(Republic of Sierra Leone). Stato dell'Africa occidentale (71.740 km²). Capitale: Freetown. Divisione amministrativa: province (4). Popolazione: 5.550.000 ab. (stima 2008). Lingua: inglese (ufficiale), krio. Religione: musulmani sunniti 60%, animisti/credenze tradizionali 30%, cristiani 10%. Unità monetaria: leone (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,329 (179° posto). Confini: Guinea (N e E), Liberia (SE), oceano Atlantico (S e W). Membro di: CEDEAO, Commonwealth, OCI, ONU, UA e WTO, associato UE.

Generalità

Lo Stato ha il suo nucleo d'origine sulla costa, attorno alla baia di Freetown, che si prestava all'insediamento e alle attività portuali, e dove sorse una prospera colonia britannica, popolata da ex schiavi rimpatriati dall'America. Da qui prese forma la Sierra Leone, territorialmente estesasi poi verso l'interno fino ai limiti dell'espansione francese; la frattura tra le due parti del Paese rimase però netta. Il Paese infatti ha visto crescere progressivamente i contrasti fra la minoranza creola "europeizzata" e la maggioranza indigena; fra città e campagna; fra imprese estere e popolazione locale poverissima, diventando uno dei più pericolosi focolai di guerra civile dell'Africa occidentale negli ultimi anni del Novecento. Anche il quadro socioeconomico si è aggravato; disattese le potenzialità esportatrici, emerse negli anni Settanta, le spese belliche hanno affossato ulteriormente il bilancio statale. Tuttavia la fine della guerra civile nel 2001 e il monitoraggio dell'ONU fanno intravedere nuove possibilità di ripresa.

Lo Stato

Già dal 1961 Stato indipendente nell'ambito del Commonwealth, la Sierra Leone è una Repubblica. In base alla Costituzione del 1991, il potere esecutivo spetta al presidente della Repubblica, eletto a suffragio diretto; il potere legislativo è esercitato da un'Assemblea nazionale. Il sistema giudiziario si articola nella Corte suprema, nella Corte d'appello, che ha competenze in materia civile e penale e accoglie gli appelli dell'Alta corte, che pure ha competenze illimitate. I tribunali di primo grado e le corti locali, invece si occupano rispettivamente delle questioni penali di minor rilievo e delle questioni che sorgono tra gli indigeni e che non sono di competenza delle altre corti. È in vigore la pena di morte. All'indomani della guerra civile le forze armate del Paese hanno subito una forte riorganizzazione. L'istruzione primaria ha la durata di 6 anni, a partire dai 6 anni d'età. Medesima durata ha anche la scuola secondaria. Molto importante è nel Paese il peso dell'istruzione confessionale, impartita dalle numerose missioni cristiane presenti sul territorio. Il tasso di analfabetismo è particolarmente elevato e ammonta al 61,9% (2007). L'istruzione superiore è affidata all'Università di Sierra Leone (1967) con sede a Freetown.

