Medvedkin, Aleksandr (Ivanovič)

regista cinematografico russo (Penza 1900-Mosca 1989). Formatosi nella guerra civile e come assistente di N. Ochlopkov per La via degli entusiasti (1930), si dedicò nel biennio 1930-31 a brevi film-pamphlet e nel 1932 al “treno cinematografico”, erede dei treni d'agitazione e di propaganda dei primi anni Venti e del quale Medvedkin fu inventore, organizzatore e regista: tre vagoni attrezzati a studio viaggiante che, all'epoca del primo piano quinquennale, compirono sei tragitti in Ucraina, Crimea e altrove, portando alla popolazione un cinema fatto sul posto, di intervento militante e politico, un cinema rivoluzionario che, purtroppo, è andato tutto perduto. Il capolavoro del cineasta, La felicità (1934), commedia satirica di eccezionale forza, comicità e bellezza, favola popolare sul problema dominante della collettivizzazione nelle campagne (e ultimo film sovietico muto), ignorato per decenni dagli storici del cinema salvo J. Leyda, soltanto sul finire degli anni Sessanta è stato riscoperto in Europa (mentre al successivo La ragazza dei miracoli, 1936, spetta ancora un eguale risarcimento internazionale). Colui che Ejzenštejn paragonò a Chaplin, esaltandone “il riso rosso, bolscevico”, ha rinnovato sullo schermo la lezione satirica del suo concittadino Saltykov-Ščedrin. Cinereporter nella seconda guerra mondiale, il regista ha successivamente girato un'altra serie di documentari-pamphlet, tra i quali spiccano Ragione contro follia (1960), La legge dell'abiezione (1961), La sclerosi della coscienza (1968) e Cronaca inquieta (1975).

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