Descrizione generale

Veicolo costruito dall'uomo per essere posto in orbita intorno alla Terra; sebbene, infatti, alcuni veicoli spaziali siano stati immessi in orbita anche attorno alla Luna, al Sole o ad altri pianeti del Sistema Solare, il termine satellite artificiale viene solitamente riservato a quelli terrestri. Questi possono essere senza equipaggio a bordo e quindi controllati solo da Terra, oppure abitabili e provvisti di sistemi di guida governabili direttamente dall'interno: in questo caso prendono nome di stazioni spaziali orbitali e sono generalmente di grandi dimensioni (vedi Stazione Spaziale Internazionale). Sono satelliti di questo tipo gli statunitensi Skylab e i sovietici Saljut e Mir, tutti progettati per rimanere a lungo nello spazio e per ospitare equipaggi relativamente numerosi e in grado di sostituirsi continuamente. Lo Space Shuttle (navetta spaziale), invece, a differenza di tutti gli altri satelliti artificiali, viene posto in orbita, portato a Terra dall'equipaggio come se fosse un grosso aliante e riportato di nuovo in orbita a più riprese. Caratteristiche analoghe, ma su scala ridotta, presentava la mininavetta spaziale russa Buran: il progetto tuttavia dopo il primo volo di collaudo senza equipaggio a bordo (1988) è stato abbandonato per le crescenti difficoltà economiche successive alla dissoluzione dell'Unione Sovietica. "Per approfondire vedi Gedea Astronomia vol. 3 pp 238-240" "Per approfondire vedi Gedea Astronomia vol. 3 pp 238-240"

Velocità e traiettorie

Per mettere in orbita attorno alla Terra un satellite artificiale "Per la messa in orbita di un satellite artificiale vedi schema al lemma del 17° volume." è necessario un opportuno vettore, generalmente un razzo a più stadi, che lo porti al di fuori dell'atmosfera e gli conferisca una velocità sufficiente a impedirgli di ricadere sulla Terra, ma non tanto grande da permettergli di sfuggire all'attrazione terrestre. Nel primo caso, il satellite si immette in un'orbita ellittica di cui la Terra occupa uno dei fuochi, orbita che in particolare può essere circolare, con la Terra al suo centro. Nel secondo caso, l'orbita è iperbolica o parabolica ed essendo queste orbite aperte, il satellite non ritorna più in prossimità della Terra. Per avere un'orbita ellittica, la velocità iniziale del satellite deve essere compresa tra 28.000 km/h e 40.000 km/h. In ogni punto dell'orbita la forza di attrazione gravitazionale (=GMm /R², con M massa della Terra, m massa del satellite, R distanza dal centro della Terra e G costante di gravitazione universale) deve essere esattamente uguale alla forza centrifugamv²/R, forza apparente che corrisponde alla tendenza dei corpi a muoversi su traiettorie rettilinee tangenti alle traiettorie effettive. Nel caso particolare di un'orbita circolare, percorsa a velocità costante, si ricava la velocità del satellite in funzione del raggio dell'orbita: (v =GM/R)1/2, velocità che, quindi, non dipende affatto dalla massa del satellite, ma che è tanto più alta quanto più il raggio è piccolo, cioè quanto più il satellite si trova vicino alla superficie terrestre. Ovviamente per portare un satellite artificiale su un'orbita più alta è necessario spendere un'energia maggiore, tanto più grande quanto più grande è la massa del satellite stesso. Il periodo del satellite artificiale, cioè il tempo impiegato a descrivere un'orbita completa, è inversamente proporzionale alla velocità del satellite, cioè tanto più corto quanto più il satellite è veloce. Una volta fissata l'altezza del satellite, è anche fissata la sua velocità e quindi anche il suo periodo; esiste poi un'altezza (ca. 36.000 km sopra la superficie terrestre) alla quale il periodo è esattamente uguale al periodo di rotazione della Terra. Se il satellite viene messo in orbita in direzione da E verso W, come si fa di solito per sfruttare la velocità di rotazione terrestre, un tale satellite, che si muove a 11.500 km/h, apparirà immobile su uno stesso punto della superficie terrestre: è questo un geostazionario di fondamentale importanza nelle telecomunicazioni e in altre applicazioni. L'altezza dell'orbita è rilevante agli effetti del tempo di permanenza di un satellite artificiale nello spazio. Se il satellite è in un'orbita bassa, viene progressivamente fermato dall'atmosfera terrestre, che, anche se estremamente rarefatta, si spinge oltre i 2000 km. Finisce così per ricadere sulla Terra disintegrandosi per effetto del riscaldamento aerodinamico che si ha nel rientro. Un satellite con orbita superiore a 3000 km può rimanervi anche per migliaia di anni. D'altra parte non è possibile portare satelliti artificiali di grande massa in orbite molto alte perché sarebbe necessario spendere troppa energia. Se, invece, si devono osservare dettagli della superficie terrestre, l'orbita deve essere necessariamente bassa e quindi il satellite artificiale deve essere dotato di motori che gli permettano di recuperare la velocità persa per attrito con l'atmosfera. Perché il satellite artificiale resti per una piccola porzione del suo periodo a contatto con gli strati alti dell'atmosfera è opportuno che la sua orbita sia molto allungata, cioè di grande ellitticità. Per portare satelliti artificiali di grande massa su orbite molto alte, un sistema economico è quello di immetterli prima in orbita bassa e poi portarli in orbite alte tramite sistemi di propulsione, detti motori d'apogeo. Un'altra importante caratteristica dell'orbita dei satelliti artificiali è l'inclinazione rispetto al piano dell'Equatore terrestre: un'inclinazione nulla corrisponde a un'orbita equatoriale; un'inclinazione di 90º corrisponde a un'orbita polare. Le orbite equatoriali, o con una certa inclinazione sul piano dell'Equatore, sono preferite per le telecomunicazioni e per i satelliti geofisici; sono scelte orbite polari quando si vuole che il satellite passi sopra gran parte della superficie terrestre; per esempio per missioni di telerilevamento delle risorse ambientali "Per approfondire Vedi Gedea Astronomia vol. 2 pp 58-60" "Per approfondire Vedi Gedea Astronomia vol. 2 pp 58-60" .

