Bréscia (città)

Indice

capoluogo della provincia omonima, 149 m s.m., 89,78 km², 189.742 ab. secondo una stima del 2007 (bresciani), patrono: santi Faustino e Giovita (15 febbraio).

Generalità

Città della Lombardia situata tra la riva sinistra del fiume Mella e le ultime propaggini meridionali delle Prealpi Lombarde.Raggiunse un'organizzazione urbanistica compiuta a partire dal sec. I a. C.: all'incrocio del cardine massimo con il decumano massimo (attuale via dei Musei) sorgeva il foro, una delle più interessanti sistemazioni urbanistiche di età flavia, con edifici scaglionati a più livelli, dalla Curia fino al Capitolium con il teatro. Nel periodo longobardo il centro politico e religioso si spostò a W (attuale piazza del Duomo), dove sorse San Pietro de Dom (demolito nel sec. XVII). Nel periodo comunale la città si estese a W e a S, proseguendo l'impianto romano a scacchiera, e vennero ampliate le mura romane. Fra il 1237 e il 1254 la città si sviluppò ulteriormente a W e a S e fu munita di una nuova cinta muraria rettangolare (rinnovata con bastioni nel sec. XVI). Nella seconda metà del sec. XV, con la costruzione della piazza Nuova (chiamata poi della Loggia) nacque il nuovo centro politico della città. Nel Seicento, sebbene duramente colpita dalla peste, Brescia si dotò di nuovi edifici, tra cui il duomo nuovo (iniziato nel 1604). Nel Settecento vennero costruiti numerosi palazzi signorili che, insieme a quelli rinascimentali, conferiscono alla città il suo aspetto severo ed elegante. Con la demolizione delle principali fortificazioni durante il periodo napoleonico, fu avviato un processo di ristrutturazione del centro cittadino, che continuò per tutto l'Ottocento e in particolare dopo il definitivo abbattimento delle mura venete (1875). Alla fine dell'Ottocento iniziò una nuova fase di espansione, che avvenne soprattutto a W con i nuovi quartieri industriali. Nel 1926-32 una grossa area del centro storico venne sgomberata e demolita, con grave perdita di testimonianze antiche, per far posto alla piazza della Vittoria di M. Piacentini. Gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale, nel dopoguerra la città subì ulteriori manomissioni e continuò a svilupparsi soprattutto a W e a N, sempre continuando la struttura viaria ortogonale del centro antico. È sede vescovile e universitaria.

Storia

Forse di origine ligure, dal sec. IV a. C. fu il maggiore centro dei Galli Cenomani. Intorno al 220 a. C. passò ai Romani con il nome di Brixia, divenendo città di diritto latino nell'89 a. C. e colonia civica con Augusto. Sotto i Romani ebbe un importante ruolo strategico ed economico, sviluppando fin dal sec. I a. C. l'industria della lavorazione del ferro, estratto nelle vicine miniere. Saccheggiata da Attila (452), fu sede di un ducato longobardo (sec. VI-VIII) e centro culturale e politico di primo piano, grazie agli importantissimi monasteri di San Faustino e San Salvatore. Con la dominazione dei Franchi (sec. VIII-IX) conobbe un periodo di relativo declino, ma già nel sec. XI sviluppò elementi di autonomia comunale, che fu conseguita tra il 1120 e il 1127. Partecipò alle due Leghe Lombarde (1158 e 1226), ma nella seconda metà del sec. XIII si indebolì a causa delle lotte interne e fu costretta a cedere alle signorie di Ezzelino da Romano, dei Pallavicino e dei Torriani di Milano. Entrata nell'orbita angioina (1270), subì poi le dominazioni degli Scaligeri (1331), dei Visconti (1337) e di Pandolfo Malatesta (1404). Tornata ai Visconti nel 1420, passò con la Pace di Ferrara (1428) a Venezia, che la tenne fino al 1797, assicurandole un lungo periodo di prosperità. Unita alla Repubblica Cisalpina, fece poi parte del Regno Italico (1805), passando all'Austria nel 1815. Durante il Risorgimento fu protagonista di primo piano della lotta indipendentista e resistette, nelle cosiddette “Dieci Giornate” (23 marzo-1º aprile 1849), all'assedio del generale Haynau guadagnandosi l'appellativo di “Leonessa d'Italia”. Durante la seconda guerra mondiale fu al centro della lotta partigiana contro il nazismo. Il 28 maggio 1974 la città fu colpita da un sanguinoso attentato neofascista che provocò otto morti e più di cento feriti.

