Lessico

(lett. imàgine), sf. [sec. XIII; dal latino imāgo-gĭnis].

1) Forma esteriore dei corpi percepita direttamente o indirettamente attraverso la vista; figura, aspetto: immagini nitide, confuse; a immagine di qualcuno o di qualche cosa, a somiglianza, sul modello.

2) Rappresentazione mentale di un oggetto pensato, rievocato dalla memoria o prodotto dalla fantasia: l'immagine paterna; le immagini dell'oltretomba.

3) Rappresentazione artistica di un oggetto reale o fantastico: immagine dipinta, scolpita; in particolare, raffigurazione di persone divine, santi e sim.: immagini sacre. Fig.: essere l'immagine di qualcuno, assomigliargli vistosamente; un'immagine della realtà, una riproduzione più o meno verosimile.

4) Manifestazione sensibile di un'entità astratta; simbolo: quel mendicante era l'immagine della miseria. In retorica, espressione concreta ed efficace di un concetto poeticamente trasfigurato; metafora: una pagina densa di immagini suggestive.

5) In entomologia, ultimo stadio della vita postembrionale degli Insetti, corrispondente allo stadio adulto in cui l'insetto ha raggiunto la maturità sessuale. Viene anche detto insetto perfetto o imago.

6) In elettronica e informatica, elaborazione d'immagine, complesso delle tecniche elettroniche e informatiche impiegate per intervenire su immagini fisse o mobili.

Diritto

L'abuso dell'immagine altrui, commesso mediante esposizione e pubblicazione, tale da recare pregiudizio al decoro e alla reputazione della persona offesa, può essere interdetto dall'autorità giudiziaria, salvo il diritto al risarcimento del danno. L'azione spetta sia al danneggiato, sia al coniuge e agli ascendenti e discendenti. La pubblicazione, al fine di commercio e di distribuzione, d'immagini oscene e cioè offensive del comune sentimento del pudore, è punita dal Codice Penale con la reclusione (art. 528). Non si considerano oscene né l'opera d'arte né quella di scienza, salvo che siano offerte in vendita, per motivo diverso da quello di studio, a persone minori di diciotto anni.

Elettrostatica

Metodo delle immagini, artificio atto alla determinazione delle linee di forza di campi elettrici in casi particolari, nei quali le condizioni del sistema sono tali che è possibile sostituire una superficie conduttrice con una carica elettrica puntiforme senza alterare il campo. Si consideri il caso di una carica elettrica +q in presenza di una superficie conduttrice piana S, a distanza h. L'andamento delle linee di forza rimane invariato sostituendo alla superficie S una carica elettrica +q dalla parte opposta alla superficie, a distanza h, ossia nella posizione di simmetria in cui si troverebbe l'immagine virtuale della carica +q data da uno specchio S che sostituisce la superficie conduttrice. Il metodo è usato in radiotecnica per la determinazione delle caratteristiche di un'antenna e in magnetostatica (metodo delle immagini magnetiche).

Etologia

Immagine di ricerca, rappresentazione mentale di un oggetto (preda, alimento) formata attraverso l'esperienza e probabilmente per un meccanismo di prove ed errori. Alcuni studiosi sostengono che gli animali si formino immagini di ricerca sulla base della selettività nel cercare, della maggior reattività a determinati stimoli e del migliore rendimento mostrato in alcuni comportamenti appetitivi.

Filosofia

Immagine è ciò che l'immaginazione produce, sia riferendosi agli oggetti dell'esperienza sensibile (percezioni), sia alla spontanea associazione delle percezioni (fantasie). Già gli stoici chiamavano “fantasia” il prodotto dell'immaginazione relativo all'esperienza sensibile, e chiamavano invece “fantasma” ciò che oggi si chiamerebbe fantasia. Platone sottolineava nell'immagine la dialettica per cui il reale è nello stesso tempo presente e assente (presente in quanto si dà a conoscere e assente in quanto altra è la sua natura: tema poi ripreso dai neoplatonici, da Cusano, ecc.). Hobbes, invece, preferiva ridurre le immagini entro i limiti di una teoria materialistica della conoscenza; a essa molti pensatori si sono riferiti, o per farla propria o per combatterla.

Matematica

Data una funzione f da un insieme A a un insieme B, cioè una legge che associa a ogni elemento a di A un elemento di B, indicato con f(a), si definisce immagine di a attraverso la funzione f l'elemento f(a). Si definisce poi immagine di A attraverso f l'insieme degli elementi di B che sono immagini di elementi di A. Si consideri, per esempio, la funzione f dall'insieme dei numeri interi in se stesso che associa al numero intero a il suo doppio 2a. L'immagine del numero 1 è il numero 2; l'immagine dell'insieme dei numeri interi è l'insieme dei numeri pari.