Territorio: geografia fisica

Il territorio della Sierra Leone non è molto esteso, ma in larga parte favorevole all'insediamento. È montuoso in tutta la sezione interna, sovrastata dai massicci che continuano, nel tratto nordorientale, con le alte terre guineane e che raggiungono nei monti Loma, con il Bintimani, un'altezza massima di 1948 m. Si tratta di rilievi definitisi nel Cenozoico, in seguito all'evoluzione di tutta l'area montagnosa guineana, che ha generato vistose attività vulcaniche e potenti intrusioni granitiche. La zona montuosa è saldata alla pianura costiera da una fascia collinare solcata da numerose e aperte vallate; prevalgono qui i terreni archeozoici, scistosi e arenacei, che danno luogo a dorsali dai profili maturi, le quali man mano si spengono nell'ampia piana litoranea di recente formazione. Larga in media 100-150 km, essa presenta coltri argillose con terreni sostanzialmente lateritizzati; a una parziale ingressione marina si deve la frammentazione della costa, caratterizzata da numerosi e profondi estuari e ampie baie, come quella di Freetown, una delle più belle della costa guineana, e da varie formazioni insulari (isole Sherbro, Turtle, Banana ecc.). § L'idrografia ha uno sviluppo semplice, legato alla stessa conformazione del territorio, con fiumi che scorrono paralleli dai rilievi verso la costa; tra i principali, che penetrano profondamente nel territorio (alcuni attingono, in Guinea, ai versanti del Fouta-Djalon), sono da N a S il Great Scarcies (o Kolenté), il Little Scarcies, il Rokel, sul cui estuario è posta Freetown, il Sewa, il Moa ecc. Essi hanno qualche importanza come punti d'attrazione degli insediamenti ma ben poca ai fini della navigazione, specie nella sezione superiore, dove posseggono corsi veloci, spesso interrotti da rapide e cascate. § Il clima è tipicamente guineano, cioè caldo-umido, con una stagione estiva piovosa, dovuta agli influssi di venti di tipo monsonico provenienti dal mare e spiranti da SW, cui si contrappone la stagione invernale asciutta, che dura da dicembre a marzo: in questo peridodo dall'interno del continente soffia l'harmattan, un vento secco di origine sahariana. La piovosità decresce sensibilmente dalla fascia costiera (4000 mm annui e più) all'interno, dove cadono 2000 mm annui di precipitazioni. Anche per quanto riguarda la temperatura si registrano sensibili differenze passando dalle pianure litoranee all'interno montagnoso. Qui l'altitudine mitiga gli eccessi termici, mentre sulla costa la temperatura è uniformemente elevata (a Freetown la media annua supera i 28 ºC, con punte fino a 35 °C) e, con la fortissima umidità, rende il clima particolarmente insalubre.

Territorio: geografia umana

Con una densità media di 77 ab./km² la Sierra Leone si colloca tra i Paesi africani più densamente popolati, ma la distribuzione della popolazione non è omogenea; le maggiori concentrazioni si registrano nella fascia costiera e mediana del Paese, vale a dire nelle pianure e nelle zone collinari, mentre alcune aree settentrionali sono pressoché deserte. Nel corso degli anni Novanta del Novecento lo sviluppo demografico della Sierra Leone è stato pesantemente condizionato dallo scoppio della guerra civile che, oltre a provocare un elevatissimo numero di vittime, ha costretto una larga parte della popolazione, soprattutto nelle regioni sudorientali del Paese, ad abbandonare le proprie abitazioni e a trovare rifugio altrove. Gli effetti della guerra civile hanno aggravato le condizioni generali della popolazione, che, già in precedenza, erano estremamente disagiate; il tasso di mortalità infantile è tra i più alti del mondo, mentre la speranza di vita è tra le più basse (nel 2005 era mediamente di 40 anni). Etnicamente la popolazione è composita, comprendendo almeno 18 gruppi; prevalgono i popoli sudanesi penetrati nel Paese da N e NE in successive ondate e sovrappostisi alle preesistenti popolazioni di tradizione arcaica, semibantu. Gruppi arcaici si sono conservati nelle zone costiere, come i bullom, coltivatori e pescatori, e nelle aree forestali più difese come i kurango (5,5%), cacciatori della Sierra Leone orientale. Dei gruppi invasori il più importante è quello dei mende o mandingo (26%), coltivatori insediati nella parte centrale e meridionale del Paese; di poco inferiori numericamente sono i temne (24,6%), stanziati nella zona del fiume Little Scarcies e anch'essi agricoltori. Nell'estremo Nord del Paese si trovano invece i fulbe o fulani (3,8%), che nelle zone montagnose praticano soprattutto l'allevamento; altri gruppi importanti delle aree montuose interne sono i limba (7,1%) e i susu. Altri gruppi di una certa consistenza sono i kono (4,2%) e i kissi (2,3%); gli altri gruppi complessivamente sono circa un quarto dell'intera popolazione (26,5%). La popolazione creola, dominante socialmente ed economicamente, è appena il 3% della popolazione totale; poco significativa numericamente anche la presenza di europei (britannici e belgi) e di comunità asiatriche (libanesi, pakistani e indiani). La popolazione urbana, nel 2005, era il 40,7%; si concentra in prevalenza a Freetown, una città profondamente marcata dal colonialismo inglese e che conserva un certo stile vittoriano. È un porto attivo e accentra tutte le principali funzioni politiche, amministrative, economiche e culturali del Paese; vi ha sede tra l'altro il più antico (1827) istituto universitario dell'Africa occidentale, il Fourah Bay College, oggi incorporato nell'Università della Sierra Leone. Gli altri centri maggiori (Bo, Kenema, Makeni) si trovano sulle arterie stradali che penetrano verso le aree minerarie nella fascia meridiana del Paese. Tuttavia l'assoluta maggioranza della popolazione vive in villaggi di capanne, le cui caratteristiche variano secondo i diversi gruppi etnici.