Arte

Grande importanza per la storia bresciana riveste l'area dell'antico foro romano, i cui edifici più importanti sono il Capitolium, eretto nel 73, il teatro e la basilica. Di epoca paleocristiana si sono conservate scarse tracce, mentre all'alto Medioevo risale il monastero di San Salvatore (o di Santa Giulia), promosso dall'UNESCO patrimonio dell'umanità nel 2011 all'interno della Rete Longobarda: del complesso fanno parte la basilica di San Salvatore (ricostruita nel sec. IX), con aula a tre navate e cripta originaria del sec. VIII, l'oratorio di Santa Maria in Solario (sec. XII), che custodisce la Croce di Desiderio (sec. VIII-IX), e la chiesa di Santa Giulia (sec. XV-XVI). All'età romanica si devono alcuni tra i più notevoli monumenti bresciani. Il duomo vecchio (o Rotonda), a corpo esterno circolare, fu eretto nel sec. XI su una basilica del sec. VI; conserva numerose opere d'arte, tra cui un'Assunzione e altri dipinti del Moretto (nativo della città,1498 ca.-1554), un dipinto secentesco di Francesco Maffei (con immagini degli antichi edifici monumentali di Brescia) e un pregevole Tesoro. Allo stesso periodo risale la Torre del Popolo (o del Pégol, sec. XII), che domina l'attiguo Broletto (sec. XII-XIII). Dell'adiacente chiesa di Sant'Agostino (sec. XV) restano la facciata con decorazioni in cotto e il cortile interno porticato con decorazioni a rilievo e tracce di affreschi. La chiesa di San Francesco (1254-65), con facciata a capanna di tipo romanico-gotico lombardo, tripartita da lesene, conserva una Madonna in trono col Bambino e santi (1515) del Romanino (nativo della città, 1484/87-dopo il 1559); il chiostro, a colonnine di marmo rosso di Verona, è opera di G. Frisone (1394). La bella torre della Pallata (sec. XIII) era parte della cinta muraria eretta nella seconda metà del sec. XII. Quattrocentesca è la chiesa di San Giovanni Evangelista, che custodisce, tra le molte opere d'arte, la Strage degli Innocenti del Moretto e i Profeti del Moretto e del Romanino. La piazza della Loggia, centro civile della città nel periodo veneziano, è circondata da splendidi edifici rinascimentali, tra cui, sul lato W, l'imponente edificio della Loggia (Palazzo del Comune), che presenta un ordine inferiore aperto a pilastri e colonne addossate (eseguito dal 1492 da F. de' Grassi). Il piano superiore fu eseguito posteriormente (1554-74) e vi concorsero vari architetti, tra cui il Sansovino e il Palladio. Sul lato meridionale della piazza si allineano il Monte Vecchio di Pietà (F. de' Grassi, in stile veneziano), la “Loggetta” di tipo lombardo (1484-89) e il Monte Nuovo del Bagnadore; a E si aprono i portici con la Torre dell'Orologio, dello stesso autore. Legata al decorativismo del primo Rinascimento lombardo è la facciata della chiesa di Santa Maria dei Miracoli (iniziata nel 1488). Il palazzo Averoldi (1544) è decorato internamente con affreschi di L. Gambara e del Romanino. Alla fine del sec. XVI emerse la figura di L. Beretta, autore di notevoli palazzi e di interessanti sistemazioni urbanistiche (piazza delle Erbe). Il duomo nuovo, iniziato nel 1604 da G. B. Lantana, ha un interno a croce greca; la facciata venne compiuta nel Settecento e la cupola fu aggiunta da L. Cagnola nel 1825; all'interno si trova un Sacrificio di Isacco del Moretto. Nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso (ricostruita nel 1752-80) è custodito il polittico giovanile di TizianoGesù risorto, Gabriele, Annunziata e santi (1522). Nel sec. XVIII vennero costruiti numerosi palazzi signorili, che diedero alla città un aspetto severo ed elegante, legato all'uso del marmo botticino; nella città operarono F. Juvara (palazzo Bargnani, 1735), A. Torreggiani (palazzo Colleoni-Martinengo, 1777, ora del Tribunale), Giorgio Massari (chiesa di Santa Maria della Pace, 1720-46). I maggiori architetti del rococò bresciano furono A. Turbino, G. B. Marchetti (al quale si deve la Biblioteca Queriniana, 1737) e suo figlio Antonio. Nel Palazzo Vescovile (1437, modificato a più riprese) sono dipinti di varie epoche, tra cui una Madonna col Bambino del Moretto. Con un controverso intervento nel cuore della città antica nel 1926-32 fu realizzata da M. Piacentini la piazza della Vittoria, con il palazzo delle Poste e l'Arengario in pietra rosa di Tolmezzo, con scene a rilievo di episodi storici. Sul colle Cidneo è il castello (sec. XII-XIII, ricostruito alla fine del Cinquecento); il mastio trecentesco poggia su una fabbrica romana del sec. I.

