L'Impero: da Traiano a Diocleziano

La dinastia dei Severi

Alla morte di Commodo gli succedette per breve tempo il generale Elvio Pertinace, eletto dal senato. I pretoriani lo assassinarono e offrirono il regno al miglior offerente, il senatore Didio Giuliano, fino a quando l'esercito stanziato sul Danubio proclamò imperatore il comandante Settimio Severo. Questi, in guerra contro i Parti, conquistò Ctesifonte e ricostituì la provincia di Mesopotamia (199-202). Per risanare la crisi economica interna, centralizzò il sistema delle corporazioni, controllate direttamente dallo Stato, e dimezzò la quantità di argento nelle monete per emetterne una quantità maggiore. Alla sua morte furono nominati imperatori i suoi figli, Caracalla e Geta. Geta fu assassinato dai pretoriani. Caracalla tentò di conquistare consenso con una politica estera espansionistica (buoni risultati contro gli Alamanni nel 213) e facendosi oggetto di esaltazione religiosa. Con un importante Editto, la Constitutio Antoniniana, nel 212 concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'Impero. Morì in seguito a una congiura ordita dal prefetto del pretorio Macrino, che gli succedette (217). Deposto Macrino da una congiura militare, il potere tornò ai Severi con il giovane Eliogabalo. Sacerdote in Siria del dio solare El Gabal, dedicò ogni energia a promuovere la propria religione. Ucciso dai pretoriani nel 222, gli succedette il cugino Alessandro Severo il quale cercò di conciliarsi il senato ma, per il suo atteggiamento pacifista, fu avversato dai militari, che lo uccisero nel 235.