Calìgola, Càio Césare Augusto Germànico

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(latino Caius Caesar Germanícus). Imperatore romano (Anzio 12-Roma 41), figlio di Germanico e di Agrippina; il suo avvento al trono nel 37 fu salutato come una liberazione dal dispotismo di Tiberio. Grandemente popolare tra i soldati (il soprannome di Caligŭla gli fu dato appunto da essi per la sua calzatura militare, calíga), improntò i primi atti di governo a grande liberalità, largheggiando in donazioni, riducendo i dazi, ridando prestigio alla magistratura e alle assemblee, ecc. Ma dopo alcuni mesi, la sua mente si alterò fino quasi a uscir di senno e i suoi atti, preso com'era da mania di grandezza, furono un succedersi di stravaganze e crudeltà. Atteggiandosi a divinità, volle che lo si adorasse con un fasto di tipo orientale. Cercò con ogni mezzo il favore popolare, mentre perseguitò e umiliò gli esponenti dell'aristocrazia, anche per confiscarne i beni (arrivò a nominare senatore il suo cavallo), istituì imposte gravose, condusse ridicole imprese militari in Gallia, Germania e Britannia. Si abbandonò a ogni sorta di dissolutezze, fino a che un ufficiale dei pretoriani, Cherea, lo trucidò nel suo stesso palazzo. § L'iconografia di Caligola è nota da monete, gemme e sculture. I ritratti giovanili si accostano all'iconografia del predecessore Tiberio, quelli posteriori all'avvento al trono hanno carattere più individuale (testa in marmo di Copenaghen, proveniente dall'Asia Minore). Sulla drammatica parabola di Caligola lo scrittore A. Camus condusse la sua opera di teatro più originale, la pièce in 4 atti Caligula, scritta nel 1938-39, pubblicata nel 1944 (ed. definitiva 1958) e rappresentata per la prima volta nel 1945 al Théâtre Hébertot.

A. Passerini, Caligola e Claudio, Roma, 1940; A. Garzetti, L'Impero da Tiberio agli Antonini, pagg. 83-109, Roma, 1960; D. Nony, Caligola, Roma, 1988.

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