Baroja y Nessi, Pío

scrittore spagnolo (San Sebastián 1872-Madrid 1956). Di famiglia basca della media borghesia, si laureò in medicina ma, appena iniziato l'esercizio della professione, lo interruppe per dedicarsi esclusivamente al giornalismo e alla letteratura. A Madrid, dove si stabilì verso la fine del sec. XIX per restarvi praticamente fino alla morte (salvo il periodo della guerra civile, che trascorse in Francia), figurò in primo piano fra i giovani scrittori, allora “anarchici”, che più tardi furono chiamati “generazione del '98”, e fu amico intimo di Azorín e di R. de Maeztu; con Unamuno e Valle-Inclán, invece, non intrattenne buoni rapporti; e più tardi, nei sette volumi di memorie autobiografiche intitolati Desde la última vuelta del camino (1944-49; Dall'ultima svolta della strada), ne diede giudizi piuttosto duri e sprezzanti. In quasi totale solitudine, al di fuori di ogni scuola (fu però assiduo lettore dei più grandi narratori realisti, specialmente russi, francesi e spagnoli), Baroja y Nessi andò costruendo, nell'arco di mezzo secolo e più, una gigantesca e personalissima opera narrativa, a partire dai racconti di Vidas sombrías (1900; Vite oscure), fino agli stanchi romanzi della vecchiaia (La obsesión del misterio, L'ossessione del mistero; 1952), per un totale di un centinaio circa di titoli, ai quali vanno aggiunti diversi volumi di articoli e saggi, tra cui El tablado de Arlequín (1903; Il palcoscenico di Arlecchino), Juventud, egolatría (1917; Gioventù, egolatria), La caverna del humorismo (1919; La caverna dell'umorismo), Entretenimientos (1927; Intrattenimenti), Pequeños ensayos (1943; Piccoli saggi) e il volume di versi, anticonformisti, malinconici e popolareggianti Canciones del suburbio (1944; Canzoni del sobborgo). Con apparente sprezzo delle raffinatezze stilistiche tipiche dei modernisti, Baroja y Nessi si preoccupò soprattutto di “rappresentare” personaggi, ambientandoli nel loro mondo (che era poi il suo) con tocchi precisi e sicuri, e di farli vivere aneddoticamente e a volte persino insensatamente. Egli considera la vita un assurdo caos, e il suo personaggio tipico si muove senza sapere esattamente dove va e perché agisce, discorre molto e somiglia perennemente al suo autore, che in altri tempi sarebbe stato forse un “uomo d'azione” come il suo Eugenio Aviraneta, cospiratore e avventuriero ottocentesco, protagonista delle Memorias de un hombre de acción (1913-35; Memorie di un uomo d'azione; ciclo di 22 romanzi pseudostorici). Di qui i limiti del romanzo barojano: la mancanza, in genere, di una trama saldamente congegnata, l'interminabilità dei dialoghi svagati, la sconnessa arbitrarietà degli episodi, la voluta secchezza del discorso, gli interventi continui dell'autore, sempre aggressivo e di malumore nel suo disincantato umorismo. Ma nei casi migliori – la trilogia della “Terra basca”, comprendente La casa de Aizgorri (1900; La casa di Aizgorri), El mayorazgo de Labraz (1903) e Zolacaín el aventurero (1910; Zolacaín l'avventuriero); il ciclo della “Lotta per la vita”, vigorosa serie di acqueforti dei bassifondi madrileni, comprendente La busca (1904; La ricerca), Malahierba (1904) e Aurora roja (1905; Aurora rossa); il ciclo della “Vita fantastica”, galleria di mistificatori, mistificati e illusi, comprendente i romanzi di ParadoxAventuras, inventos y mixtificaciones de Silvestre Paradox (1901; Avventure, invenzioni, mistificazioni di Silvestre Paradox), Paradox rey (1905; Re Paradox) e Camino de perfección (1902; Cammino di perfezione); quello delle “Agonie del nostro tempo”, angustiatamente drammatico, nell'Árbol de la ciencia (1911; L'albero della scienza), nella Sensualidad pervertida (1920; Sensualità pervertita), nelle malinconiche rievocazioni delle Noches del Buen Retiro (1934; Notti del Buen Retiro), e in numerose altre occasioni – i risultati sono indimenticabili. Baroja y Nessi, l'“asceta calvo pieno di bontà e di tenerezza”, come efficacemente lo descrisse Ortega y Gasset, scrittore esemplare del suo tempo di crisi spagnola ed europea, ha lasciato un'originale traduzione narrativa dell'inquieto e spesso drammatico vivere spagnolo della prima metà del sec. XX.

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