Applicazioni

I satelliti artificiali svolgono oggi una così grande mole di servizi che sarebbe difficile concepire la società moderna senza di essi. I satelliti artificiali fanno semplicemente parte della vita quotidiana, come fa parte della vita quotidiana guardare alla televisione, in diretta mondiale, un avvenimento sportivo, uno spettacolo di attualità, un fatto di cronaca, oppure osservare nel teleschermo l'immagine dall'alto del proprio Paese, o del proprio continente, con il sistema di nubi e con le perturbazioni che lo sovrastano. I satelliti artificiali condizionano anche profondamente la nostra stessa possibilità di sopravvivenza, come nel caso delle reti di quelli di osservazione militare alle quali non sfugge nulla di quanto succede, istante per istante, nelle più remote località della Terra. La stessa rivoluzione telematica che stiamo vivendo, paragonabile per importanza alla rivoluzione industriale, è dovuta in gran parte alla rete di satelliti artificiali in grado di scambiare enormi quantità di informazioni in tempo reale a un numero grandissimo di utenti pubblici e privati. Anche la quasi sconfinata capacità di calcolo di alcuni elaboratori elettronici di grandissime dimensioni distribuiti in diversi continenti è resa disponibile, istantaneamente e a relativamente basso costo, per utenti di tutto il mondo attraverso reti di satelliti per telecomunicazioni. Inoltre, mentre i satelliti artificiali rivoluzionano le civiltà dei Paesi più industrializzati, rappresentano anche una possibilità di sviluppo per Paesi che non hanno ancora raggiunto buoni livelli di industrializzazione e di progresso sociale. Un satellite geostazionario sopra il subcontinente indiano può, per esempio, essere utilizzato per l'educazione scolastica di una sterminata massa di individui. Molti Paesi africani vedono nei satelliti per la ricerca di risorse terrestri una delle poche possibilità di uscire dal sottosviluppo. Dopo il periodo di duopolio USA-URSS, molti altri Paesi hanno posto in orbita satelliti per usi specifici, senza i quali dovrebbero rivolgersi all'estero, con enormi aumenti di costi, per poter usufruire di servizi essenziali. Al passaggio tra il XX e il XXI sec., l'Unione Europea era, insieme agli Stati Uniti e alla Russia, tra i principali utilizzatori dello spazio, seguita dal Giappone, dalla Cina e da altri paesi ancora, tutti dotati di tecnologie spaziali.

