Donatèllo, Donato di Niccolò di Bètto Bardi, detto-

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scultore italiano (Firenze ca. 1386-1466). Figlio di un cardatore di lana (e in tutta la sua opera è presente il riferimento alla realtà viva del popolo fiorentino), si formò nella bottega del Ghiberti (1403) e nell'ambito dei cantieri tardogotici del Battistero, del Campanile, del Duomo (dal 1407). Se reminiscenze tardogotiche sono evidenti nell'elegante linearismo delle prime opere (i due discussi Profetini per la Porta della Mandorla in Duomo, 1406-08; il David marmoreo del Museo del Bargello, 1408-16), già il S. Giovanni Evangelista (1413-15, Museo dell'Opera del Duomo) e il S. Marco (1411-12, Orsanmichele) esprimono un rifiuto dei moduli gotici e una nuova visione classico-realistica. Donatello fu cioè perfettamente conscio del fervore di ricerche dell'ambiente culturale fiorentino, nel quale attuò subito delle scelte precise, legandosi d'amicizia con Brunelleschi, assieme al quale compì viaggi a Roma (1402-04) per scavare, disegnare, misurare sculture e monumenti antichi. Questo processo di maturazione giunge a pieno compimento nel S. Giorgio per una nicchia di Orsanmichele (1416-20, ora al Museo del Bargello). La ricerca di Donatello fu polivalente e si attuò in diverse direzioni, valendo per lui la conoscenza del classico soprattutto come stimolo per un'appassionata indagine della realtà: ne sono testimonianza le statue dei Profeti scolpite nel ventennio successivo per il Campanile (ora in gran parte al Museo dell'Opera del Duomo), figure la cui drammatica umanità si esprime in forme di intenso e talora spietato realismo (Geremia, ca. 1426; Abacuc, 1434-36). La grandezza di Donatello risiede proprio in questo suo porsi come massimo interprete del classicismo fiorentino e nel superarne ogni limite di stile con esiti perfino “anticlassici”. Lo stesso artista che esegue l'elegante S. Ludovico da Tolosa (ca. 1423, Museo dell'Opera di S. Croce), in bronzo dorato, aveva scolpito in legno l'ascetico Crocifisso di S. Croce (ca. 1410-15), la cui profonda moralità non fu intesa neanche da Brunelleschi, se è vero che questi rimproverò all'amico di “aver messo in croce un contadino”. Verosimilmente intorno al 1423 ebbe inizio la collaborazione tra Donatello e Michelozzo: gli interventi di quest'ultimo furono assai modesti nei lavori per il fonte battesimale del Battistero di Siena (ca. 1425; il rilievo bronzeo con il Convito di Erode è esempio già maturo della tecnica donatelliana dello “stiacciato”, per ottenere una perfetta graduazione prospettica dei piani), più evidenti invece nella struttura architettonica del Sepolcro di Giovanni XXIII (ca. 1425-27, Firenze, Battistero) e nel Sepolcro del Cardinale Brancacci (1427, Napoli, S. Angelo a Nilo), dove spetta a Donatello solo il rilievo con l'Assunzione della Vergine. Dopo il 1430, le ricerche di Donatello sull'antico si fecero più intense (del 1433 è un altro viaggio a Roma) ed ebbero come frutto opere fondamentali: il David bronzeo del Bargello (ca. 1430-33, ma la datazione è controversa e alcuni studiosi lo ritengono molto più tardo), nel quale alla neoellenistica eleganza del giovane corpo ignudo si unisce l'assorta consapevolezza del volto infantile; la Cantoria del Duomo (1433-39, Museo dell'Opera del Duomo), dove si svolge ininterrotta una sfrenata danza bacchica di putti; lo stesso motivo, frenato e maggiormente composto dall'inquadratura architettonica di Michelozzo, è ripreso nel pulpito esterno della cattedrale di Prato (1429-38). In nessun'altra opera scultorea del Quattrocento come in queste di Donatello il repertorio di motivi decorativi tratto dall'antico è interpretato con tanta libertà e fantasia, continuamente interpolato a reminiscenze tardoantiche, paleocristiane e cosmatesche (si vedano i veri e propri “capricci” decorativi dell'Annunciazione di S. Croce, ca. 1435). Tra il 1435 e il 1443, Donatello lavorò, su commissione di Cosimo de' Medici, alla decorazione della sacrestia vecchia di S. Lorenzo, eseguendo 8 medaglioni in stucco dipinto (Evangelisti e Storie del Battista), due sovraporte, anch'esse in stucco, con figure di Santi, e due porte bronzee, scompartite in formelle con figure di Martiri e Apostoli. Nel 1443 si trasferì a Padova, dove la sua presenza (fino al 1454) fu fattore determinante per l'evoluzione dell'intera civiltà artistica settentrionale: qui egli creò, nel Monumento equestre al Gattamelata (1447-53), una versione moderna dei monumenti romani, ultimo suo omaggio al “classico”, sia pur incrinato dal realismo, per nulla eroicizzato, del volto del condottiero, e iniziò col grande complesso dell'Altar Maggiore nella Basilica del Santo (1446-50) l'ultima fase della sua attività. Attualmente l'altare, smembrato alla fine del Cinquecento e malamente ricomposto dal Boito (1895; tentativi più corretti di restituzione sono stati fatti da critici moderni), è composto da 7 statue bronzee (il Crocifisso era originariamente destinato ad altro altare), 4 bassorilievi in bronzo con Miracoli di S. Antonio, altri 5 bassorilievi e 12 targhette bronzee minori e dal bassorilievo in pietra con la Deposizione: in questo insieme di straordinaria drammaticità Donatello volutamente distrugge l'ideale umanistico. Egli ha avvertito, con la sua estrema sensibilità alle situazioni storiche, il progressivo dissolversi degli ideali dell'Umanesimo, e le opere dell'ultimo periodo fiorentino sono immagini di angoscia esistenziale, di meditazione sul dolore e sulla morte: un'ultima fiammata di passione corrode la forma della Maddalena lignea del Battistero (1454-55, ora al Museo dell'Opera del Duomo) o le figure dei due Pulpiti bronzei di S. Lorenzo (1460, ancora non ultimati alla morte di Donatello e in parte eseguiti da aiuti). Protagonista e simbolo di un'intera civiltà figurativa, Donatello ne ha consumato così fino in fondo la crisi, sulla base della quale si sarebbe aperta una nuova via per artisti che molto gli devono come formazione, Leonardo e Michelangelo.

Bibliografia

R. Buscaroli, L'arte di Donatello, Firenze, 1942; E. Cecchi, Donatello, Roma, 1942; L. Planiscig, Donatello, Firenze, 1947; O. Morisani, Studi su Donatello, Venezia, 1952; H. W. Janson, The Sculpture of Donatello, Princeton, 1957; G. Castelfranco, Donatello, Milano, 1958; L. Grassi, Tutta la scultura di Donatello, Milano, 1958; A. Paolucci, Donatello, Milano, 1966; G. Mazzariol, A. Dorigato, Donatello, Padova, 1989.

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