caso (linguistica)

nelle lingue flessive e agglutinanti, forma che il nome assume per esprimere una funzione sintattica. Si distinguono casi retti (nominativo, vocativo, accusativo) e casi obliqui (genitivo, dativo, ablativo). Tra le antiche lingue indeuropee il sanscrito, l'iranico, l'ittita, l'armeno, lo slavo e il baltico hanno conservato il maggior numero di casi (nominativo, vocativo, accusativo, genitivo, dativo, ablativo, strumentale, locativo). Il latino formalmente ha sei casi, mancando dello strumentale (la cui originaria desinenza è però conservata nelle forme di dativo e ablativo plurale della seconda declinazione: lupis, ai lupi) e del locativo (conservato solo in certe formule arcaiche come domi militiaeque, in pace e in guerra). Il greco ha ulteriormente ridotto i casi a cinque: nominativo, vocativo, accusativo, genitivo, dativo. L'originaria desinenza di strumentale si ritrova però nel dativo plurale della seconda declinazione (lýkois, ai lupi), quella di locativo nel dativo singolare della terza declinazione (paidí, al fanciullo), mentre antiche forme di strumentale sono ancora attestate in alcuni dialetti. Le lingue germaniche già fin dalla loro più antica documentazione dispongono solo del nominativo, accusativo, genitivo e dativo (con scarse tracce dello strumentale).

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