intellettualismo

sm. [sec. XIX; da intellettuale]. Dottrina che privilegia l'intelletto, sia in senso gnoseologico (l'intelletto è considerato la via d'accesso per eccellenza alla realtà) sia in senso metafisico (tutto si riconduce alla realtà intellettuale, ipostatizzata). Come tale l'intellettualismo è avversato soprattutto dalle correnti di pensiero sensiste o empiriste, che contestano ogni privilegio dell'intelletto e gli oppongono quello dell'esperienza sensoriale o sperimentale; dalle correnti marxiste (o comunque materialiste) che sottolineano come una concezione intellettualistica della realtà o della storia operi indebite astrazioni nei confronti delle forze reali che operano nella storia e nella realtà. In questo senso si è parlato d'intellettualismo estetico là dove l'attenzione, nell'analisi di un'opera d'arte, è volta più al concetto che in essa si suppone celato che alla forma concreta in cui l'opera è realizzata; e si è parlato d'intellettualismo morale per indicare quelle dottrine che riconducono l'agire etico a un atto intellettuale (come spesso nella filosofia greca). Va comunque notato che il concetto d'intellettualismo è relativo a quello d'intelletto che è stato assunto in un certo momento del pensiero, e non è assoluto, bensì estremamente problematico. § L'intellettualismo è stato usato, nell'ambito degli autori evoluzionisti, per rendere conto dei vari fenomeni religiosi, riducendoli a risposte inadeguate a esigenze conoscitive: per esempio, i riti magici vengono visti come pratica scientifica sbagliata; i miti sono considerati spiegazioni errate di fenomeni naturali, ecc. I costrutti dell'intellettualismo sono stati superati, come ogni forma d'evoluzionismo, col progresso degli studi.

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