Musei

Il Museo della Città, ospitato nel complesso dell'ex monastero benedettino di San Salvatore, comprende diverse raccolte artistiche e archeologiche. La Pinacoteca Civica Tosio-Martinengo possiede opere della scuola bresciana dei sec. XV-XVI e dipinti di Raffaello, Tintoretto, il Moretto e Lotto. Nei locali che circondano il chiostro dell'ex convento di San Giuseppe è il Museo Diocesano, articolato in tre sezioni: la Pinacoteca, la sezione dei codici miniati e il Museo del Tessuto Liturgico. Il Museo delle Armi “Luigi Marzoli” espone una ricca raccolta di armi prodotte dagli armaioli locali tra i sec. XIV e XVII. Da ricordare anche il Museo Civico di Scienze Naturali e il Museo Civico del Risorgimento, con opere, oggetti e documenti dall'ultimo periodo della dominazione veneta alla spedizione dei Mille. La Biblioteca Queriniana custodisce oltre 483.000 tra volumi e incunaboli, tra cui il pezzo più importante è un evangeliario in pergamena purpurea (sec. VI).

Economia

La struttura economica, fino a poco tempo fa dominata dall'industria, sul finire del sec. XX ha visto il potenziamento del settore turistico (creazione di poli museali e sistemazione del centro storico) e dei servizi, soprattutto rivolti alle imprese (produzione di software e di sistemi gestionali). Anche il settore sanitario è cresciuto di importanza e con il gruppo degli Ospedali Riuniti si è imposto come prestigioso centro di ricerca e sperimentazione. Rimane comunque primaria l'importanza dell'industria, che vede nei settori metalmeccanico e siderurgico i principali pilastri, che rinnovano la tradizione, comune a tutta l'area bresciana, della lavorazione del metallo. Di rilevanza internazionale sono inoltre i comparti meccanico (autoveicoli e camion) e dei servizi ambientali ad alto contenuto tecnologico. A questi si affiancano, tra le altre, attività nei settori chimico, poligrafico, editoriale, elettrotecnico, alimentare (in particolare lattiero-caseario) e dell'abbigliamento. Posta lungo la linea ferroviaria, stradale e autostradale Milano-Venezia, collegata con i centri delle valli e servita dall'aeroporto internazionale di Montichiari, Brescia è importante centro intermodale e polo logistico. Al settore agricolo, trasferito per la parte produttiva all'esterno della città, si affiancano alcune attività di servizi a supporto, tra cui l'Istituto Zooprofilattico, legato all'importante attività di produzione del latte. Brescia è oggi riconosciuta e apprezzata città d'arte e di storia, sede e punto di riferimento per mostre ed eventi artistici di rilievo internazionale.

Curiosità

Tra le varie manifestazioni che hanno luogo nella città, si ricordano il Festival Pianistico Internazionale “Arturo Benedetti Michelangeli” (nativo della città, 1920-1995), che si svolge tra aprile e giugno in associazione con Bergamo; la Festa Internazionale del Circo Contemporaneo (giugno-luglio); la fiera internazionale di armi sportive e accessori Exa (aprile); la Mostra Mercato dell'Antiquariato “Brixia Antiquaria” (novembre). La città ha dato i natali allo scrittore Gerolamo Rovetta (1851-1910) e al filosofo Emanuele Severino (1929).

Bibliografia

Per la geografia

F. Redaelli, La montagna bresciana. Guida delle valli bresciane, Milano, 1962; I. Zaina, Il glacialismo nel Bresciano e le aree di rifugio, Forlì, 1962; T. C. I., Lombardia, Milano, 1970; G. Berruti, Geologia del territorio bresciano, Brescia, 1981.

Per la storia

Autori Vari, Storia di Brescia. Promossa e diretta da G. Treccani Degli Alfieri, 5 voll., Brescia, 1963-64.

Per l'arte

A. Morassi, Brescia città d'arte, Milano, 1958; G. Panazza, I musei e la Pinacoteca di Brescia, Bergamo, 1959; F. Sardini, Arte bresciana del XX secolo, Bornato, 1985.

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