Tipologia

Il numero dei satelliti artificiali messi in orbita per gli usi e per gli scopi più svariati dal 1957, data del lancio del primo Sputnik sovietico, è molto alto. Solo una piccolissima parte di questi è ancora funzionante, mentre gli altri hanno terminato il loro periodo operativo, andando fuori uso o disintegrandosi nel rientro nell'atmosfera. Anche se designati con nomi diversi, i satelliti artificiali effettuano servizi e svolgono ricerche scientifiche e tecnologiche raggruppabili in alcuni settori caratteristici. Per quanto ogni possibile classificazione abbia comunque un certo grado di arbitrarietà, specialmente per il fatto che uno stesso satellite svolge talvolta contemporaneamente funzioni diverse, è comunque possibile suddividere i satelliti artificiali in: a) satelliti per telecomunicazioni; b) satelliti per il telerilevamento; c) satelliti meteorologici; d) satelliti per la navigazione; e) satelliti scientifici; f) satelliti militari. "Per approfondire Vedi Gedea Astronomia vol. 2 pp 138-140, 178-180" "Per approfondire Vedi Gedea Astronomia vol. 2 pp 138-140, 178-180"

Satelliti per telecomunicazioni

I sistemi di trasmissione via satellite sono sistemi a propagazione libera (ponti radio, satelliti artificiali), che si pongono in alternativa ai sistemi a propagazione guidata (cavi in rame, fibre ottiche). Essi rendono possibile una rete mondiale con accesso, generalizzato e flessibile, anche in aree meno sviluppate e in regioni remote. Nelle aree sviluppate hanno un ruolo importante come complemento alle reti cablate. I satelliti artificiali sono inoltre lo strumento principe per i collegamenti con l'utente senza fili – navi, aerei, veicoli terrestri, persone – in particolare per la localizzazione del mezzo. Infine sono impiegati in misura crescente per l'attuazione di connessioni dirette con l'utente finale per mezzo di antenne con diametro inferiore al metro. I sistemi di satelliti per telecomunicazioni si differenziano fra loro, oltre che per il tipo, per l'ampiezza dei servizi offerti, oggi e in prospettiva: il servizio telefonico, la trasmissione radiotelevisiva ad alta frequenza, i servizi di dati e di posta elettronica, Internet, i servizi di comunicazione mobile, la trasmissione audio digitale, la televisione ad alta definizione in banda larga, i canali di comunicazione per attività spaziali e così via. La categoria dei satelliti geostazionari (un minimo di tre-quattro satelliti artificiali su orbite equatoriali a ca. 36.000 km sopra la superficie terrestre e con periodo di 24 ore, sincrono con la rotazione terrestre) può fornire a livello mondiale la più ampia gamma di servizi impiegando frequenze superiori a 1 GHz (un miliardo di cicli al secondo). La categoria dei grandi satelliti a orbita bassa (decine di satelliti a quote dell'ordine delle centinaia di km sopra la superficie terrestre) sia circolari sia ellittiche, variamente inclinate sopra l'Equatore e operanti al di sopra di 1 GHz, ha analoghe potenzialità e viene considerata per la localizzazione, la telefonia anche cellulare, il facsimile, i servizi di dati. La terza categoria dei piccoli satelliti a orbita bassa effettua servizi più limitati con bassi costi e prestazioni ridotte (comunicazione a due vie, localizzazione, servizi lenti di trasmissione dati) e opera a frequenze attorno ai 150 MHz (milioni di cicli al secondo). L'idea