L'Impero: da Traiano a Diocleziano

Da Traiano a Commodo

Dopo la deposizione di Domiziano, i congiurati proclamarono imperatore l'anziano senatore Cocceio Nerva. Nerva restaurò le finanze dello Stato, e diede inizio a quella politica assistenziale verso le classi meno abbienti che caratterizzò gli imperatori del II sec. Nel 97 adottò, designandolo successore, Traiano, comandante delle truppe della Germania Superiore. Di famiglia senatoria e di origine spagnola (primo imperatore non italico), Traiano divenne imperatore nel 98, alla morte di Nerva. In politica estera, tra il 101 e il 105 combatté i Daci costringendoli alla pace e facendo della Dacia una provincia romana. Tra il 114 e il 116 anche l'Armenia e la Mesopotamia diventarono province romane. Governò d'accordo con il senato e promosse una serie di provvedimenti sociali tra cui l'abolizione delle tasse arretrate per le province e l'istituzione di una “cassa di risparmio” per i prestiti ai piccoli contadini. Per suo volere furono costruite ingenti opere in Italia, Spagna e Africa; tale attività, unita alle pesanti spese militari, aggravò la situazione finanziaria. Colpito da una grave malattia, Traiano morì a Selinunte, in Cilicia, mentre era in viaggio verso Roma. Il successore da lui designato fu il nipote adottivo Adriano. Cosciente dei rischi connessi a una eccessiva espansione dell'Impero, Adriano si decise a consolidare le conquiste del predecessore. In Britannia, tra il 122 e il 127, fece costruire il “Vallo di Adriano”, una fortificazione di 117 km, per difendere la provincia dalle incursioni dei popoli settentrionali. All'interno dell'Impero favorì la colonizzazione delle terre incolte e creò un efficiente corpo di funzionari. Compì numerosi viaggi di ispezione, cultura e piacere nelle diverse province dell'Impero. Tra il 132 e il 135 fece reprimere l'insurrezione ebraica di Simone Bar Kocheba. Cultore di filosofia, poesia e arte, in cui espresse l'ormai compiuta fusione della cultura greca con quella romana, fu tollerante nei confronti dei cristiani e promosse la costruzione di molte grandi opere architettoniche. Ad Adriano successe, nel 138, Antonino Pio. Attento amministratore, concesse sgravi fiscali, diede impulso al sistema stradale e all'edilizia. Praticò con convinzione la religione tradizionale (da cui il soprannome “il Pio”). All'estero rafforzò i confini facendo costruire in Britannia il “Vallo di Antonino”. Dopo di lui furono nominati imperatori i fratelli Marco Aurelio e Lucio Vero (161). Dal 165 i Parti invasero la Siria, mentre i confini furono violati dalle tribù germaniche dei Quadi e dei Marcomanni che furono respinti, tra il 167 e il 168, dai due imperatori. Nel 169 Lucio Vero morì e Marco Aurelio restò unico imperatore. Nel 175 dovette reprimere in Oriente la rivolta di Avidio Cassio che si era fatto proclamare imperatore. Tornato a Roma, celebrò il trionfo sui Germani e si associò al potere il figlio Commodo. In politica interna Marco Aurelio cercò l'appoggio del senato e, con un'accorta politica finanziaria, riuscì a sostenere le forti spese militari. Fu avverso ai cristiani e li perseguitò. Uomo di cultura, seguace della filosofia stoica, scrisse un'importante opera in 12 libri (“A se stesso”). Morì di peste (180) lungo la frontiera danubiana dove era accorso per fronteggiare di nuovo i Germani. Commodo salì diciannovenne al trono. Diversamente dal padre instaurò una violenta repressione antisenatoria. Inviso alla classe militare per aver patteggiato la pace con i Quadi e i Marcomanni, fu vittima di una congiura ordita dal prefetto del pretorio Leto (192).