Territorio: ambiente

La vegetazione, un tempo lussureggiante, è stata in gran parte distrutta dall'intervento umano. Ridotta ormai a pochi lembi nella fascia costiera è la foresta equatoriale, legata alla forte piovosità e ricca di essenze pregiate (teak, ebano ecc.); essa attraversa savane arbustive e arborate (acacie, baobab) verso l'interno, dove lungo i fiumi, si stende la foresta a galleria. Sulla costa, vicino alle foci fluviali, dominano immense paludi di mangrovie. La fauna, come la flora, ha subito una forte decimazione delle specie di animali che un tempo abitavano queste terre: rimangono esemplari di bufali, giraffe, elefanti, leoni, scimpanzé, scimmie e, lungo i corsi dei fiumi, ippopotami e coccodrilli. La deforestazione incontrollata per ottenere combustibile e nuove terre agricole con conseguente aumento dell'erosione del suolo e l'aumento della pressione demografica, sono tra i problemi ambientali che più affliggono il Paese. Molti habitat naturali sono stati irrimediabilmente distrutti; il 3,6% delle terre è protetto ufficialmente; i parchi nazionali sono sei.

Economia: generalità

Benché non manchi di svariate risorse, specie minerarie (diamanti, minerali di ferro, bauxite ecc.), la Sierra Leone rimane uno dei Paesi più poveri del continente africano (PIL di 1955 ml $ USA e PIL pro capite di 332 $ USA). La sua economia è da sempre condizionata dalle potenti società straniere che ne sfruttano i giacimenti minerari, pagando al governo royalties non certo sufficienti per promuovere investimenti o realizzare infrastrutture di rilievo, o comunque che non siano correlate direttamente con i loro specifici interessi. Una situazione di sostanziale squilibrio caratterizza la vita economica del Paese dove, accanto a un settore minerario dominato tecnicamente e finanziariamente dal capitale estero, l'altro principale settore produttivo, quello agricolo, è sottoposto a un eccessivo carico umano e ha rendimenti del tutto insufficienti. Non sono in effetti mancate talune iniziative governative atte a cercare nuovi sbocchi e a dare nuovi impulsi all'economia nazionale. Già nel 1973 la Sierra Leone e la Liberia avevano firmato il cosiddetto Mano River Agreement (accordo del fiume Mano), mirante tra l'altro a istituire un mercato comune tra i due Paesi; nel 1980 vi aderì anche la Guinea e l'anno successivo l'unione doganale tra i tre Stati divenne operante. Negli anni Novanta del XX sec. però lo scoppio della guerra civile vanificò i piani di sviluppo e ristrutturazione dell'economia nazionale degli anni Ottanta (rilancio del settore minerario, raggiungimento dell'autosufficienza alimentare, consolidamento delle attività della pesca) e provocò la distruzione di infrastrutture sociali, economiche e di trasporto. Nel 2001 con la fine del conflitto è ricominciata la fase di sviluppo anche grazie all'intervento di organismi internazionali come il FMI.

