Approfondimenti

  • La politica religiosa

La politica religiosa

La volontà di uniformità e di controllo investì anche la vita religiosa. Molto dura fu la repressione del calvinismo (attuata con la limitazione della libertà di culto e di propaganda, la chiusura delle accademie che formavano i pastori, l'alloggiamento delle truppe nelle abitazioni) culminata nella revoca dell'Editto di Nantes (Editto di Fontainebleau, 1685). Ciò provocò l'emigrazione di trecentomila ugonotti (in prevalenza borghesi, intellettuali e artigiani) nei paesi riformati (Svizzera, Brandeburgo, Olanda, Inghilterra). In nome dell'ortodossia cattolica Luigi XIV perseguitò anche i giansenisti, esponenti di una corrente dottrinale cattolica in contrasto coi gesuiti, che pone l'accento sull'illuminazione della Grazia, sopprimendo il monastero di Port-Royal (1700). Tuttavia sostenne sempre il diritto dello Stato a intervenire in materia ecclesiastica, rivendicando le “libertà gallicane”, secondo la Dichiarazione dei quattro articoli del 1682, ritirata nel 1693 quando raggiunse un compromesso con la Curia romana.