L'espansione coloniale nel XIX secolo

L'età dell'imperialismo

La ripresa della colonizzazione negli anni '80 fu fortemente appoggiata dal capitalismo industriale. La dura crisi che attanagliava l'Europa, infatti, imponeva l'esigenza di reperire materie prime a basso costo per alimentare le fabbriche e nuovi mercati per “piazzare” i manufatti. I capitalisti, per raggiungere il proprio scopo, cavalcarono l'onda del nazionalismo che, ormai, metteva in competizione gli Stati europei non solo in campo commerciale, ma anche politico e militare. L'India restava la “perla” dell'Impero inglese, che ne sfruttava le risorse esclusivamente a proprio vantaggio. Nel 1867 la regina Vittoria fu proclamata Imperatrice. Una prima opposizione sorse nel paese nel 1885, quando gli Indu diedero vita al Movimento del Congresso che rivendicava autonomia amministrativa. Intanto si approfondirono le divergenze in materia coloniale tra Inghilterra e Francia. In Africa, nel '69, una società francese aprì il Canale di Suez, vera “scorciatoia” dall'Europa per l'Asia. Gli Inglesi ne ottennero il pieno controllo nel 1883, estromettendo Parigi grazie all'insediamento, al Cairo, di un governo “fantoccio”. Nello stesso anno scoppiò una rivolta anti-inglese in Sudan, guidata dal Mahdi Mohammed-Ahmed: essa fu sconfitta dalle truppe di Lord Horatio Herbert Kitchener, ma solo nel 1898. Di fronte all'avanzata britannica, i Francesi, che nei piani intendevano controllare il Sudan meridionale, occuparono la località di Fashoda. Nello stesso luogo giunsero i soldati di Kitchener. Si generarono, allora, forti tensioni che rischiarono di provocare una guerra. Gli Inglesi ebbero via libera: per evitare scontri, infatti, Parigi ordinò alle sue truppe di ritirarsi (crisi di Fashoda, sett.-nov. '98). Egitto e Sudan divennero possedimenti inglesi. Londra, oltre a essi, controllava Gambia, Sierra Leone, Costa d'Oro, Nigeria a occidente, Uganda e Kenya a oriente. Nell'Africa del Sud il finanziere Cecil Rhodes, attirato da oro e diamanti, mosse verso l'interno occupato dai boeri: scoppiò così la Guerra Anglo-Boera (1899), terminata con la Pace di Pretoria (1902) che sancì la riappacificazione dei contendenti a danno della maggioranza nera. La Francia tra il 1880 e il 1914 conquistò quasi tutti i suoi territori coloniali. In Africa, la Tunisia il 12 magg. 1881 divenne uno Stato satellite di Parigi; colonie francesi il Senegal, la Costa d'Avorio, il Gabon, il Sudan Occidentale, il Dahomey, il Ciad, parte del Congo, il Madagascar. Sul Mar Rosso il porto di Gibuti. In Asia consolidò la presenza nella penisola indocinese fondando l'Unione Indocinese (1897). La Germania di Bismarck si sforzò di ricoprire il ruolo della mediatrice nella spartizione dei territori africani. Per questo organizzò la conferenza di Berlino (1884-85) che assegnò al re del Belgio il Congo, conteso dal Portogallo. L'impero coloniale tedesco fu composto dal Togo, dal Camerun, Africa del Sud Ovest, Africa Orientale e una parte della Nuova Guinea (acquisizioni tra il 1884 e '89). L'Italia fu presente in Eritrea (1890), Somalia (1905) e Libia (1911). Anche gli USA si lanciarono nell'avventura imperialistica: tra il 1898 e il '99 occuparono le isole Hawaii e parte delle Samoa; combatterono, inoltre, una guerra contro la Spagna, padrona di Cuba turbata da movimenti indipendentisti, terminata con la Pace di Parigi (dic. '98). Essa sancì la trasformazione di Cuba in protettorato statunitense, e la cessione agli americani delle Filippine e di Portorico.