Il feudalesimo

Introduzione

Con il termine feudalesimo (da “feudo” che a sua volta deriva dal francone fehu-od; fehu, “bestiame” e od, “possesso”, per indicare i beni mobili e immobili donati da un capo ai suoi soldati in cambio dei servigi resi; latinizzato in feodum e feudum, indicò in seguito il bene per il mantenimento della persona subordinata e infine la terra stessa concessa in beneficio) si intende la forma tipicamente medievale dell'organizzazione politica in cui il potere decentrato era delegato a persone di fiducia del sovrano che mantenevano di fatto una grande autonomia, sì che nella particolare etica cavalleresca il sovrano stesso venne inteso come un primus inter pares. Il sistema feudale si consolidò in età carolingia quando il sovrano cominciò regolarmente ad attribuire terre ai suoi soldati (detti vassalli) che gli rendevano omaggio giurandogli fedeltà. In seguito il capitolare di Quierzy dell'877 rese ereditari i feudi maggiori dando inizio a un processo di secolarizzazione della società feudale. Infatti, mentre in età carolingia l'assegnazione di funzioni pubbliche da parte del re avveniva in un contesto privato, come benevola concessione del sovrano al suo vassallo, nel sec. XII si era ormai di fronte a due poteri pubblici consolidati: il sovrano da una parte e il singolo signore feudale, al quale venivano trasferiti funzioni e diritti ereditari, dall'altra. Infine, col formarsi delle prime monarchie nazionali, i poteri feudali furono svuotati del loro ruolo politico a causa del fatto che i sovrani si servirono sempre più per governare di funzionari burocrati di professione.