Lessico

sm. [sec. XIX; da insediare].

1) Atto ed effetto dell'insediare e dell'insediarsi, prendere possesso di una carica o di un ufficio: domani averrà l'insediamento del consiglio d'amministrazione.

2) Presa di possesso di una zona o di un territorio da parte di popoli o di gruppi umani organizzati: gli insediamenti dei Germani ai confini dell'Impero romano.

3) In antropogeografia, le forme che assume il paesaggio naturale a causa della presenza dell'uomo e in riferimento alla sua distribuzione: insediamento temporaneo, insediamento permanente, insediamento urbano, insediamento industriale, insediamento rurale.

Geografia umana: generalità

Tale disciplina ha tra le sue fondamentali attribuzioni lo studio degli insediamenti, cioè delle relazioni intercorrenti fra ambiente e stanziamento dell'uomo sulla superficie terrestre: da un lato, l'analisi delle motivazioni naturali che influenzano la scelta di determinate sedi stabili e, dall'altro, quella delle modificazioni che l'abitare umano apporta al territorio, concorrendo in larga misura alla trasformazione del paesaggio da naturale (il Naturlandschaft dei geografi tedeschi) in culturale (Kulturlandschaft), ossia umanizzato. Enorme è la varietà di aspetti che le sedi umane – dalla capanna e dai casali isolati ai villaggi, ai borghi, alle città – assumono secondo le condizioni geografiche, storiche, economiche che hanno presieduto alla nascita degli insediamenti stessi, organismi da parte loro soggetti a continui mutamenti, sia evolutivi sia involutivi. Tenuto conto delle modalità fondamentali con cui un insediamento si manifesta (dimensione, funzione che assolve, rapporti con il territorio circostante, ecc.) si distinguono l'insediamento sparso, l'insediamento accentrato rurale e l'insediamento accentrato urbano. Se, almeno inizialmente, sono fattori naturali quali i corsi d'acqua o le falde freatiche (si parla, a questo proposito, persino di civiltà potamogene, massimamente l'egizia e quelle mesopotamiche) oppure le vie naturali di comunicazione, i terreni fertili, le baie ben protette, ecc. a determinare in larga misura il sorgere degli insediamenti, questi apportano modificazioni anche fondamentali all'ambiente, comportando l'apertura di strade, canali e gallerie, la deforestazione di aree boschive per le coltivazioni, la creazione di nuovi bacini lacustri, il terrazzamento dei versanti collinari o montani e in genere ogni sorta d'interventi utili a meglio adattare il territorio alle proprie necessità economiche. La nascita e l'evoluzione degli insediamenti sono anche la risultanza di fattori etnico-culturali: per esempio l'insediamento sparso (che è presente, in genere, nelle aree ad agricoltura intensiva e tecnologicamente avanzata) è raro nelle epoche preistoriche e presso le popolazioni che sono ancora poco progredite, poiché per motivi di difesa e per esigenze di cooperazione economica è consueto il ricorso all'insediamento accentrato rurale; la città invece, quale forma più alta e complessa dell'insediamento umano, non è configurabile nelle società primitive, già nell'antichità raggiunse sviluppi straordinari presso i Babilonesi, i Romani, ecc. Motivazioni storico-politiche possono essere determinanti per il potenziamento o il regresso degli insediamenti: il venir meno delle grandi compagini statali (come la caduta dell'Impero romano) rappresenta in genere un momento di decadenza per i nuclei urbani, mentre il formarsi di nuovi Stati o precise scelte politiche possono portare alla fondazione “artificiale” di città, persino di città-capitali, come Canberra o Brasília. E, ancora, il perdurare di un feudalesimo latifondista può motivare – come è accaduto in Puglia – la formazione di grossi centri rurali che delle città hanno la consistenza numerica, ma del villaggio la povertà delle funzioni. Anche i massicci spostamenti di popolazioni a seguito di eventi bellici possono largamente influire sulle sorti degli insediamenti. In linea di massima la geografia delle sedi umane attesta una minore dipendenza dalle leggi della natura (via via più deboli col passaggio dall'insediamento rurale, ancora fortemente condizionato dall'ambiente geomorfologico, a quello urbano, che ne è ampiamente o totalmente svincolato) e il sopravvento di quelle dell'economia. Così per esempio un programma di bonifica e di sviluppo agricolo, accompagnato dalla creazione delle opportune infrastrutture (acquedotti, canali d'irrigazione, ecc.), può portare all'incentivazione dell'insediamento rurale, sia sparso sia accentrato, mentre il potenziamento dell'industria e delle vie di comunicazione influisce direttamente sull'eccezionale sviluppo che le città hanno assunto in tempi recenti: si pensi alle megalopoli o alle conurbazioni di 10 e più milioni di abitanti. L'accelerato processo di espansione spaziale dei centri urbani per sua natura provoca interventi sempre più accentuati nell'ambiente naturale, che può presentare forme gravissime di degradazione (si pensi al Black Country o ad analoghi paesaggi minerari statunitensi, tedeschi, ecc. ad alta concentrazione umana) e addirittura portare alla rottura degli equilibri ecologici. Si prefigura pertanto la necessità di riconsiderare la genesi degli insediamenti e di rendere operativi opportuni strumenti tecnologici che presiedano all'organica formazione dei nuovi paesaggi antropogeografici.

