I Comuni, le Signorie e il Principato

Introduzione

Sul finire del sec. XI le nuove élites cittadine (feudatari minori, professionisti, commercianti e artigiani) iniziarono a riunirsi in associazioni giurate (coniurationes) e a eleggere propri magistrati (consoli) con il compito di appianare i contrasti interni e di promuovere e difendere le loro immunità e i loro privilegi. Furono queste le prime forme di organizzazione comunale, istituzioni che spesso riuscirono a erodere l'autorità dei grandi feudatari. Per contro, il fattore primario della debolezza politico-istituzionale dei Comuni risiedette nella conflittualità e nella loro discorde litigiosità. Le lotte delle fazioni si risolsero di fatto con l'affidamento delle cariche a una sola persona (podestà) e con la trasformazione dei Comuni in Signorie rese per la maggior parte dinastiche. In alcune grandi città come Genova, Firenze Siena e Venezia non si ricorse al regime signorile ma a governi oligarchici delle famiglie più influenti entro le istituzioni repubblicane. Lungo tutto il sec. XIV vennero costituendosi Signorie che legarono insieme più città, dando origine ai Principati, veri e propri stati regionali. Verso il 1430 entità di questo genere si erano affermate in Piemonte, a Ferrara, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli. Il nuovo assetto creato nella penisola fu sancito dalla Pace di Lodi (1454) e rimase immutato fino alla fine del 1700.