della telecomunicazione mondiale via satellite risale al 1945 con lo studio della fattibilità di un sistema a copertura globale dotato di tre satelliti geostazionari. I satelliti per telecomunicazione compaiono peraltro solo alla fine degli anni Cinquanta, i primi a orbita bassa e poi geostazionari. Il primo collegamento televisivo transatlantico è del 1962 e l'organizzazione internazionale INTELSAT (International Maritime Satellite Organization) del 1964. Gli sviluppi si sono poi succeduti a ritmo incalzante: grazie ai progressi della microelettronica numerose generazioni di satelliti hanno dotato di una moderna infrastruttura di telecomunicazioni Paesi molto vasti e con popolazioni disperse. Nel 1991 il sistema di satelliti Intelsat ha assicurato il traffico intercontinentale televisivo per la quasi totalità e telefonico per la metà circa. I satelliti per telecomunicazioni sono equipaggiati con sistemi di antenna atti a ricevere, rigenerare, trasporre e trasmettere le radioonde nelle bande di frequenza prescelte (attorno ai 150 MHz per i satelliti piccoli su orbita bassa; 3 GHz per i servizi radiomobili; 6-4 GHz e 14-11 GHz per i servizi fissi; 30-20 GHz con le tecnologie avanzate, in particolare 21-22 per la radiodiffusione). Elementi analoghi costituiscono le stazioni a terra, sia riceventi che trasmittenti. In genere la banda di frequenza dei segnali da Terra verso il satellite è diversa dalla banda del segnale dal satellite a Terra. L'innovazione si rivolge ai circuiti integrati a iperfrequenza, alle antenne integrate nella struttura del satellite e a quelle attive, nonché al collegamento intersatellite fra satelliti geostazionari e satelliti in orbita bassa. Rispetto ai primi satelliti per telecomunicazioni, relativamente piccoli, i nuovi satelliti sono più voluminosi, pesanti e sofisticati. Tra questi, ricordiamo le più recenti versioni dei satelliti statunitensi Telstar e Westar, dei russi Ekran e Gorizont e dei giapponesi BS 3 e CS 3, oltre agli Intelsat dell'omonima organizzazione internazionale e agli Inmarsat dell'International Maritime Satellite Organization (INMARSAT). A livello europeo, vengono utilizzati i satelliti Eutelsat, realizzati dall'European Space Agency (ESA) con la denominazione ECS e gestiti dall'European Telecommunication Satellite Organization (EUTELSAT). L'Italia ha realizzato e lanciato nell'agosto 1977 il primo satellite artificiale nazionale sperimentale per telecomunicazioni Sirio, cui è seguito il programma dei due satelliti preoperativi Italsat. Moltissimi altri Paesi nel mondo hanno già lanciato o hanno in programma di realizzare propri satelliti per le telecomunicazioni, la trasmissione dati e la distribuzione di programmi radiotelevisivi. Proprio nell'ambito più strettamente televisivo, il satellite artificiale rappresenta lo sviluppo futuro più immediato e diretto della distribuzione dei programmi. I satelliti che portano canali visibili anche in Italia sono, tra gli altri, Astra, Olympus ed Eutelsat (alla cui flotta appartengono i potenti Hot Bird). Nel campo della sperimentazione di nuove tecnologie, anche basate su trasmissioni attraverso fasci laser, un satellite all'avanguardia è l'europeo Artemis, lanciato nel 2001. "Per approfondire vedi Gedea Astronomia vol. 1 pp 78-80 e vol. 3 pp 98-100" "Per approfondire vedi Gedea Astronomia vol. 1 pp 78-80 e vol. 3 pp 98-100"

