chassidismo

sm. [dall'ebraico ḥăsīd, pio]. Movimento religioso ebraico a carattere mistico, sorto in Polonia alla metà del sec. XVIII. Ne fu fondatore un umile maestro di scuola, Yisrael ben Eliëzer (1698-1760), conosciuto come Ba'al Shèm Tov (in sigla: Bèsht), letteralmente “possessore del buon nome”, non solo nel senso di uomo di buona fama in quanto taumaturgo, ma anche perché capace di intendere nel Nome (di Dio) tutta l'essenza. Il fondamento del chassidismo sta nella convinzione che Dio è presente in ogni manifestazione del creato e che non tanto lo studio né la rinunzia ai beni della vita possono avvicinare a Lui, quanto il servirlo con amore in spirito di semplicità e letizia. Secondo interpretazioni recenti il chassidismo più che una filosofia è un atteggiamento della vita; è anzi riconosciuto come un esistenzialismo ebraico. Dopo avere avuto fiere opposizioni da parte del rabbinato russo e lituano, che giunse fino a scomunicarne il fondatore, finì con l'affermarsi e ottenne largo seguito. Eliëzer non ha lasciato scritti: si conoscono alcune sue lettere. I suoi discepoli ne ereditarono la dottrina, poi diffusa dai vari maestri del chassidismo, e ne tramandarono i racconti e le parabole raccolti da Martin Buber in Die Erzälungen der Chassidim (1962; I racconti dei Chassidim).

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