ignìfugo

agg. e sm. (pl. m. -ghi) [sec. XIX; da igne+-fugo]. Sostanza che ostacola o impedisce la combustione di materiali facilmente infiammabili. In particolare, nelle costruzioni civili, nell'abbigliamento professionale e nell'industria, materiali ignifughi, materiali utilizzati per impedire o ritardare il propagarsi degli incendi. Si tratta in genere di pannelli di fibre speciali o particolari tipi di cemento: i primi sono costituiti da lana di roccia, lana di vetro, fibre all'ossido di silicio, fibre ceramiche e, per basse temperature, da fibre naturali come cotone e lana (le fibre di amianto, uno dei migliori materiali ignifughi, un tempo largamente utilizzate nell'industria tessile, sono state proibite a causa della loro pericolosità). I rivestimenti ignifughi a base di cemento o gesso sono dei laterizi speciali che, oltre a resistere alle alte temperature, in presenza di calore o fiamma emettono anidride carbonica e si dicono perciò autoestinguenti. Diversi materiali sintetici utilizzati per l'arredamento (pannelli espositivi, rivestimenti per poltrone e divani, parquet, moquette e altri oggetti simili) sono anch'essi ignifughi e autoestinguenti, anche se l'effetto autoestinguente ha efficacia solo a basse temperature e per un breve periodo di tempo.

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