Geografia umana: gli insediamenti moderni

Nelle moderne società industriali, con il contributo di varie discipline (economia, sociologia urbana, scienza dell'amministrazione) si è raggiunto un alto grado di applicazione del principio di specializzazione e di divisione dei ruoli che si stabiliscono, nell'ambito di una regione o di uno Stato, fra centri urbani di diversa dimensione e con differente base economica. Anche gli insediamenti, urbani e rurali, sono stati rimodellati negli ultimi due secoli da processi di crescita differenziata e di “divisione geografica del lavoro” e hanno portato alla nascita di sistemi all'interno dei quali ogni centro svolge specifici ruoli in connessione con le sue dimensioni e con le funzioni che lo caratterizzano in modo prevalente. Alla base del sistema degli insediamenti vi è il “tessuto rurale” formato da case isolate nella campagna, piccoli centri elementari (100-500 ab.), villaggi (1000-2000 ab.). A questo livello sono disponibili solo i servizi più banali (negozi alimentari) e la necessità di ricorrere quasi quotidianamente a centri di livello superiore crea una situazione di forte apertura a relazioni esterne in quelle che, nella società tradizionale, erano piccole comunità locali in larga misura autonome e chiuse su se stesse. Questa fascia inferiore dell'insediamento rurale ha visto ridursi, negli ultimi decenni del sec. XX, la sua tradizionale dipendenza dal lavoro agricolo, cui si sono affiancate attività turistiche, attività artigianali, possibilità di pendolarismo fra residenza in campagna e posto di lavoro in città. La fascia superiore dell'insediamento rurale è caratterizzata da forme elementari di addensamento demografico e di “centralità” nella disponibilità di servizi. I villaggi-centro (2000-3000 ab.), i borghi (3000-6000 ab.), le cittadine rurali (8000-12.000 ab.) offrono già alla campagna un primo supporto e inquadramento terziario: negozi non alimentari, scuola dell'obbligo, filiali bancarie, servizi sanitari (medico, farmacia), servizi professionali, ecc. Queste località centrali rurali, beneficiando della forte crescita dei servizi e in molte regioni anche della diffusione territoriale dell'industria, hanno svolto il ruolo importantissimo di punti di resistenza demografica allo spopolamento delle campagne. È su questi “punti forti” che dovrebbe basarsi la pianificazione rurale, superando l'ormai anacronistica polverizzazione municipale con una nuova maglia di comuni rurali di dimensione non inferiore a 15.000-20.000 abitanti. Case sparse, villaggi, località centrali rurali costituiscono la base della gerarchia degli insediamenti, il tessuto che copre il 90% dell'intero territorio italiano e in cui ancora si risiede, con variazioni da regione a regione, una quota rilevante della popolazione. Lo spazio rurale è la componente diffusa e meno organizzata (caratterizzata da livelli inferiori di densità e complessità) dell'assetto dell'intero territorio, e su di essa si esercita l'azione polarizzante dei centri urbani.

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