Descrizione

sf. [sec. XIX; da editore]. La professione di editore; la categoria degli editori, la loro attività e la loro produzione.

Cenni storici

I più antichi esempi di editori sono i commercianti di libri che a Roma nel sec. I a. C. istituirono officine in cui più copisti contemporaneamente trascrivevano lo stesso testo in un certo numero di copie destinate alla vendita: il più noto tra questi primi editori è l'amico di Cicerone, Pomponio Attico. L'attività editoriale, decaduta nel Medioevo (le copie di manoscritti erano fatte prevalentemente a uso personale del copista o interno della comunità che le produceva, e solo raramente a scopo commerciale), rifiorì con l'Umanesimo e poi durante il Rinascimento, quando l'accresciuta richiesta di libri consentì la costituzione di officine scrittorie nelle quali i libri venivano prodotti per la vendita con sistemi analoghi a quelli in uso nell'antica Roma. Celebre tra tutte queste “case editrici” rinascimentali quella del fiorentino Vespasiano da Bisticci. Dopo l'invenzione della stampa a caratteri mobili, l'attività editoriale vera e propria venne in un primo tempo svolta dal tipografo stesso; le due attività, tipografica ed editoriale, si differenziarono però abbastanza presto, dapprima nell'ambito di vere e proprie società editoriali nelle quali il compito di ogni socio era abbastanza chiaramente definito. Esempi di questa situazione sono le società costituite a Bologna nel 1470 dal tipografo B. Azzoguidi, dall'umanista F. dal Pozzo e da A. Malpighi, e a Milano nel 1471 dal tipografo A. Zarotto con il sacerdote G. degli Orsoni, gli umanisti Cola Montano e G. Paveri Fontana e il libraio P. A. da Castiglione. Verso il 1500 erano già solidamente affermate le prime importanti imprese editoriali. A Venezia erano attive quelle del Manuzio, dei Paganini, dei Giolito, dei Giunta (i Giunta avevano imprese anche a Firenze e Lione), a Milano quella dei Da Legnano (che non avevano tipografia propria); in Germania l'attività editoriale era fiorente soprattutto nelle grandi città universitarie; in Svizzera a Basilea; in Francia dominava il campo la dinastia degli Estienne, ma vi erano anche J. Bade e G. Tory a Parigi, il Griffi a Lione. Nel 1555 nacque ad Anversa la casa editrice del francese Ch. Plantin che segnò l'inizio dell'assoluto predominio, durato anche per tutto il secolo successivo, dell'editoria dei Paesi Bassi: l'attività di Plantin e poco dopo degli Elzevier rivoluzionò il mercato librario europeo sia per le dimensioni stesse della sua produzione sia per la diffusione capillare in tutta Europa della rete commerciale. Tra Sei e Settecento, soprattutto a opera degli editori olandesi, si rese più regolare la distribuzione del libro attraverso una rete di librerie con depositi continuamente riforniti. L'editoria settecentesca è caratterizzata, in tutta Europa, dalla crescente importanza delle case editrici universitarie, dalle iniziative editoriali di associazioni culturali e dall'attività di alcuni dei massimi artisti del libro, primo fra tutti il Bodoni, ma anche il Fournier in Francia e il Baskerville in Inghilterra. Proprio in questo periodo, tuttavia, iniziarono la loro attività i francesi Didot e i tedeschi Breitkopf. In Italia i veneziani Zatta e Albrizzi diedero ricchissime edizioni illustrate, e la milanese Società Palatina pubblicò i 27 volumi dei Rerum Italicarum Scriptores del Muratori. Sul finire del sec. XVIII e più ancora nel corso del XIX l'introduzione in campo tipografico di procedimenti tecnici e macchinari del tutto nuovi costrinse l'editoria a rinnovare i propri criteri produttivi per rivolgersi al pubblico nuovo creato dalle mutate condizioni politiche, sociali e culturali. Le collezioni economiche, numerosissime in ogni Paese, alla metà dell'Ottocento raggiunsero tirature di oltre 20.000 copie a titolo e contarono in più d'un caso oltre 1000 titoli: tra tutte si ricordano quelle dell'editore Routledge di Londra (dal 1848 al 1898) e la collana di opere inglesi dell'editore Tauschnitz di Lipsia (la prima collana di paperbacks) che tra il 1841 e il 1939 pubblicò oltre 5400 titoli; la più antica delle collezioni economiche esistenti ancor oggi, la Universalbibliothek dell'editore Reclam, nacque nel 1867. In Italia il periodo è ben rappresentato: a Milano da Silvestri e Bettoni (e dalla loro “Biblioteca dei classici italiani”), Vallardi, Sonzogno, Ricordi; a Torino, Pomba (poi U.T.E.T.) e Lattes si affiancarono a Paravia; a Firenze iniziò nel 1831 la sua attività F. Le Monnier e nel 1854 G. Barbera. Dopo la metà del secolo nacquero anche Zanichelli (1860), Salani (1862), Loescher (1867), Treves (1868), Hoepli (1871), Cappelli (1880), Laterza (1885), Olschki (1886). Poi, tra l'inizio del Novecento e la II guerra mondiale, sorsero altre tra le future maggiori imprese editoriali italiane: Istituto Geografico De Agostini (1901), Mondadori (1907), Rizzoli (1909), S.E.I. (1910), Vallecchi (1913), Bompiani (1929), Einaudi (1933). Ad esse si sono in seguito affiancate altre importanti case editrici come Garzanti (1930), Guanda (1932), Mursia, Marzorati (1942), Longanesi (1946), Fabbri (1947), Editori Riuniti (1953), Feltrinelli (1955), ecc. e una serie di piccole case editrici di grande prestigio culturale come Boringhieri (1957), Il Saggiatore (1958), Adelphi (1962), Sellerio, Salerno, Longo, Jaca Book, ecc.