Economia: agricoltura, foreste, allevamento e pesca

Il lavoro agricolo occupa ca. i due terzi della popolazione attiva; si tratta per lo più di contadini dediti a un'agricoltura di sussistenza, effettuata su piccoli appezzamenti con tecniche arretrate e rendimenti piuttosto bassi, dato anche il forte depauperamento dei suoli. La principale produzione agricola è il riso, alimento di base della popolazione e la cui coltivazione è posta sotto il controllo di un apposito ente governativo; altre colture sono miglio, manioca e mais. Le colture industriali sono praticate in genere in grandi piantagioni: in tutta la fascia pianeggiante si coltiva la palma oleifera; altre oleaginose presenti sono il sesamo e le arachidi. Ai fini dell'esportazione hanno però particolare importanza il caffè della qualità robusta e il cacao, coltivati nelle zone collinose. Il Paese può inoltre contare su prodotti ortofrutticoli, specie su agrumi e pomodori, piante tessili (piassava) e aromatiche (zenzero). § Lo sfruttamento delle foreste, esse coprono quasi un terzo del territorio nazionale, è controllato da un istituto governativo e produce risultati discreti sebbene non paragonabile agli altri Paesi della stessa regione. § Poco diffuso è l'allevamento del bestiame, praticato specialmente dai fulbe nelle regioni interne, dove il clima è meno umido; è comunque un'attività di scarso valore economico. § Il settore della pesca, data la ricchezza ittica delle acque costiere, grazie al miglioramento della flotta di pescherecci è in costante crescita e fornisce discrete quantità di pescato che viene anche esportato (molluschi e crostacei).

Economia: industria e risorse minerarie

È praticamente assente una moderna industria manifatturiera e il settore industriale della Sierra Leone è uno dei più arretrati di tutto il continente africano. È in genere rappresentato da piccoli complessi a carattere artigianale, ostacolati nel funzionamento dalla cattiva manutenzione e dall'inefficienza della fornitura elettrica. Tra le industrie di maggior rilievo, se si eccettuano quella mineraria e quella di trasformazione del petrolio (raffineria di Kissy presso la capitale) il settore annovera alcuni stabilimenti di trasformazione dei prodotti agricoli e forestali, comprendenti oleifici, riserie, birrifici, manifatture di tabacco, segherie, fabbriche di mobili ecc. § Le risorse minerarie sono ingenti, ma il loro sfruttamento non apporta al Paese sostanziali benefici; il governo si è tuttavia assicurato il controllo e la commercializzazione dei diamanti mediante l'ente di Stato DIMINCO (DIamond MINing COmpany) anche se sono sempre le aziende straniere a gestirne l'estrazione. I principali giacimenti di diamanti, che forniscono dai 650.000 al milione ca. di carati annui, sono ubicati nei distretti di Kenema, Kono e Bo. Discretamente ricchi sono anche i giacimenti di ferro, di bauxite e di rutilo, minerale largamente richiesto dall'industria spaziale di cui la Sierra Leone è uno dei pochi fornitori mondiali. Mancano i minerali energetici; petrolio d'importazione alimenta le centrali termoelettriche.

Economia: commercio e comunicazioni

Scarso rilievo ha il commercio interno; per quanto riguarda quello estero, i consistenti rincari di varie merci di cui il Paese necessita – come petrolio, prodotti industriali ecc. – e la difficoltà del Governo nel gestire il commercio clandestino hanno pesanti ripercussioni sulla bilancia commerciale. Essa però, pur essendo in passivo, è in ripresa ( -7,3% nel 2003 e -4,9% nel 2006). Le esportazioni sono rappresentate da diamanti, caffè, cacao, bauxite ecc.; nelle importazioni prevalgono macchinari, combustibili, prodotti industriali vari e generi alimentari. § Le vie di comunicazione sono assai carenti; le ferrovie, progressivamente disattivate, sono ora rappresentate dalla sola Marampa Mineral Railway, che unisce le miniere di Marampa con il porto di Pepel. Più sviluppato è il sistema stradale, con 11.300 km di strade nel 2002. Una considerevole mole di traffico si svolge per via fluviale; le vie navigabili interne totalizzano ca. 800 km, benché gli alti corsi dei fiumi siano in genere utilizzabili solo all'epoca delle piogge. Il principale porto è quello di Freetown, adibito al commercio d'importazione; attivi porti minerari sono Pepel e Port Loko. Discretamente rappresentati sono i servizi aerei interni e internazionali; principale aeroporto è quello di Lungi, presso Freetown.

