L'Italia longobarda e l'origine del potere temporale della Chiesa

Il monachesimo e papa Gregorio I

La Chiesa in quel periodo andava acquistando un potere sempre più grande. Tra il VI e l'VIII sec. si era largamente diffuso il monachesimo che ebbe fra i suoi principali iniziatori Sant'Antonio, un egiziano vissuto nel IV sec., che aveva abbandonato la vita secolare per ritirarsi in meditazione nel deserto. Questa forma di vita distaccata dalla società civile e politica cominciò ben presto a essere seguita da molti. San Girolamo, arrivato a Roma nel 382, e San Martino, un soldato nato in Gallia, diffusero la vita monastica in Occidente. Sant'Agostino nel V sec. ne approfondì le norme. Fu però San Benedetto a imprimere nuovi caratteri alla vita monastica, esponendoli nella regola da lui elaborata nel VI sec. Nato a Norcia nel 480, Benedetto aveva fatto vita da eremita ed era poi stato chiamato dai religiosi di un monastero vicino a Subiaco. Verso il 529 aveva fondato un convento a Montecassino, dove aveva accolto uomini di ogni ceto e cultura per i quali compose la famosa Regola che viene comunemente compendiata nella formula: Ora et labora (prega e lavora). I monaci dovevano obbedire all'abate, praticare la preghiera e il lavoro manuale. Quando i monasteri aumentarono i loro possedimenti terrieri, grazie alle sempre più frequenti donazioni, i monaci dovettero ricorrere all'aiuto di servi che lavorassero la terra, oppure affittare i terreni. Ciò condusse a una nuova forma di ricchezza che rischiava di allontanarsi dall'ideale benedettino facendo nascere l'esigenza di una riforma. La Chiesa cominciava ad assumere sempre più importanza anche dal punto di vista politico. Quando Gregorio diventò papa i Longobardi stavano cercando di espandersi nell'Italia meridionale, puntando verso Roma. Gregorio si accordò con il duca longobardo di Spoleto, convincendolo ad allontanare le truppe in cambio di una ingente somma di denaro (591). Due anni dopo concordò una tregua con il re Agilulfo. Il Papato cominciava così ad agire su un piano prettamente politico. Gregorio I promosse anche un'opera evangelizzatrice nelle isole britanniche dove nel 597 inviò una missione di monaci guidata da Agostino. Da quel momento il monachesimo divenne una forza importante per la Chiesa; essere monaco significò partecipare attivamente alla propagazione del Cristianesimo. Gregorio fu inoltre consapevole dell'importanza dei Franchi con i cui sovrani cercò di allacciare stretti rapporti che gli permisero di intervenire nella vita di molte diocesi. I possedimenti della Chiesa, in Sicilia, Sardegna, Campania e Africa costituivano una grande potenza economica; il papa impiegava spesso le proprie risorse in opere sociali, per aiutare poveri, ricostruire edifici distrutti dalle invasioni longobarde, riscattare prigionieri ecc. Le iniziative politiche di Gregorio, l'organizzazione del patrimonio ecclesiastico, l'attività missionaria e la strenua difesa del primato del vescovo di Roma non avevano ancora i caratteri del potere temporale che si sviluppò successivamente, ma erano poste le basi per la formazione dello Stato della Chiesa.