Definizione

sm. [sec. XV; dal latino reddítum, pp. neutro di reddĕre, rendere]. Flusso di beni (di solito la moneta) percepito da un'unità economica in un determinato periodo di tempo quale compenso per la cessione in uso di un fattore produttivo: dichiarazione dei redditi. Da un punto di vista strettamente fiscale, la nozione di redditoimponibile definisce la base di calcolo delle imposte dirette (IRPEF, IRPEG, ILOR.); nel nostro ordinamento tributario essa può essere costituita da sei differenti tipologie di redditi: redditi fondiari, redditi da fabbricati, redditi da capitale, redditi da lavoro autonomo, redditi da lavoro dipendente, redditi d'impresa, redditi diversi (IRPEF).

Economia: il reddito nazionale

Il reddito nazionale di un sistema economico è costituito dal flusso di beni e servizi, espresso in termini di valore, che in un determinato periodo di tempo risulta dall'operare congiunto delle prestazioni dei fattori di produzione, flusso che remunera gli stessi fattori per la loro partecipazione al processo produttivo e trova impiego in consumi e investimenti. Il reddito nazionale lordo al costo dei fattori corrisponde direttamente alla somma delle remunerazioni spettanti a tutti coloro che partecipano alla produzione e agli ammortamenti. Il reddito nazionale netto è pari a quello lordo decurtato degli ammortamenti. Il valore di ciò che è prodotto – tolto quanto occorre a ricostituire i capitali consumati – viene distribuito ai fattori della produzione: ai lavoratori dipendenti sotto forma di salari e stipendi, a chi fornisce il capitale (mobiliare e immobiliare) sotto forma di interessi e rendite, al fattore “impresa”, sotto forma di profitti. In pratica nel nostro sistema di contabilità nazionale i redditi dei fattori vengono così classificati: redditi da lavoro dipendente, in cui sono comprese le retribuzioni lorde e gli oneri sociali corrisposti dai datori di lavoro; redditi da capitale delle famiglie, in cui sono comprese le rendite, gli interessi e i dividendi percepiti dalle famiglie in quanto proprietarie d'immobili od operatori finanziari; redditi da capitale dell'amministrazione pubblica, in cui oltre ai redditi di puro capitale sono compresi anche gli utili delle imprese pubbliche non dotate di autonomia di gestione; redditi da risparmio delle società, utili o profitti non distribuiti, e redditi misti, questi ultimi costituiti dai redditi spettanti a coloro che individualmente o in forma associata svolgono un'attività nella quale impiegano congiuntamente lavoro, capitale e attività imprenditoriale. Il reddito lordo disponibile è pari al reddito nazionale lordo più i trasferimenti unilaterali di reddito dall'estero e meno i trasferimenti unilaterali di reddito all'estero. Il reddito disponibile al netto delle imposte viene dai percettori (privati e pubblici) impiegato per il consumo, oppure risparmiato (e, quindi, investito).

Economia: l'effetto reddito

Nella teoria del consumatore, è stato distinto dall'effetto di sostituzione grazie all'equazione di Slutsky. Allorché il prezzo di un certo bene diminuisce, esso produce due distinti effetti: il primo, quello noto come effetto reddito, è di aumentare il potere di acquisto del consumatore; egli potrà decidere come ripartire tale aumento sui beni a sua disposizione. Se un bene non è inferiore, l'effetto reddito corrispondente sarà positivo. Il secondo, noto come effetto di sostituzione, è dovuto al fatto che gli altri beni diventano relativamente meno a buon mercato di quello il cui prezzo è diminuito.

Economia: l'organizzazione aziendale

Il reddito è la variazione, incrementativa (utile) o decrementativa (perdita), subita dal capitale inizialmente investito per effetto della gestione, cioè dell'eccedenza fra ricavi e costi di competenza dell'esercizio connessi alle varie operazioni aziendali. Esistono varie configurazioni di reddito: il reddito lordo è utilizzato nella pratica contabile per la determinazione del risultato economico senza considerare l'influenza di alcuni componenti straordinari, cioè non tipici, come gli oneri finanziari e gli oneri tributari; il reddito netto rappresenta il risultato finale della gestione, dopo aver tenuto conto di tutti i componenti positivi e negativi; il reddito operativo indica il risultato (utile o perdita) derivante dalla gestione produttiva caratteristica dell'azienda. La determinazione contabile del reddito netto, che avviene nella redazione del conto economico, può essere finalizzata a individuare alternative grandezze tra cui ricordiamo: il reddito distribuibile, inteso come reddito prelevabile, sotto forma di distribuzione di utili ai portatori di capitale di proprietà, senza pregiudicare lo svolgimento delle future gestioni. Ciò implica una determinazione dei valori congetturati e stimati effettuata nel pieno rispetto del principio della prudenza, che porta a immettere anticipatamente quei costi corrispondenti a future minori possibilità di utilizzazione dei fattori produttivi, a sottovalutare gli eventuali costi sospesi da rinviare al futuro e a sopravvalutare i ricavi di competenza di periodi successivi. Il reddito prodotto, espressione del grado di economicità dell'azienda, cioè del suo contributo alla creazione di ricchezza per la collettività, comporta, viceversa, la congetturazione dei valori di bilancio secondo criteri più vicini a quello del tempo fisico (cioè manifestazione concreta indipendentemente dalla competenza economica), mentre le grandezze stimate vengono determinate secondo valutazioni prudenziali, ma atomistiche (cioè senza cogliere la complementarietà dei beni e delle operazioni aziendali). Il reddito fiscale, infine, è quello determinato per effetto della stretta applicazione della normativa tributaria in sede di redazione del bilancio di esercizio, anche a discapito del rispetto di principi economici o civilistici eventualmente contrastanti. Questa impostazione, spesso oggetto di aspre critiche da parte della dottrina economico-aziendale, è frutto della notevole interferenza esercitata dalle norme fiscali su quelle civilistiche ed economiche e, a volte, provoca pesanti conseguenze negative sulla bontà dell'informazione esterna che i risultati di bilancio dovrebbero sempre garantire. Tuttavia interventi legislativi (il Testo Unico delle Imposte Dirette, emanato nel 1986, e il recepimento della IV direttiva CEE, in vigore dal 1993) hanno contribuito a mediare le contrapposte esigenze per cui, da un lato è possibile pervenire a un bilancio (e, quindi, alla determinazione di un reddito) secondo la normativa civilistica e i principi economico-aziendali, con la successiva determinazione del reddito fiscale in sede di dichiarazione dei redditi, nella quale vengono apportate le dovute rettifiche imposte dalle norme tributarie; dall'altro, nell'ipotesi in cui venissero iscritti nel conto economico valori di natura prettamente fiscale, il dispositivo dell'art. 2425 del Codice Civile imporrebbe un'esposizione tale da evidenziare la loro influenza sulla determinazione del reddito netto.

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