Storia

Scarse sono le conoscenze archeologiche e antropologiche di carattere preistorico e protostorico riferibili alle regioni dell'attuale Sierra Leone. Poco precise anche le notizie sull'insediamento umano: le popolazioni sherbro, bullom, krim e vai erano forse originarie del Paese, mentre i gruppi etnici mandingo, temne e limba, oggi predominanti, vi sarebbero penetrati in epoche cronologicamente incerte, che talune tradizioni orali collocano tra il sec. XIV e il XV. I temne dettero vita a un solido regno (il re Farima III sembra si sia convertito nel 1605 al cristianesimo assumendo il nome di Dom Felipe de Leão) che raggiunse l'apogeo con Bai Borea il Grande (1630-64). I primi contatti tra le popolazioni costiere e gli europei si ebbero tra il 1461 e il 1462 col portoghese Pedro de Sintra che battezzò quella terra col nome di “Serra Leão”. Questa diventò, dalla seconda metà del sec. XVI, meta di inglesi, olandesi, francesi che vi praticarono la tratta degli schiavi su un piano di aperta rivalità. Tra il 1592 e il 1630 varie Compagnie inglesi munite di Carta Reale trafficarono col litorale della Sierra Leone fondando anche stazioni a Sherbro e a Tasso. Quest'ultima fu attaccata e saccheggiata nel 1664 dall'ammiraglio olandese M. de Ruyter, mentre una nuova stazione inglese sull'isola di Bunche fu conquistata nel 1704 dai francesi e nel 1720 dal pirata gallese Roberts. Ufficialmente ritiratasi da quelle posizioni nel 1728, l'Inghilterra decise, dopo la guerra contro le colonie dell'America del Nord, di fare di quel territorio il luogo d'insediamento delle molte migliaia di neri-americani che avevano servito nell'esercito e avevano trovato poi asilo come liberti in Gran Bretagna. I primi nuclei avviati su quelle coste, a iniziare dal 1787, dovettero però lottare a lungo contro il clima, l'ostilità delle tribù temne e gli attacchi della marina francese. Nel 1792 era stata fondata Freetown e nel 1807, con l'Atto d'abolizione della tratta approvato dal Parlamento inglese, una squadra navale fu dislocata sulle coste della Sierra Leone, divenuta il 1º gennaio 1808 colonia della corona nel 1921 fu unita alla Gambia e alla Costa d'oro (oggi Ghana) e vennero creati i territori dell'Africa occidentale. I suoi confini si ampliarono nei decenni successivi e nel 1844 essa ebbe con William Fergusson il primo governatore di origine africana. Vari accordi definirono tra il 1882 e il 1911 i confini con i circostanti territori coloniali francesi e con la Repubblica di Liberia. L'organizzazione politico-amministrativa della Sierra Leone incontrò qualche ostilità nelle regioni interne poste sotto il protettorato inglese nel 1896: una sanguinosa rivolta dei mandingo nel 1898 contro la tassa sulle abitazioni (Hut tax) fu duramente repressa. Nella penisola di Freetown (amministrata come colonia della corona) la comunità creola, costituita dai liberti immigrati, formò la classe più evoluta. Il governatore, dapprima assistito da un Advisory Council, fu affiancato dal 1863 da un Consiglio legislativo e da un Consiglio esecutivo. Col 1930 sorgevano tra la comunità creola i primi movimenti politici, mentre solo più tardi il Protettorato espresse leader autorevoli come M. A. Margai. La Costituzione del 1951 segnò un notevole passo verso l'autonomia interna e proprio il Sierra Leone People's Party di M. A. Margai divenne il partito dominante. Conseguita l'autonomia interna nel 1958, la Sierra Leone poté, dopo la Conferenza costituzionale di Londra del 1960, accedere all'indipendenza il 27 aprile 1961 come monarchia legata alla corona britannica e come