Mutamenti tecnologici e nuove dimensioni del capitalismo mondiale

Scienza e tecnica

Scienza e tecnica. Una nuova rivoluzione nel mondo dell'industria è generata dagli incredibili progressi conseguiti da una scienza all'avanguardia: la cibernetica. Questa, volta a creare un'intelligenza artifiiciale, è nata ufficialmente in Germania negli anni '40, poi si è sviluppata negli Stati Uniti: dalla cibernetica si è sviluppata l'informatica, vera madre degli elaboratori elettronici (computers), con il cui ausilio è stato possibile compiere passi prima inimmaginabili per agevolare la vita quotidiana e ogni ramo dell'attività umana (si pensi all'automazione di molti apparati industriali che prima necessitavano della presenza umana).

Alla conquista dello spazio. Dagli anni '50 particolarmente USA e URSS si sono impegnate in una spettacolare gara alla conquista dello spazio. Il primo satellite artificiale fu lo Sputnik II (4 ottobre 1957), di marca sovietica. Sempre sovietico fu il primo mezzo costruito dall'uomo mai atterrato sulla Luna, il Lunik II (12 settembre 1959). L'URSS confermò la propria leadership "spaziale" a cavallo tra gli anni '50 e '60 mandando per prima un uomo nel cosmo: Jurij Gagarin è stato il primo astronauta della storia a orbitare intorno alla Ter­ra (12 aprile 1961). Gli Americani, che per tutto questo periodo erano stati costretti a rincorrere l'URSS, nel 1969 sbalordirono il mondo riuscendo a far atterrare gli astronauti Neil Armstrong e Edwin Aldrin sulla Luna (21 luglio). Da quella data la competizione tra le superpotenze ha portato a un moltiplicarsi di missioni spaziali (missioni Vicking, Voyager) mentre sono stati posti nel­l'orbita terrestre numerosi satelliti con mansioni pacifiche (te­lecomunicazioni, meteorologia) o belliche (spionaggio).

Medicina e biologia. Queste due branche della scienza hanno compiuto nel corso del secolo progressi enormi: grazie all'impegno di grandi scienziati molte malattie sono state sconfitte, passi avanti sono stati fatti nello studio dei tumori e di altre patologie considerate fino a qualche anno prima incurabili. L'effetto di tali conquiste ha con­sentito di allungare fin oltre la soglia dei 70 anni l'aspettativa di vita degli individui (ciò però solo nei Paesi più avanzati).

La corsa agli armamenti. II settore in cui la scienza e la tecnica umane hanno mostrato il proprio volto più terrificante è quello dello sviluppo delle ar­mi. A partire dagli anni della "guerra fredda" USA e URSS si so­no preoccupate con sempre maggiore intensità di potenziare i propri arsenali bellici con le micidiali armi nucleari, figlie delle bombe atomiche lanciate sul Giappone nel 1945. Te­state nucleari sono state presto installate dalle superpotenze sul proprio territorio e in quello dei Paesi alleati, mantenendo il mondo in un vero e proprio "equilibrio del terrore". Una con­dizione in cui si è cercato di soffocare sul nascere ogni tensio­ne Est-Ovest per evitare il ricorso di una delle parti al proprio arsenale atomico, cosa che avrebbe provocato una guerra di­struttiva senza precedenti: si pensi ai fatti di Corea e di Cuba. Le scoperte, che hanno portato alla bom­ba atomica (1943-1945, progetto Manhattan), attribuite all'équipe guidata dall'italiano Enrico Fermi, hanno però anche ri­svolti positivi. Esse, infatti, sfruttate con le dovute precauzioni, consentono di avere a disposizione una fonte di energia alter­nativa agli idrocarburi.

L'incidente di Cernobyl, inquinamento ed ecologia. La possibilità di ricavare energia dai processi atomici ha indot­to gli uomini a costruire le centrali elettriche atomiche. Ma esse, qualora non rispondano a precise norme di sicurezza, ri­schiano di provocare danni irreparabili all'uomo e all'ambiente. Nell'ex URSS, a Cernobyl (Ucraina), il 26 aprile 1986, la cen­trale nucleare "Lenin" ebbe un'avaria che provocò la fuoriuscita nell'atmosfera di una nube radioattiva: una vasta area circostante la centrale fu contaminata e, addirittura, buona parte del­l'Europa risentì degli effetti negativi del disastro. Tale inciden­te ha indotto la classe dirigente a prendere in considerazione il problema della salvaguardia dell'ambiente terrestre. Non solo le centrali nucleari, ma anche la normale attività industriale rischiano infatti di provocare danni irreparabili. L'industrializza­zione ha dunque mostrato il proprio duplice volto: da un lato produce beni ormai indispensabili per l'umanità (in costante aumento soprattutto nei Paesi meno sviluppati), dall'altro ge­nera il problema dell'inquinamento, ovvero dell'accumularsi nell'ambiente di sostanze di scarto (solide, liquide e gassose) dei processi produttivi. Dopo anni in cui il problema non veniva affrontato nella giusta maniera (per evitare contraccolpi eco­nomici), dopo l'incidente di Cernobyl e altri "disastri" ambien­tali, esso è stato preso in più seria considerazione.