La lotta per le investiture

Introduzione

A partire dalla costituzione dell'Impero carolingio era stato attribuito al potere di re e imperatori un valore sacrale che ne aveva fatto i difensori della Chiesa. D'altra parte le istituzioni ecclesiastiche (diocesi e monasteri soprattutto) costituivano formidabili centri di potere politico, militare ed economico. Inoltre, nel sec. XI i vescovi esercitavano in molti casi i poteri locali (i cosiddetti vescovi-conti), a volte per esplicita delega dell'imperatore (tradizione inaugurata dalla casa di Sassonia in Germania). Tale situazione faceva sembrare del tutto naturale l'intervento dell'imperatore nel conferimento delle cariche episcopali. La lotta per le investiture fu appunto la lotta del Papato contro le autorità secolari circa questo diritto. A metà dell'XI sec. l'opera di importanti riformatori religiosi provocò un cambiamento profondo della mentalità religiosa che influì anche sull'assetto istituzionale della Chiesa. II Papato cercò di sottrarre alle autorità secolari il controllo degli episcopati vietando loro il conferimento delle investiture vescovili. La lotta raggiunse l'apice con Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV e si concluse con il concordato di Worms (1122), che stabilì la rinuncia da parte dell'imperatore a investire i vescovi e, limitatamente alla Germania, il suo diritto a investire dei poteri civili il prelato prima della sua consacrazione a vescovo.