L'espansione economica e sociale del Settecento

La rivoluzione agricola

La progressiva concentrazione della proprietà terriera e la riduzione dei terreni destinati all'uso comunitario (tipico il fenomeno delle enclosures inglesi) permisero lo sfruttamento più adeguato dei terreni da parte di proprietari o affittuari-imprenditori che avevano maturato una mentalità capitalistica. La loro attività fu orientata al mercato e quindi verso produzioni che garantissero i massimi profitti nel commercio a largo raggio, svincolate dalle esigenze dirette della comunità contadina. Queste trasformazioni, collegate alle nuove tecniche in campo commerciale e nel sistema dei trasporti, ruppero poco per volta il sistema chiuso di derivazione feudale. L'agronomia conobbe nuovo interesse nel quadro del pensiero illuminista. Inoltre cominciò a praticarsi su larga scala l'integrazione dell'agricoltura con l'allevamento, basata sull'innovazione consistente nell'introdurre un prato artificiale a leguminose nella rotazione dei campi. Aumenti delle rese delle colture andarono di pari passo con l'ampliamento della terra coltivata, assicurato dalla colonizzazione da parte di europei degli immensi territori dell'America del Nord e dell'Australia e, parzialmente, dell'Africa. In molti casi, la trasformazione in senso capitalistico dell'agricoltura produsse un peggioramento nelle condizioni di vita delle classi contadine, che sovente furono ridotte alla condizione bracciantile. Questo fenomeno diede origine ad aspre lotte agrarie, centrate attorno alla proprietà della terra e ai contratti tra i proprietari e i conduttori dei fondi agricoli.