Lessico

sf. [sec. XV; dal latino tardo identítas-ātis].

1) L'essere lo stesso, identico a qualcuno o a qualche cosa; perfetta somiglianza; in particolare rapporto di uguaglianza tra due persone o cose: riconoscere l'identità di due valori.

2) In psicologia, consapevolezza che ha una persona della stabilità delle sue caratteristiche personali, che ne fanno un tutto strutturato e distinto dalle altre persone. La perdita dell'identità personale, che può verificarsi in alcune condizioni psicopatologiche, e in particolare nella schizofrenia, viene detta depersonalizzazione.

3) Complesso di elementi o di dati che consentono di individuare una persona nella sua entità fisica: carta d'identità.

Diritto

Nel diritto civile, l'errore sull'identità del coniuge è causa di nullità del matrimonio, purché non si sia verificata coabitazione per oltre un mese dopo il riconoscimento dell'errore. In diritto penale, chiunque dichiari o attesti falsamente a un pubblico ufficiale in un atto pubblico l'identità della propria persona è punito con la reclusione, così come chi si procaccia un ingiusto profitto attribuendo a sé e ad altri un falso nome. .

Filosofia

Aristotele definiva l'identità un rapporto di unità-distinzione: due cose infatti si dicono identiche quando sono una sola cosa per qualche aspetto essenziale, mentre possono variare per gli aspetti accidentali. La distinzione tra due cose di cui si predica l'identità è quindi sempre soltanto accidentale o provvisoria o formale: nell'identità di una cosa con se stessa si realizza appunto il caso limite della formalità della distinzione. L'identità in senso stretto e assoluto si ha, secondo Leibniz, quando, di due cose, tutto ciò che può predicarsi veramente dell'una può predicarsi veramente anche dell'altra, cioè quando il nome dell'una è sostituibile a quello dell'altra in tutti i giudizi in cui questo compare, senza alterarne il valore di verità. Il pensiero logico contemporaneo ha assunto la definizione leibniziana, ma ha escluso che sia lecito parlare di identità in senso assoluto, perché l'identità è sempre relativa a un insieme linguistico determinato, cioè a una determinata attribuzione di significati ai nomi. § Il principio di identità così si esprime: tutto ciò che è, è o anche ogni cosa è identica a se stessa. Assunto come principio fondamentale delle verità logiche con Kant, ebbe una parte importantissima nella filosofia postkantiana, fino a Hegel, che ne colse il carattere paradossale, per cui esso è di fatto negato da ogni proposizione in cui soggetto e predicato siano termini diversi, cioè dalla maggior parte dei giudizi di cui si fa uso (della forma “A è B”). Nella logica contemporanea non gli si riconosce particolare rilievo.

Matematica: logica

Relazione, denotata generalmente con il simbolo =, che sussiste tra A e B solo nel caso in cui A e B siano lo stesso oggetto. In altri termini, la formula A=B è vera solo quando A e B denotano lo stesso oggetto. L'identità è una relazione di equivalenza (e quindi è riflessiva, simmetrica, transitiva) e gode della proprietà dell'indiscernibilità degli identici per la quale se A=B e P è una proprietà, allora P(A) è vera se e solo se P(B) è vera. È vero anche l'inverso del principio dell'indiscernibilità degli identici, detto anche principio di identità degli indiscernibili. Questo, formulato in modo esplicito per la prima volta da G. W. Leibniz, afferma che se A e B godono delle stesse proprietà, allora A=B. Si può allora definire l'identità ponendo A=B se e solo se A e B hanno le stesse proprietà. La verità di una formula A=B dipende, quindi, dalla denotazione di A e di B. È naturale quindi che sorgano problemi quando si abbia a che fare con l'intensione di termini. Si consideri l'enunciato seguente: “Andrea crede che Parigi sia la capitale dell'Inghilterra” e “Parigi=capitale della Francia”. Per il principio dell'indiscernibilità degli identici, si può concludere che Andrea creda che la capitale della Francia sia la stessa cosa della capitale dell'Inghilterra. I due primi enunciati possono benissimo essere veri pur essendo falso il terzo. Questo comporta che il principio dell'indiscernibilità degli identici non si può sempre applicare in contesti come quello sopra, in cui ci si riferisce all'intensione dei termini. Sono oggi attive le ricerche per stabilire regole precise che eliminino questi paradossi fornendo una logica dell'identità valida anche in contesti intensionali.

Matematica: algebra e geometria

In algebra, eguaglianza (o equazione) che è sempre verificata per qualunque valore delle variabili che vi compaiono; è, per esempio, un'identità la relazione

Per principio di identità, o di identificazione, dei polinomi si intende l'asserzione secondo la quale sono da identificarsi due polinomi se e solo se hanno i coefficienti di tutte le potenze dell'incognita tra di loro uguali. In un insieme dotato di operazione binaria, il termine identità è sinonimo di elemento identico. In un insieme A si indica con identità quella particolarissima equivalenza di A nella quale ogni elemento a di A è equivalente solo a se stesso. § In geometria e, più in generale, nella teoria degli insiemi, identità, o trasformazione identica, è la trasformazione che porta ogni elemento di un dato insieme in se stesso. Nell'insieme delle trasformazioni di un insieme in se stesso, l'identità è l'elemento identico rispetto all'operazione di composizioni di trasformazioni.

Sociologia

La nozione di identità, di origine psicologica, è entrata nella letteratura sociologica riguardante i movimenti di azione collettiva. In questa prospettiva, per identità si può infatti intendere la percezione e l'autorappresentazione di una qualche appartenenza comunitaria (etnica, religiosa, linguistica) o politico-simbolica (identità ideologica o simili). Il sociologo francese A. Touraine ha parlato di una cultura dell'identità, propria dei movimenti sociali emergenti (ecologismo, femminismo, nuovo pacifismo), in cui l'identità si collega principalmente alla rivendicazione di una condizione biologica (per esempio il sesso) reinterpretata come critica dei tradizionali ruoli sociali (per esempio della subordinazione femminile). Si ha identità in sociologia se il gruppo di riferimento ha caratteri di permanenza e stabilità, e se è in condizione di elaborare una relazione sociale che vincoli soggettivamente i suoi membri. Secondo gli antropologi, l'identità si configura inoltre come una componente essenziale della rappresentazione culturale dei bisogni di un gruppo. Di qui, anche, una certa ambiguità del richiamo all'identità come retroterra dell'azione politica di partiti e movimenti, stante la compresenza in essi di pulsioni tradizionalistiche (identità difensiva) e di spinte all'innovazione (identità offensiva).

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