Editoria elettronica

Per editoria elettronica si intende l'insieme dei supporti basati su personal computer (CD-ROM, WAN/LAN, broadcasting, floppy disc, e-book), sulla televisione (videocassette, cartucce per videogiochi, laser disc), nonché audiotex e videotex. Il mercato dei CD-ROM è in continua e inarrestabile espansione e i grandi editori si mostrano sempre più interessati: finora, però, si sono dedicati ai generi più facili, cioè le grandi opere, per sfruttare i prodotti cartacei già esistenti; tuttavia, la tendenza prevalente è quella di creare prodotti originali studiati per le esigenze dei vari mercati. Il settore più promettente è quello dell'edutainment. § L'editoria elettronica ha visto la diffusione di un numero crescente di riviste (e-magazines) e libri elettronici. Dapprima caratterizzate da un'impaginazione scarna ed essenziale e dedicate ad argomenti specifici (i temi più coltivati sono sport, fumetti, musica e satira), tali riviste sono col tempo diventate sempre più ricche e varie, per niente inferiori a quelle tradizionali più diffuse e quotate; anzi, offrono, oltre a una veste grafica di alto livello, la possibilità di ascoltare musica, di vedere filmati e perfino di interagire con il lettore. Alcune testate elettroniche hanno stipulato accordi con riviste di prestigio per ospitare in rete articoli prima ancora che compaiano in edicola. La natura elettronica garantisce la possibilità, nel caso, di aggiornare e modificare il contenuto dell'articolo; l'operazione risulta attuabile fino a quando non è pronto per l'immissione in rete il numero successivo. Questo spiega la presenza di due date, una corrispondente alla prima apparizione del numero e l'altra relativa alla successiva rielaborazione. Oltre che poter leggere direttamente su Internet le singole pagine, l'utente può scaricare l'intero contenuto della rivista sul proprio computer in qualsiasi momento. Per alcuni e-magazines esistono speciali versioni che consentono di ottenere, una volta stampate, un prodotto di aspetto del tutto simile a un tradizionale settimanale. Anche per friure di alcuni libri è possibile utilizzare un sistema analogo.

Musica

Gli inizi della moderna editoria musicale si devono, dopo vari tentativi susseguitisi nella seconda metà del sec. XV, all'attività di O. Petrucci, che nel 1501 pubblicò l'antologia Harmonice Musices Odhecaton, primo libro di musica stampato con il sistema dei tipi mobili e mediante tre successive impressioni (per il rigo, per le note, per il testo). Contemporaneamente A. Antico usava ancora il metodo della xilografia (incidendo in legno l'intera pagina da stampare). La stampa musicale si diffuse in Francia, Germania, Paesi Bassi e Inghilterra nel Cinquecento: prevalse in breve un sistema a caratteri mobili che, semplificando quello del Petrucci, consentiva un'unica impressione; ne fece grande uso P. Attaignant, uno dei primi grandi editori europei. In pochi decenni l'editoria musicale divenne industria. Tra i nomi maggiori si ricordano Gardano, Marescotti, Phalèse, Ballard. Nel Seicento si diffuse la tecnica dell'incisione su rame, iniziata a Roma da S. Verovio. Il Settecento conobbe una vasta fioritura di incisori francesi, il dominio di Roger e Le Cène nella prima metà del secolo e, verso la fine, la crescente affermazione di editori austriaci e tedeschi, come Artaria, André, Peters, Schlesinger, Schott, Simrock e Breitkopf, i quali ultimi ebbero una parte di primo piano anche nell'Ottocento. In questo secolo fiorirono in Italia Francesco Lucca, Guidi, Sonzogno e Ricordi; in Gran Bretagna Novello, Boosey & Hawkes. Sul piano tecnico, alla calcografia si sostituì la litografia; successivamente l'editoria musicale ha fatto proprie le tecniche di stampa più avanzate, avvalendosi anche degli strumenti offerti dall'editoria elettronica.

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