street food

Secondo la definizione della FAO, con il termine street food (cibo di strada) si indicano quegli alimenti (incluse bevande) già pronti per il consumo, che sono venduti o preparati in strada o in luoghi pubblici (fiere e mercati) da commercianti ambulanti su banchetti, furgoni o carretti. La FAO ha stimato che ogni giorno 2,5 miliardi di persone si nutrono con street food, che spesso è più informale, più rapido ed economico del cibo consumato in luoghi deputati allo scopo (ristoranti e altro). Alcuni cibi di strada rientrano nelle categorie del finger food o del fast food. Lo street food è generalmente legato al fenomeno del take away e ad altri analoghi fenomeni di consumo informale (pranzo al sacco, snack ecc…). Oggi il cibo di strada è somministrato anche da distributori automatici in particolari contesti, come stazioni di treni o pullman, fermate di autobus e metropolitane, luoghi di lavoro, ospedali, scuole, centri commerciali, stazioni di servizio. In questo caso prevale la tipologia snack di tipo industriale. La FAO osserva che allo street food sono legati più ampi aspetti antropologici legati a valori culturali, identitari ed etnici: spesso infatti i cibi di strada sono specialità locali o regionali (sebbene in altri casi, molto diffusi, questo legame si sia spezzato come per esempio per la pizza o il kebab). Sebbene esistano esempi in netta controtendenza, nella produzione, preparazione e vendita dello street food le donne svolgono un ruolo importante (maggioritario in alcuni contesti). La larga diffusione del cibo di strada nei Paesi in via di sviluppo, stando ai dati dell’OMS, solleva problemi di sicurezza alimentare in riferimento ai processi di preparazione e commercializzazione che dovrebbero prevenire la proliferazione di agenti patogeni e ridurre i rischi di successive contaminazioni. Tra i rischi dello street food si segnala anche la tendenza a utilizzare grassi e oli alimentari poco costosi che garantiscono l’economicità del prodotto ma che risultano meno pregiati dal punto di vista nutrizionale. Nel panorama del commercio del cibo di strada, va segnalata l'esistenza dei cosiddetti wet market (mercati umidi), diffusi soprattutto nell'Est asiatico e deputati alla vendita di cibi deperibili, generalmente in condizioni igieniche precarie; a questi mercati, secondo una parte della comunità scientifica, va attribuita la responsabilità nella diffusione tra la popolazione cinese del Coronavirus che ha determinato la pandemia di COVID-19 nel 2020.

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