L'Impero: da Traiano a Diocleziano

Da Massimino a Diocleziano

I militari elessero imperatore il centurione Massimino (primo imperatore di umili origini). Dopo di lui, ucciso da una cospirazione del senato, tra il 238 e il 284 (periodo detto dagli storici “anarchia militare”), il potere passò tra le mani di 21 imperatori di cui 19 perirono assassinati. Lo Stato era vicino al tracollo: gruppi di Germani, tra cui i Goti, varcavano i confini; a Oriente premeva la dinastia dei Sassanidi, discendenti dei Persiani. Durante il regno di Gallieno (253-268), alcune regioni, organizzatesi autonomamente pur rimanendo fedeli all'Impero, riuscirono a contenere l'avanzata nemica. Le frontiere furono ristabilite al Reno e al Danubio. La ripresa definitiva si ebbe con Diocleziano. Imperatore dal 284, divise il potere con il commilitone Massimiano a cui affidò il compito di governare l'Occidente. Sedi degli Augusti erano Nicomedia e Milano, capitale d'Occidente fino al 404 d.C. Domata una ribellione in Egitto, Diocleziano si dedicò alla riorganizzazione dell'Impero. Ripartì il territorio in 12 diocesi che comprendevano più province. Tentò di consolidare le finanze stabilendo un tetto a salari e prezzi e imponendo un regime di doppia tassazione, sulla proprietà fondiaria e sulla persona. Nel 293 creò la cosiddetta “tetrarchia” in base alla quale il potere fu ripartito tra due “Augusti”, lui e Massimiano, e due “Cesari”, nella veste di successori designati, Galerio e Costanzo Cloro. In questo modo veniva inaugurata l'epoca del dominato (da dominus, signore). Nel 303, di fronte all'opposizione suscitata dal rilancio del carattere divino dell'imperatore, emanò una serie di editti di persecuzione contro i cristiani. Nel 305, malato, depose il potere con Massimiano a favore dei Cesari.