Ottica

Riproduzione più o meno fedele della forma di determinati oggetti, sorgenti primarie o secondarie di luce (o, in generale, di onde elettromagnetiche) che appare nel campo visivo dell'occhio umano oppure può essere registrata da un ricevitore di luce (o, in generale, di onde elettromagnetiche). In particolare l'immagine di un dato oggetto si dice reale quando è determinata da una reale concentrazione di energia luminosa e quindi può essere raccolta su uno schermo; si dice virtuale quando non si verificano le condizioni precedenti, per esempio, un punto A´ è l'immagine virtuale di un punto A quando è il punto d'incontro dei prolungamenti di raggi resi divergenti da un sistema ottico, uno specchio piano.. In relazione al modo in cui è data dal sistema ottico, l'immagine può essere diritta, capovolta, ribaltata, ribaltata e capovolta.. L'assoluta fedeltà dell'immagine al corrispondente oggetto (stigmatismo) non è realizzabile a causa della presenza di fenomeni di diffrazione; tuttavia, anche trascurando la diffrazione, si ha una perfetta fedeltà solo nel caso di specchi piani perfettamente lavorati. Per ogni altro tipo di sistema ottico comprendente superfici riflettenti e rifrangenti, si raggiunge lo stigmatismo solo per determinati punti dell'oggetto. Per superfici riflettenti sferiche e superfici rifrangenti piane o sferiche, si ottiene uno stigmatismo approssimato quando i raggi luminosi arrivano su dette superfici con angoli di incidenza sufficientemente piccoli.

Psicologia

Il prodotto dell'attività di pensiero che possiede i caratteri di una percezione di qualcosa di esterno all'individuo, pur accompagnandosi alla coscienza di essere autoprodotta. Se le immagini appaiono particolarmente stabili, sature nei colori e precise nelle forme, vengono dette eidetiche. L'attività di pensiero fondata soprattutto sulle immagini viene detta immaginazione.

Religione: culto delle immagini

Onore reso alle rappresentazioni figurative di Gesù, di Maria e dei santi, nonché a quelle di esseri incorporei quali Dio, lo Spirito Santo, la Trinità, gli angeli. Il cristianesimo si trovò ai suoi inizi tra due tradizioni opposte, quella ebraica ostile alle immagini e quella greco-ellenistica, sostanzialmente figurativa, e il problema del culto delle immagini si pose per l'esigenza di contrapporre l'essenza spirituale della nuova religione all'idolatria del paganesimo. Fin dalle origini tuttavia si manifestò il conflitto tra iconismo e aniconismo: nel discorso di San Paolo all'Areopago sono presenti argomenti contrari alle immagini; San Giovanni invece ne difende l'uso e perfino il culto. Tra i padri della Chiesa, Clemente Alessandrino e poi Origene sono ostili alle immagini per motivi filosofici; meno violenta è la critica di Gregorio Nazianzeno, e gradualmente l'ostilità cede il posto a una riabilitazione delle immagini: Gregorio di Nissa affermava la pratica di adornare con immagini i luoghi di culto a scopo di ammaestramento. Lo Pseudo-Dionigi Areopagita aprì la via al simbolo e all'allegoria. Queste teorie verranno riprese nella cristianità orientale da Massimo il Confessore e diffuse da Scoto Eriugena in Occidente, ma tutto il mondo orientale viene investito dalla crisi dell'eresia iconoclastica, conclusasi solo con il II Concilio di Nicea (787). Alla diffusione dell'arte allegorico-simbolica contribuì la riforma interna dell'ordine benedettino, cui si oppose il carattere tendenzialmente aniconistico della mistica cistercense, mentre dichiaratamente iconistica fu dal sec. XIII la mistica francescana così come la devozione promossa dai domenicani. La negazione delle immagini venne sancita dalla teologia della Riforma protestante, ma il Concilio di Trento (1563) vi si oppose, tanto che al termine delle guerre di religione si manifestò una divisione tra Europa cattolica iconistica ed Europa protestante aniconistica, non priva di effetti sullo svolgimento dell'arte e della cultura artistica. Aniconismo in sede religiosa e laicità dell'arte furono anche i termini della polemica illuministica, mentre in Schlegel si trova una dichiarata rivendicazione dell'iconismo cristiano-cattolico come principio e fondamento dell'arte.