membro del Commonwealth. Nel marzo 1967 la contesa tra i due maggiori partiti (All People's Congress di Siaka Stevens e Sierra Leone People's Party di Albert Margai, fratello del defunto leader) sfociò in un colpo di stato militare. Nell'aprile 1968 una diversa fazione militare s'impadronì del potere favorendo la nomina di S. Stevens a primo ministro. Il 19 aprile 1971 la Sierra Leone optò per la forma di governo repubblicana, ferma restando la sua permanenza nel Commonwealth. Siaka Stevens fu eletto anche capo dello Stato. Questi, col sostegno dei militari, diede al Paese un regime d'ispirazione socialista, venendo riconfermato in carica dal Parlamento nel 1976 e dalla consultazione elettorale dell'anno seguente. Nel novembre 1985 egli si ritirò dalla vita politica, scegliendo come proprio successore Joseph Momoh, confermatosi alla presidenza con le elezioni del maggio 1986. Sventato un primo colpo di stato nel marzo del nuovo anno, questi promosse una cauta liberalizzazione che condusse all'approvazione di una nuova Costituzione (1991); nel quadro di un forte deterioramento della situazione interna, il 29 aprile 1992 il capo dello Stato fu però deposto da un golpe militare. Il potere venne quindi assunto da un Consiglio nazionale provvisorio (trasformatosi in seguito in Consiglio supremo di stato) presieduto dal generale Valentin Strasser. Si aprì, in tal modo, una fase densa di incertezze con il tentativo golpista dei seguaci di J. Momoh (dicembre 1992) e l'insorgere di una guerriglia aggressiva, mentre Strasser per consolidare il suo potere operava continui rimaneggiamenti dei vertici militari. Alla fine del 1995 Strasser venne deposto con un colpo di stato dal suo vice, il generale Julius Maada Bio, che assunse la presidenza del governo militare provvisorio dichiarando l'intenzione di indire nuove elezioni: infatti nel febbraio 1996 venne eletto il nuovo capo dello Stato, Ahmad Tejan Kabbah che, insediatosi alla presidenza, avviò trattative con i capi della guerriglia. Nel maggio 1997 un ennesimo colpo di stato fece nuovamente precipitare nel caos la Sierra Leone e nemmeno la mediazione dei Paesi limitrofi riuscì a dare uno sbocco alla crisi. Kabbah, fuggito all'estero, nel marzo 1998 tornò al potere, nonostante la guerriglia dei golpisti asserragliati sulle montagne a nord del Paese, aiutato dalle forze di pace nigeriane. Egli, cercando di trovare una soluzione al conflitto con i guerriglieri propose, l'anno successivo, ai ribelli del Fronte Unito Rivoluzionario (RUF) trattative di pace, senza ottenere nessun risultato positivo: proseguiva così la guerra civile tra le truppe governative e i ribelli del RUF, saldamente insediati nei distretti diamantiferi settentrionali e orientali del Paese. Nel novembre del 2000 nuovi reparti britannici (750 effettivi) si aggiunsero ai 17.500 caschi blu dell'ONU e il Consiglio di sicurezza prorogò l'embargo per bloccare il traffico dei diamanti, dal cui contrabbando derivavano le fonti di finanziamento del RUF. Un segnale positivo si è avuto con la dichiarazione del RUF di voler abbandonare le armi per proseguire la lotta con strumenti politici: di fatto i ribelli cominciarono a non ostacolare il dispiegamento dei caschi blu sui loro territori. La guerra civile venne sedata, dopo dieci anni, nel 2001: l'ultimo contingente della missione ONU ha lasciato il Paese nel dicembre del 2005. Nel maggio del 2002 Kabbah veniva rieletto presidente. Nel 2007 si svolgevano le elezioni presidenziali e parlamentari: Ernest Koroma diveniva presidente e veniva riconfermato anche alle elezioni del 2012.

