L'Europa del 1848

Tra il 1830 e il 1848

In Francia, Luigi Filippo d'Orléans (1830-1848) avviò un governo liberal-moderato con l'appoggio della borghesia. In essa si diffusero le idee conservatrici dello storico François Guizot che, insieme all'avvocato Adolphe Thiers, fu l'uomo politico più rappresentativo del periodo. Si opposero al nuovo sovrano i repubblicani (democratici e socialisti), i bonapartisti (guidati da Luigi Napoleone, nipote di Napoleone Bonaparte), e i legittimisti (fedeli ai Borbone). Tra il '41 e il '46, la monarchia orleanista giunse al suo apogeo. Negli stessi anni, tuttavia, in campo internazionale, la Francia (che aveva in Thiers il primo ministro e il ministro degli esteri) non riuscì a mantenere buoni rapporti con l'Inghilterra a causa dell'appoggio dato agli egiziani nella guerra contro i turchi (1839-1841). Tale conflitto ebbe il suo epilogo con la Convenzione degli Stretti di Bosforo e Dardanelli (1841) che secondo la volontà inglese ne stabilì la chiusura alle navi da guerra.

Le potenze conservatrici riaffermarono la linea politica reazionaria della Santa Alleanza (Congresso di Münchengrätz, 1833). In Austria il nuovo imperatore Ferdinando I (1835-1848), debole di mente, dovette affrontare la crescente opposizione nazionalista ungherese (guidata dal nobile decaduto Lajos Kossuth). In Germania nacque l'unione doganale, il Deutscher Zollverein (1834), ma ogni aspirazione all'unità nazionale secondo principi costituzionali fu presto vanificata dal re di Prussia Federico Guglielmo IV (1840-1861). In Russia, lo zar Nicola I mantenne una linea di governo rigidamente conservatrice, quantunque ormai il grande paese fosse obbligato a confrontarsi con il grave problema agrario e con gli inizi di una limitata espansione industriale. Una posizione particolarmente critica nei confronti del regime assunsero i ceti intellettuali che, persa, dopo la sconfitta dei moti decabristi, ogni possibilità di intervenire direttamente contro l'autoritarismo degli zar, iniziarono a dibattere sull'organizzazione della Russia qualora, finalmente, il regime cadesse: essi si divisero in slavofili (contrari alle influenze occidentali, favorevoli alle Comuni dei contadini, mir) e occidentalisti (che intendevano portare anche in Russia il liberalismo occidentale). Tra le file degli occidentalisti era Michail A. Bakunin (1814-1876), destinato a diventare leader dell'anarchia.

In Inghilterra dove stava per iniziare l'era della regina Vittoria (1837-1901), il governo fu nelle mani dei liberali fino al '41. Lord Grey e Lord Melbourne ressero ministeri che si impegnarono con relativa efficacia in campo sociale. Nel 1833 furono varate due leggi fondamentali: una per l'abolizione della schiavitù, l'altra per la tutela dei fanciulli in fabbrica (giornata lavorativa di 8 ore per i minori di 12 anni e di non oltre 12 ore fino ai 18 anni). Nel 1834 venne approvata una legge sui poveri con l'istituzione di ospizi e sussidi. Alcuni disordini si ebbero nel 1838, quando i lavoratori rivendicarono il suffragio universale: fu questo il movimento noto come Cartismo che sorse attorno alla Carta del popolo, preparata in quell'anno dagli operai e presentata in Parlamento. Nonostante per un decennio si fossero succeduti scioperi e comizi di massa, il Cartismo non centrò nessuno dei suoi obiettivi. Lord Robert Peel (1846) emanò una riforma doganale destinata ad avvantaggiare l'industria, ormai vera “locomotiva” del paese, mentre, in nome del liberismo economico, l'Inghilterra abolì il dazio sul grano e altre onerose tasse sui prodotti agricoli importati. In breve il paese divenne la patria del libero scambio. Nel 1846 fu eletto un gabinetto whigh guidato da Lord Russell. Nell'aprile del '48 scoppiarono tumulti, repressi duramente dal governo.