Lessico

sm. [da ricavare].

1) Il cavare, il tirar fuori: impianti di ricavo, che servono a estrarre pietra, argilla, ecc.

2) Quantità di denaro che si ricava da una vendita o da una prestazione. In particolare, nel linguaggio economico, ricavo totale, ammontare complessivo di moneta che l'impresa percepisce a seguito della vendita della propria produzione (è quindi uguale al prodotto fra la quantità venduta e il prezzo unitario di vendita); ricavo medio è sempre uguale al prezzo di vendita; ricavo marginale, rapporto incrementale tra ricavo totale e quantità prodotta. In regime di concorrenza perfetta, il ricavo totale della singola impresa è funzione lineare della quantità prodotta; prezzo e ricavo marginale coincidono. In regime di monopolio o di concorrenza imperfetta, il ricavo totale è di norma funzione crescente e poi decrescente della quantità prodotta; esso è massimizzato allorché il ricavo marginale è uguale a zero; tale condizione si realizza allorché l'elasticità della domanda risulta uguale a uno. Il ricavo marginale risulta per qualunque volume prodotto minore del prezzo.

Economia aziendale

Il ricavo può essere definito come il valore dei beni venduti e/o dei servizi erogati dall'azienda, rappresentandone il realizzo dei fattori produttivi precedentemente investiti per lo svolgimento del processo di trasformazione; pertanto il ricavo, poiché deriva dallo scambio di risorse monetarie, ossia finanziarie (in entrata nell'azienda), con risorse reali, prodotti finiti (in uscita dall'azienda), può essere anche definito l'intensità di un flusso reale in uscita (outflow reale) misurata da un flusso finanziario in entrata (inflow finanziario). Nell'economia dell'impresa, accanto alla suesposta nozione di ricavo di vendita è possibile riscontrare la configurazione di ricavo di produzione (concettualizzato specificatamente nell'ambito della dottrina contabile tedesca), esprimente il valore dei beni reali e/o dei servizi prodotti in un dato periodo, indipendentemente dall'avvenuta vendita, determinando così la ricchezza aggiuntiva creata dall'azienda a beneficio della collettività. Il ricavo, come componente positivo del reddito, contribuisce alla formazione del risultato di periodo sulla base della sua competenza economica, la quale ne determina l'imputazione a quello specifico esercizio in cui l'operazione gestionale che origina il ricavo si è conclusa, ossia la prestazione è stata eseguita (i prodotti sono stati venduti e consegnati, i servizi sono stati erogati). Proprio in applicazione del principio di competenza economica, dal punto di vista più strettamente contabile, possono aversi altri concetti di ricavo: i ricavi pluriennali sono quelli ottenuti nell'arco di più periodi amministrativi, a fronte dei lavori a esecuzione ultrannuale, generalmente disciplinati da contratti di appalto o di somministrazione con durata pluriennale; essi vanno imputati pro quota nei vari periodi sulla base degli stati di avanzamento dei lavori; i ricavi anticipati sono quelli che hanno avuto una manifestazione finanziaria al momento di inizio del ciclo di ottenimento dei prodotti finiti e che, quindi, non hanno ancora avuto una corrispondente manifestazione economica; essi, pertanto, vanno rinviati ai successivi periodi di competenza con la rilevazione di rettifiche di ricavo (nel conto economico) e di ricavi “sospesi” (nello stato patrimoniale), configurando ipotesi di risconti passivi o di rimanenze finali passive; i ricavi posticipati, al contrario, si caratterizzano per il fatto di avere una manifestazione finanziaria solo al termine della prestazione da eseguire, a fronte di una già avvenuta manifestazione economica; conseguentemente, per la parte di competenza, essi vanno imputati nel periodo di maturazione attraverso la rilevazione di ratei attivi.

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