Il feudalesimo

Strutture del sistema feudale

L'organizzazione della società in base a rapporti personali di fedeltà venne pienamente utilizzata dai sovrani carolingi. Il vassallaggio ebbe quindi ampia diffusione in Occidente, costituendo un importante strumento di coesione politica. Con il rito della immixtio manuum (commistione delle mani) il vassallo si legava al monarca, affidandogli la propria persona e creando un rapporto bilaterale tra soggetti ineguali sul piano sociale, sancito da un giuramento di fedeltà. Elementi costitutivi del feudalesimo furono il vassallaggio, il beneficio e l'immunità. Il vassallaggio, come già visto, era il particolare rapporto di subordinazione tra protettore e protetto. Il vassallaggio si diffuse su vasta scala tra l'VIII e il IX sec. soprattutto per ragioni di carattere militare, ma anche amministrativo. Maestri di palazzo e poi sovrani carolingi, non essendovi un esercito fisso, avevano bisogno di uomini da arruolare in caso di necessità, così come avevano bisogno di funzionari per amministrare lo stato sempre più esteso. Gli obblighi del vassallo erano l'aiuto e il consiglio. L'aiuto era il servizio militare a cavallo, che raramente poteva essere sostituito dal pagamento di una somma di denaro. Nel caso in cui si dovesse riscattare il padrone prigioniero o se ne dovesse finanziare un viaggio in Terra Santa, il vassallo era tenuto anche a un aiuto di tipo pecuniario. Il consiglio consisteva nell'obbligo di presentarsi al signore in caso di chiamata che solitamente avveniva per giudicare delle cause o per sentire un parere su un qualsiasi argomento. Il signore da parte sua aveva l'obbligo di rispettare la vita del suo vassallo, di difenderlo dai nemici e di assisterlo in eventuali cause giudiziarie. Il rapporto era vitalizio ma poteva rompersi nel caso uno dei due contraenti fosse venuto meno ai propri obblighi (tale mancanza era definita fellonia). Il beneficio consisteva nella concessione di un bene (res), solitamente una terra o un ufficio. Le terre venivano prese dalle proprietà del sovrano, ma spesso erano confiscate alla Chiesa. Carlo Martello e i suoi successori si impadronirono di molti territori ecclesiastici ma dovettero cambiare rotta quando si trovarono ad avere bisogno dell'appoggio della Chiesa franca. Le terre cominciarono a essere concesse secondo un tipo di contratto detto precaria. Esso corrispondeva alla concessione di una terra in usufrutto dietro richiesta formulata in una lettera di preghiera (epistula precaria), in cui era implicita la corresponsione di un censo, spesso sostituito dalla prestazione di un servizio. Da questa usanza derivò anche l'uso del termine beneficium per indicare il bene concesso in usufrutto (più tardi si userà il termine feudum di origine franca). Il terzo elemento costitutivo del feudalesimo fu l'immunità. Nel diritto romano l'immunitas era l'esenzione dal pagamento di alcune tasse personali o patrimoniali, concesso per certi tipi di beni e solo a certe categorie di persone. Già nell'ultimo periodo dell'Impero l'esenzione aveva perso il suo carattere fiscale; con l'immunità venivano delegate a determinate persone alcune funzioni amministrative ed esattive. Fu questa forma di immunità a prevalere nel Medioevo. Il titolare di un feudo cominciò a essere titolare anche di funzioni pubbliche; le relazioni feudali assunsero l'aspetto di un'amministrazione politica. Carlo Magno affidò molti territori (marche e contee) a marchesi e conti, per favorire, con questo decentramento, l'amministrazione stessa dell'immenso Impero. Allo stesso modo, assunsero analoghe funzioni di governo nelle loro terre, anche vescovi e abati, estendendo il sistema feudale anche alla Chiesa. Sotto i successori di Carlo il decentramento si tramutò in autonomia. I signori si prendevano libertà sempre maggiori, oltrepassando i limiti imposti dall'autorità del sovrano e cercando di favorire i propri interessi o quelli del feudo più che quelli dell'Impero. L'autorità del re andò via via diminuendo a favore di quella dei signori locali.