Lessico

sm. [sec. XIV; dal latino tardo leopardus, da leo, leone+pardus, pantera].

1) Carnivoro (Panthera pardus) della famiglia dei Felidi.

2) Nome di altri animali appartenenti alla famiglia dei Felidi quali il leopardo nebuloso e il leopardo delle nevi, altra denominazione dell'irbis.

3) Moneta anglo-francese d'oro con il tipo del leopardo, coniata da Edoardo III (1327-77) in Francia, nelle zecche di Bergerac, Dax e Lectoure. I leopardi furono imitati in Aquitania e altrove. Leopardo d'argento fu detto il grosso di Enrico V d'Inghilterra (1413-22) con il tipo del leopardo.

Zoologia: generalità

Diffuso in Africa e Asia (il leopardo asiatico è comunemente noto con il nome di pantera, mentre le “pantere nere” sono leopardi con spiccato melanismo), il leopardo ha corpo elegante, slanciato e robusto, con arti relativamente corti: alto al garrese 70 cm ca., è lungo sino a 1 m e mezzo, ha coda di 90 cm e pesa 50-80 kg. Il manto è giallastro coperto di macchie nere a rosetta su tutto il corpo, salvo la parte interna delle zampe e la regione del ventre che sono biancastre. Il leopardo è diffuso dalle savane e foreste tropicali africane alle pianure e alle giungle indiane, sino alla Malesia e all'Asia orientale e meridionale. È presente anche in Turchia, Caucaso, Iran e Asia centrale. Il suo habitat si estende anche alle montagne e alle periferie di alcune grandi città africane. Fino a tempi recenti il leopardo è stato il più diffuso dei Felidi, se ne conoscono 24 diverse razze, distinte per statura e conformazione del manto; tuttavia a seguito della caccia per la pregiatissima pelliccia (la pelle del leopardo è stata usata nell'abbigliamento fin dai tempi più remoti) è scomparso da vaste zone e in altre è divenuto molto raro. Nel 1971 l'Unione internazionale dei commercianti di pellicce si è impegnata a non commerciare più pelli di leopardo per salvare il felide dall'estinzione.

Zoologia: leopardo nebuloso

Carnivoro (Neofelis nebulosa) della famiglia dei Felidi, lungo 1 m, con coda di 90 cm e manto dalle grandi chiazze poligonali, più definite sul dorso e sui fianchi, ma sempre un po' sfumate. È molto raro e vive in Asia, dal Nepal all'Indocina, fino a Sumatra, Borneo e Formosa. Il suo habitat è costituito da foreste e paludi. Fortemente arboricolo (in quanto ad agilità è secondo solo al margay, tra i Felidi), poco si conosce delle sue abitudini, ma sembra che abbia un carattere particolarmente mite. Si nutre di scoiattoli, scimmie e piccoli Ungulati, che cacciano all'agguato piombando dall'alto dei rami degli alberi.