Tecnica: fotografia

Immagine latente, immagine non visibile a occhio nudo, costituita da agglomerati submicroscopici di atomi d'argento formatisi in seguito a esposizione alla luce nei cristalli di alogenuro d'argento delle emulsioni fotografiche. Da questi agglomerati ha inizio il processo di sviluppo in seguito al quale si ha la formazione dell'immagine visibile. Ricordiamo, in modo assai succinto, che le qualità richieste a un'emulsione fotografica, in astronomia, dipendono strettamente dal genere di immagine da registrare. In funzione dello splendore della sorgente celeste e delle esigenze imposte dalla risoluzione spaziale desiderata, i criteri di scelta hanno facoltà di spaziare entro un vasto campo di gradi di sensibilità alla luce, e attraverso una ricca gamma di granulosità e di contrasti. Riguardo al supporto, il vetro in sottili lastre deformabili di grandi dimensioni (fino a ~40 cm) è preferibile nella ripresa degli ampi campi celesti forniti dai telescopi del tipo Schmidt; mentre la pellicola a fogli e/o a rotoli presenta maggior uso nelle registrazioni ove non sia richiesta elevata fedeltà topologica dei particolari. I requisiti impliciti nella fotografia astronomica possono venir riassunti nei seguenti punti: a) alto contrasto dell'emulsione; b) bassissima granulosità; c) alto rapporto segnale/rumore (per “rumore” s'intende il grado d'annerimento, o velo, delle aree d'emulsione non raggiunte dall'immagine); d) estensione del “gamma” fotografico (la pendenza della curva delle caratteristiche) fino alle immagini più deboli. Anche se la tecnica fotografica per la registrazione di immagini astronomiche è quasi del tutto soppiantata da quella di tipo elettronico, ci soffermeremo a illustrare in particolare quei metodi – cui gli astronomi sovente ricorrono quando vogliono accrescere l'efficienza delle emulsioni riguardo al punto d) – che si ripromettono d'accrescere la sensibilità della lastra fotografica (ipersensibilizzazione). La chimica delle emulsioni in presenza dell'azione della luce insegna che sono mediamente necessari almeno tre fotoni in rapida successione per sensibilizzare un cristallo di alogenuro d'argento e generare un'immagine latente. Se, con una sorgente debole, il flusso fotonico diviene troppo lento, l'immagine latente non si forma – oppure rimane sepolta dal “velo” – e si ha una perdita di quell'effetto di reciprocità che normalmente lega l'esposizione dell'emulsione alla luce incidente. L'ipersensibilizzazione tende ad abbassare il fondo fotografico in modo da far emergere le immagini di sorgenti che, in caso diverso, risulterebbero troppo deboli per essere percepite. Un espediente prevede il raffreddamento dell'emulsione ad alcune decine di °C sotto zero, da mantenersi durante l'esposizione nell'intento di prolungare il tempo di formazione del velo; altro espediente è l'esposizione preliminare a un lampo di luce (visibile o ultravioletta). Si consiglia anche di ricorrere a un bagno di nitrato d'argento in soluzione cui sottoporre l'emulsione immediatamente prima dell'uso. Nondimeno, la tecnica d'ipersensibilizzazione più professionale consiste in una manipolazione a più fasi operative che iniziano con l'introduzione dell'emulsione (in film, lastra o pellicola) all'interno di un opportuno contenitore a pressione e a tenuta di luce (camera di ipersensibilizzazione) nel quale viene praticato il vuoto. In un secondo tempo, l'emulsione viene “lavata” con un flusso d'idrogeno, o anche – per ragioni di sicurezza – con idrogeno miscelato a un 90% d'azoto (forming gas), immesso nella camera a 1-2 atmosfere. Il lavaggio viene ripetuto più volte in modo da rimuovere le impurità che, incorporate nell'emulsione, ne attenuerebbero l'efficienza. Infine l'emulsione, all'interno della camera stessa, va sottoposta a un trattamento termico di circa 50 °C per la durata di alcune decine di ore. L'utilizzazione del materiale sottoposto al trattamento deve avvenire in tempi ragionevolmente brevi, cosicché l'astronomo in genere ne limita la preparazione alle sole quantità che, volta per volta, ritiene di usare. Le diverse tecniche d'ipersensibilizzazione permettono di guadagnare fino a 4-5 magnitudini stellari.

Tecnica: immagine televisiva

L'immagine televisiva che compare sullo schermo di un televisore è ottenuta in modi differenti a seconda che lo schermo sia di tipo CRT, ovvero di tipo al plasma (PDP) o a cristalli liquidi (LCD). Per schermi di tipo CRT (cinescopi), utilizzati in modo esclusivo fino a tutti gli anni Ottanta del XX secolo, l'immagine è composta da un certo numero di linee modulate in luminosità e fra loro interallacciate con la sequenza di due serie di linee orizzontali dette “quadri”, uno dei quali è realizzato con le linee di ordine pari e il successivo con quelle di ordine dispari. Per esempio, secondo lo standard europeo, l'immagine è costituita da due serie di linee con complessive 625 linee di scansione (vedi anche televisione). Si chiama periodo di immagine il tempo necessario per l'analisi di un'immagine video; il reciproco del periodo di immagine è detto frequenza di immagine. Si dice immagine doppia lo sdoppiamento di immagini dovuto a effetto fantasma. Nel caso di schermi PDP o LCD, l'immagine è composta da un insieme bidimensionale di punti detti pixels, ciascuno dei quali può essere modulato in intensità (luminanza) e in colore (crominanza). Lo schermo è quindi composto da una matrice di elementi di immagine pilotabili elettronicamente e in modo indipendente. Poiché il segnale video della televisione analogica è composto da quadri e righe di scansione, secondo lo standard degli schermi di tipo CRT, opportuni circuiti elettronici consentono di trasformare e memorizzare tale segnale nella matrice di pixels, come richiesto negli schermi al plasma e a cristalli liquidi.

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