Flaubert, Gustave

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Biografia

Scrittore francese (Rouen 1821-Croisset, Rouen, 1880). Nato da famiglia borghese (il padre, medico, era uomo di eccezionale rettitudine, idolatrato dalla famiglia e da tutta la città di Rouen, dove era primario chirurgo all'ospedale, e la madre, figlia anch'ella di un medico, era ricca proprietaria terriera), Flaubert non conobbe mai ristrettezze. Crebbe a contatto con la sofferenza, in un appartamento ricavato in un'ala dell'ospedale, in cui la sensibilità del padre non riusciva a nascondere la quotidiana lotta, spesso perduta, con la morte. Soprattutto per dare maggiore serenità alla famiglia, venne acquistata una splendida villa a Croisset, sulla Senna, a valle di Rouen (qui Flaubert scrisse quasi tutti i suoi capolavori). Compiuti gli studi al liceo della città natale, dove tra il 1834 e il 1839 redasse il giornale Le colibri e scrisse moltissimo, tra cui i Mémoires d'un fou, che possono essere considerati il primo segno del suo talento, si trasferì a Parigi nel 1842 per seguire gli studi di diritto, detestati e interrotti al primo attacco di epilessia (1844), la malattia che lo convinse a ritirarsi a Croisset. Da qui si allontanò solo per alcuni viaggi: in Italia nel 1845; un lungo peregrinare a piedi in Bretagna e in Normandia (1847) con l'amico Maxime du Camp (l'esperienza sarà rievocata in Par les champs et par les grèves, che venne pubblicato postumo); un itinerario pieno di fascino, sempre con lo stesso amico, in Egitto, Mar Rosso, Libano, Rodi, Turchia, Grecia e ritorno attraverso l'Italia (1850-51); infine in Algeria e Tunisia (1858). Morì per un attacco di epilessia. Flaubert visse in disparte dal gran mondo: si sentiva un provinciale e tale era considerato. La sua vita affettiva e sentimentale fu semplice: l'adorazione per il padre (morto nel 1846) e per la madre (morta nel 1872) e il grande affetto per la sorella Carolina, morta giovanissima dando alla luce la prediletta nipote, la futura Mme de Commanville, alla quale si devono fra l'altro i 4 volumi (1887-93) dell'illuminante corrispondenza. L'infatuazione infantile per Henriette Collier non lasciò tracce. La passione romantica, nata nel 1836, per Elisa Foucault, conosciuta come Mme Schlésinger, rappresentò il sogno d'amore inappagato della sua vita, ispiratore dell'Éducation sentimentale (L'educazione sentimentale). Louise Colet, conosciuta nel 1846 e simbolo dell'amore sensuale, fu il tentativo di corrispondere con un'anima, ma senza illusioni, tanto che due anni dopo, in quel 1848 che lo vide partecipare alla Rivoluzione di febbraio, Flaubert già era in disaccordo con l'amata. Il loro rapporto continuò fino al 1856, ma senza slanci: Flaubert non volle mai che Louise mettesse piede a Croisset, dove egli viveva con la madre. Lo stesso anno della rottura con la Colet, Flaubert cominciò a lavorare a Madame Bovary.