Cultura: generalità

I mandingo o mande costituiscono il gruppo etnico più numeroso del Paese e i loro usi e costumi variano alquanto da zona a zona; le tradizioni resistono meglio dove è meno numerosa la presenza dei creoli e soprattutto dove l'influsso degli occidentali non è ancora troppo forte. Nei villaggi dell'interno l'abbigliamento può essere ancora tradizionale: buba e lappa (blusa e gonna) per le donne, a colori vivaci, grandi fazzoletti avvolti attorno al capo a mo' di turbante e tuniche per gli uomini. Tessuti e vasellame sono preparati dalle donne. Le donne hanno gran peso sia nella famiglia sia nella società, retaggio di un antico matriarcato: la madre è al primo posto nell'educazione dei figli che, dopo l'iniziazione (fatta a cura della setta del demone Poro) passano sotto l'autorità della tribù, affrancati dalla famiglia. Tra le danze più importanti vanno ricordate il buyan, riservato alle bambine, vestite con lunghi abiti bianchi, il kabadia, il ferenke e il tongojama. Semina e raccolto sono occasione di feste, e statuette di pietra (mormal) vengono seppellite a invocare la protezione del cielo. Molti i riti, soprattutto nel passato, che accompagnavano la nascita e la morte. Il corpo del defunto veniva spalmato di argilla bianca (il colore del lutto) e dinanzi al cadavere i parenti confessavano i torti che gli avevano fatto in vita, invocando per lui la pace del dio Ngewo. Dopo i mandingo, il maggior gruppo etnico è costituito dai temne, presso i quali sono egualmente numerose le società segrete ed è largamente diffuso, come presso i mandingo, l'islamismo. Lenta è l'evoluzione delle usanze tribali, a causa degli scarsi progressi compiuti dall'industrializzazione nel Paese, che vede solo una minima parte della popolazione impiegata nei moderni settori produttivi. L'alimentazione è basata sul riso, accompagnato da qualunque genere di salsa o cibo: foglie di patata o manioca, peperoncini piccanti, arachidi, fagioli, pesce, carne, melanzane, cipolle e pomodori.