Etologia

Il leopardo, come quasi tutti i Felidi, è di costumi solitari, formando al più famiglie costituite dai genitori e dai figli dell'anno in corso. A questi restano uniti, talvolta, i figli dell'anno precedente, normalmente scacciati dal nuovo compagno della femmina. Ma poiché le coppie si mantengono unite per poco tempo oltre il periodo dello svezzamento dei nuovi nati, i gruppi familiari più comuni sono in genere formati da una femmina adulta e dai suoi figli dell'ultimo anno. Questi sono in genere 1 o 2, talvolta 3, partoriti dopo 90-105 giorni di gestazione in un luogo riparato, come un anfratto roccioso o la cavità di un albero. Nel primo periodo dopo la nascita, il maschio provvede al mantenimento della famiglia, cacciando anche per la femmina intenta ad allattare, ma successivamente la femmina, ormai nuovamente in grado di badare a se stessa e alla prole, lo allontana. I cuccioli sono nutriti con il latte materno per circa tre mesi e presto si mostrano attratti da tutto ciò che si muove, inclusi i piccoli animali della foresta, ai quali incominciano a tendere agguati. Verso l'età di cinque mesi, l'osservazione della madre durante gli agguati si traduce nei primi successi di caccia dei giovani, in genere prede piccole e facili, e, a un anno, i giovani possono accompagnare la madre e partecipare alla cattura di prede più grandi. A quest'età i giovani, soprattutto se maschi, vengono in genere aggrediti da un corteggiatore della madre e prenderanno a vagare solitari. Raggiungeranno la maturità sessuale a circa tre anni. Il leopardo è un predatore territoriale. I singoli maschi possono occupare aree di dimensioni estremamente variabili, che possono estendersi per parecchie decine di chilometri quadrati, e non è raro che più individui possiedano domini ampiamente sovrapposti. Specialmente nelle aree molto estese i leopardi si soffermano a cacciare in determinati punti per alcuni giorni, con frequenze irregolari, cambiando zone successivamente. I sensi più sviluppati del leopardo sono la vista e l'udito, che permettono a questo predatore di muoversi agilmente anche di notte senza urtare ostacoli e di percepire frequenze al di là delle capacità dell'orecchio umano. Le lunghe vibrisse gli permettono anche di percepire il contatto con gli ostacoli di notte, nei passaggi stretti. Non è certo, invece, che il leopardo sappia utilizzare la direzione del vento per avvicinare le prede, e d'altronde l'olfatto non è particolarmente sviluppato nei Felidi. La caccia prevede due tecniche principali: la tecnica dell'attesa consiste nell'appostarsi in un luogo frequentato da animali, spesso su un ramo basso o a terra, dove il leopardo, immobile ma attento, è ben mascherato dal suo manto giallo maculato di nero, che nell'intrico della vegetazione si confonde con il gioco di luci e ombre prodotto dai raggi del sole nel sottobosco. Quando la preda è a tiro, viene raggiunta con un balzo e abbattuta con il favore della sorpresa. La seconda tecnica è quella tipica di molti altri Felidi e consiste nell'avvicinamento lentissimo alla preda seguito da uno scatto fulmineo e dal balzo finale. Le prede più piccole sono in genere trattenute sotto le zampe; le più grandi vengono abbattute con una zampata e poi afferrate al collo e soffocate. In caso di necessità i leopardi accettano come alimento una grande varietà di animali, ma se le prede abbondano, alcuni tendono a preferire animali di determinate specie, che cercano attivamente anche se hanno l'opportunità di cacciarne altri. D'altro canto certi animali sono cacciati comunemente da tutti i leopardi, come gli sciacalli, troppo piccoli per opporre qualche resistenza, i giovani di quasi tutte le specie prive di armi particolari, come le gazzelle, ma anche gli istrici, che vengono selettivamente colpiti sul muso, l'unica parte del corpo non protetta da aculei. Alcuni leopardi imparano anche a sopraffare i più pericolosi suidi, come gli ilocheri, se isolati dal branco, attaccandoli sul dorso e sfuggendo così alle loro temibili zanne. Sebbene i leopardi non amino affatto l'acqua, alcuni imparano a pescare dalle rive dei fiumi o delle pozze in via di prosciugamento, afferrando i pesci che giungono a tiro, o quelli intrappolati nel fango; talvolta il leopardo cattura anche qualche coccodrillo, che costituisce, però, una preda assai pericolosa. Le scimmie e gli uccelli sono prede non infrequenti, dato che l'estrema agilità permette al leopardo di balzare fra i rami e dai rami a terra all'inseguimento di questi animali, anche se non sempre con successo. Sono anche documentati rari casi di leopardi cacciatori di uomini. Alcuni leopardi trasportano abitualmente le prede sugli alberi, dove le consumano tranquillamente al riparo dal disturbo dei leoni, delle iene e degli avvoltoi. Le scimmie terricole, come i babbuini, che vivono in gruppi sociali numerosi e ben organizzati, sanno opporsi efficacemente al leopardo e solo gli individui menomati e i giovani, se isolati dal branco, possono restarne vittime. I grandi maschi dei babbuini possono anche uccidere un leopardo, rischiando essi stessi la morte per le gravissime ferite. Il leopardo può essere predato dal leone, che può sorprendere sia le cucciolate indifese sia qualche adulto, e dalle iene, che pure uccidono facilmente i piccoli e non esitano ad attaccare, ma con minor successo, gli adulti.

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