La critica e le opere

La critica colloca Flaubert tra la scuola romantica e quella naturalista. Ammiratore di Hugo, Balzac, Byron, avversario acerrimo di ogni concezione borghese (spesso espressione di stupidità, si veda il postumo Dictionnaire des idées reçues), Flaubert in realtà supera il romanticismo, per lo studio metodico della realtà, secondo i principi del positivismo e dello scientismo che sovrintendono al realismo dell'arte francese, e va oltre il naturalismo per l'immedesimazione nei protagonisti. Dentro e contemporaneamente fuori da ogni scuola Flaubert scrive i due romanzi più importanti e più determinanti del secolo: Madame Bovary e L'Éducation sentimentale. L'arte ha per Flaubert il fine di rappresentare il mondo, mentre l'autore partecipa con il suo eroe all'aspirazione della felicità, data l'impossibilità di raggiungerla. Ecco perché Flaubert può dire: “Madame Bovary c'est moi”. Ciò elimina ogni falsa interpretazione di autobiografismo nella famosa dichiarazione dello scrittore. Madame Bovary cominciò ad apparire nel 1856 nella Revue de Paris, dove Maxime du Camp era uno dei direttori. La storia semplice di una giovane signora inquieta e irrequieta che, sognando la passione, trova soltanto squallidi piaceri, fece scandalo. Il realismo dell'opera scosse la borghesia. Ne nacque un processo per immoralità rimasto famoso nella storia delle lettere. Il giudice nel motivare infine l'assoluzione non poté fare a meno di scrivere che alcuni passaggi di Madame Bovary “un'opera [...] lungamente e seriamente meditata, sono impregnati di un realismo volgare e sovente urtante”. Sainte-Beuve e Baudelaire riconobbero immediatamente i meriti dell'opera; Zola nel 1881 scrisse: “Quando Madame Bovary apparve, ci fu una rivoluzione letteraria. Sembrò che la formula del romanzo moderno, sparsa nell'opera colossale di Balzac, fosse ridotta e chiaramente enunciata nelle quattrocento pagine di un libro. Il codice dell'arte nuova era scritto”. Intanto lo scandalo aveva giovato al successo del libro. Il bovarismo divenne una maniera di sentire. Flaubert, già volto ad altro lavoro, partì per la Tunisia nel 1858 per documentarsi su Salammbô, che pubblicò nel 1862. Lo compose con lo stesso metodo, anteponendovi l'indagine scientifica, rigorosa. Ne nacque un'opera poetica, dall'avvio ormai famosissimo: “C'était à Megara, faubourg de Cartage”. Qui, la rivolta dei mercenari di Amilcare favorisce l'incontro del capo libico Matho con la figlia di Amilcare, Salammbô, e un sogno d'amore che si consuma nell'ultimo sguardo dell'eroe per la donna amata, effimera cristallizzazione di un mondo regolato dalle classi. Subito dopo aver dato alle stampe Salammbô, Flaubert dal 1863 al 1869 si dedicò alla seconda stesura dell'Éducation sentimentale (la prima era del 1845) che, a ragione, molta parte della critica accomuna per valore e profondità a Madame Bovary. Storia del fallimento d'una vita (Fréderic Moreau) e di una generazione, quella della Rivoluzione di febbraio del 1848, essa è contemporaneamente la satira feroce della borghesia. Satira che Flaubert riprese col Candidat (Il candidato), commedia sugli sforzi di un borghese per entrare alla Camera dei deputati. L'opera fece fiasco nello stesso anno (1874) in cui apparve la Tentation de Saint-Antoine (Tentazione di sant'Antonio), scritto tre volte, evocazione lussureggiante di credenze religiose. Grande successo ebbero più tardi i Trois contes (Tre racconti; 1877), tre racconti che realizzano l'ambizione flaubertiana di unire, lungo un filo di sogno, l'epico, l'antico e il moderno. La Légende de Saint-Julien l'Hospitalier, un ricamo in prosa sul disegno di una vetrata, precursore delle Tapisseries poetiche di Péguy, rappresenta l'epica; Hérodias, storia della decollazione di Giovanni Battista, evoca l'antico, e il moderno è simboleggiato in Un cœur simple (Un cuore semplice), scritto per George Sand, effusione della purezza di cuore di un'umile serva, per una volta sola nella vita vicina a conoscere l'amore. Il successo dei Trois contes lo stimolò a riprendere il lavoro per l'appena iniziato Bouvard et Pécuchet, lasciato interrotto dopo il fiasco del Candidat. L'opera, incompiuta, costò a Flaubert dieci anni di lavoro ed è una satira di tutte le conoscenze umane, attuata dai due protagonisti, che nelle loro ricerche per sapere trovano ovunque contraddizioni e incongruenze e approdano a uno scetticismo che è quello goethiano dell'autore. Morto Flaubert, molti dei suoi scritti cominciarono a vedere la luce, ma tante pagine restano tuttavia ancora inedite.

Bibliografia

A. Thibaudet, Gustave Flaubert, Milano, 1960; R. Dumesnil, La vocation de Gustave Flaubert, Parigi, 1961; P. G. Castex, Flaubert: L'éducation sentimentale, Parigi, 1966; M. Nadeau, Gustave Flaubert écrivain, Parigi, 1969; Autori Vari, Flaubert à l'œuvre (saggi), Parigi, 1980; P. Citati, Il migliore dei mondi impossibili, Milano, 1982; H. James, D'annunzio e Flaubert, Milano, 1983; M. Butor, Improvisations sur Flaubert, Parigi, 1984; J.-L. Douchin, Le bourreau de soi-même. Essai sur l'itinéraire intellectuel de Gustave Flaubert, Parigi, 1984; J. Neefs e Cl. Mouchard, Flaubert, Parigi, 1986; N. Sarraute, Flaubert le précurseur, Parigi, 1986; M. Proust, Sur Baudelaire, Flaubert et Morand, Bruxelles, 1987; J. P. Sartre, L'Idiot de la famille. Flaubert de 1831 à 1957, Parigi, 1988 (trad it. a cura di C. Pavolini); V. Brombert, I romanzi di Flaubert, Bologna, 1989; H. R. Lottman, Gustave Flaubert, Parigi, 1989; J. Bellemin-Noël, Le quatrième conte de Gustave Flaubert, Parigi, 1990.

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