Cultura: letteratura

La letteratura riflette la composita realtà sociale ed etnica del Paese. Si deve distinguere infatti una produzione letteraria in inglese, delle élite borghesi, discendenti dagli ex schiavi americani liberati, e una letteratura popolare, autoctona, in lingue africane. Queste ultime possedevano già da tempo una propria scrittura. Quella in lingua vai, sillabica e fonetica, usata anche per scopi letterari, risale al 1835 (creata da Mamolu Duwala Bukolo), ma deriva da un sistema pittografico più antico. Anche il basa ha un alfabeto che data dal sec. XX. Tuttavia, la letteratura popolare resta in prevalenza orale. La più nota è quella dei limba, con canti di nome mboro (storie antiche), storie di animali, il cui protagonista è il ragno, e di esseri umani generalizzati. Comprende altri generi: miti, narrazioni storiche, proverbi, indovinelli, massime. La letteratura in inglese degli ex schiavi riflette l'esperienza di individui che si sentirono culturalmente marginali nel contesto africano e furono spinti a operare una sintesi fra due civiltà anche per influsso del grande pensatore nero americano E. W. Blyden, che prestò la sua opera di educatore in Sierra Leone. La borghesia creola passò da un'accettazione incondizionata della civiltà occidentale a un tentativo di elaborazione di un'idea africana. La letteratura, che ebbe dei precursori nel sec. XIX negli storici e saggisti Africanus Horton (1835-1883) e A. B. C. Sibthorpe (1835-1916), propugnò teorie antirazziste, la formazione di stati indipendenti in Africa occidentale e la rivalutazione delle culture tradizionali. Nella prima metà del sec. XX James Johnson tenta una conciliazione fra il messaggio evangelico e la cultura africana. L'amore per la terra d'Africa appare nei versi di J. S. Davies (1879-1957) e di Crispin George (1902-1971) e nelle opere narrative di Adelaide Smith (1868-1959) e Gladys Casely-Hayford (1904-1950), che è stata la prima a usare il krio, gergo popolare creolo. Tra la produzione letteraria degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso ricordiamo il novelliere e saggista Abioseh Nicol (1924-1994), il romanziere Robert Wellesley Cole e T. Bankole, autore di una biografia su Kwame Nkrumah. Negli anni Settanta la poesia si è caricata di significati simbolici che talvolta l'hanno resa oscura, con uno stile denso e convulso. È rappresentata soprattutto da Gaston Bart-Williams (1938-1990), da Lemuel Johnson (1940-2000), da Syl Cheyney-Coker (n. 1945) e da Mukhtarr Mustafa (n. 1943). Negli anni Ottanta si sviluppa soprattutto la letteratura teatrale: quella elitaria in inglese rappresentata da Raymond Charley, e quella popolare in lingue africane. Il romanzo acquista un buon autore con P. D. Palmer. Molto vivace la critica letteraria grazie alla pubblicazione di una delle riviste più prestigiose dell'Africa: African Literature Today. A fianco delle lingue vernacolari e dell'inglese, esiste anche il creolo, o krio, lingua degli ex schiavi liberati. Questa lingua vanta alcuni buoni tentativi letterari: i versi di Acquash Laluah e di Thomas Deker, che ha tradotto in krio il Giulio Cesare di W. Shakespeare. All'inizio del XXI secolo è però ancora difficile trovare scrittori originari del Paese.

Cultura: arte

Nella Sierra Leone i gruppi più notevoli in campo artistico furono i kissi, i mandingo e i toma. Ai primi due gruppi fa capo un'interessante produzione di piccole sculture in pietra tenera. In realtà, tali figurette in steatite, dette nomori in area mandingo, pomtan in area kissi e reperite sepolte nel terreno, presentano un enigma circa la loro origine, in quanto i kissi e i mandingo non ne sono gli autori, anzi le reputano d'origine soprannaturale attribuendo loro poteri magici; con molta probabilità le statuette sono da ascrivere a popolazioni che abitarono anteriormente quelle regioni. Da menzionare ancora, riguardo ai mandingo, la maschera a elmo su collo a spirale portata dalle donne dell'associazione Bundu (o Sande), equivalente femminile della società Poro. Sul limite fra la foresta e la savana si incontrano i Toma, che adoperano per i loro riti di iniziazione numerose maschere, la maggior parte delle quali è collegata alla potentissima società segreta Poro. Tipica dei toma è una maschera piatta che richiama nella sua essenzialità lo stile cubista.

Bibliografia

Per la geografia

H. R. Jarret, A Geography of Sierra Leone and Gambia, Londra, 1964; A. P. Kup, Sierra Leone, Newton Abbot, 1975; F. Mühlenberg, Sierra Leone: Wirtschaftliche und soziale Strukturen und Entwicklung, Amburgo, 1978.

Per la storia

J. Peterson, Province of Freedom. A History of Sierra Leone, 1787-1967, Londra, 1969; J. R. Cartwright, Politics in Sierra Leone, 1947-1967, Toronto-Buffalo, 1970; G. Collier, Sierra Leone. Experiment in Democracy in an African Nation, New York, 1970; A. P. Kup, Sierra Leone. A Concise History, Newton Abbot, 1975; Autori Vari, The Anguish of Third World Independence: the Sierra Leone Experience, Lanham, 1982; W. Wenningen, History of Sierra Leone, Londra, 1983.

Per l'arte

G. Balandier, J. Maquet, Dictionnaire des civilisations africaines, Parigi, 1968; A. Tagliaferri, Stili del potere. Antiche sculture in pietra della Sierra Leone e della Nuova Guinea, Milano, 1990.

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