, inteso come ciò che possiede qualità straordinarie e potenzialmente pericolose e a cui ci si può accostare solo attraverso un certo rituale (cioè una procedura formale, come la preghiera, l'incantesimo o la purificazione cerimoniale), sta alla radice del fenomeno religioso, ma da esso non può essere disgiunto il carattere ecclesiale, ossia la sua organizzazione istituzionale. Per Durkheim, dunque, la religione è una serie di credenze e di pratiche condivise da una comunità; al contrario, le credenze individuali di un soggetto riguardanti il soprannaturale non costituiscono una religione se non sono istituzionalizzate e condivise.