Satelliti per telerilevamento

È questo un campo applicativo di estrema importanza per lo sviluppo e lo sfruttamento delle risorse terrestri: comprende anche lo studio della superficie terrestre per quanto riguarda la sua natura, la sua composizione, il grado di inquinamento, i rapporti tra gli insediamenti urbani, le aree agricole, le aree incolte e numerosi altri parametri. Questo tipo di satellite artificiale è stato lungamente monopolio degli Stati Uniti con i satelliti Landsat. Il Landsat 1 fu messo in orbita il 23 luglio 1972 con il compito di fotografare, mediante le più avanzate tecniche di telerilevamento, i diversi aspetti della superficie terrestre e, negli anni successivi, fu seguito da altri esemplari sempre più sofisticati. Uno dei più importanti centri per la ricezione e l'elaborazione delle immagini dei Landsat si trova in Italia nella piana del Fucino. Questi satelliti sono dotati di 2 o 3 telecamere in grado di riprendere simultaneamente la stessa scena anche in 7 bande spettrali distinte. Oltre ai Landsat, negli Stati Uniti è stato anche realizzato il satellite Seasat, lanciato il 26 giugno 1978, per l'osservazione degli oceani con tecniche radar. Dopo l'Unione Sovietica anche la Russia si è dedicata a questi satelliti per telerilevamento, che spesso derivavano da progetti per applicazioni militari, lanciando i Resurs per lo studio delle risorse ambientali e gli Okean per il controllo degli oceani e dei ghiacci polari. In Europa, l'ESA ha realizzato gli ERS (European Remote-sensing Satellite), il cui primo esemplare è stato lanciato il 17 luglio 1991, per l'osservazione degli oceani con tecniche radar (il 1 marzo 2002 è stato lanciato, in sostituzione degli ERS, l'Envisat 1, destinato allo studio di clima, atmosfera, oceani e foreste). La Francia, invece, ha varato autonomamente la serie dei satelliti SPOT, che vengono utilizzati, oltre che per scopi militari, per la raccolta di dati e immagini sulle risorse ambientali. "Per approfondire Vedi Gedea Astronomia vol. 1 pp 58-60, 138-140; vol. 2 pp 258-260" "Per approfondire Vedi Gedea Astronomia vol. 1 pp 58-60, 138-140; vol. 2 pp 258-260"

Satelliti meteorologici

Oltre al controllo sistematico delle nubi, questi satelliti eseguono anche altre rilevazioni scientifiche e, per certi aspetti, possono considerarsi complementari ai satelliti per telerilevamento. Gli Stati Uniti realizzarono il primo satellite meteorologico, il Tiros 1, lanciato nell'aprile 1960, cui seguirono, tra gli altri, i Nimbus, gli ESA, i NOAA (dalla sigla della National Oceanic and Atmospheric Administration), gli SMS (Synchronous Meteorological Satellite) e i GOES "Per il satellite meteorologico GOES vedi schema a pag. 266 dell'Aggiornamento 1990." (Geostationary Operational Environmental Satellite). In Russia, invece, l'osservazione dei fenomeni meteorologici è stata affidata alla lunga serie dei satelliti Meteor, iniziata dall'Unione Sovietica alla fine degli anni Sessanta. Il Giappone ha realizzato i GMS/Himawari (Geostationary Meteorological Satellite). In Europa, oltre all'esperienza della Francia con il piccolo satellite Eole, lanciato nell'agosto 1971, l'ESA ha realizzato la serie dei satelliti METEOSAT (il primo dei quali è stato lanciato nel novembre 1977), dotati di 3 sensori nelle bande spettrali del visibile, dell'infrarosso termico e del vapore acqueo. Dal 1987 la responsabilità del progetto è passata all'EUMETSAT, con sede a Darmstadt, inaugurando nel 1991 il nuovo programma MSG (Meteosat Second Generation) divenuto operativo nel 2002.

Satelliti per la navigazione

Hanno il compito di fornire immediatamente le coordinate del punto di navi e aerei in navigazione, ma sono interessanti anche per i trasporti terrestri. A tal fine il satellite artificiale si comporta come un “punto subastrale”, determinabile sia mediante effemeridi sia mediante segnali emessi dal satellite stesso. A differenza delle stelle, questi satelliti sono “visibili” con tutte le condizioni atmosferiche. I primi satelliti artificiali di questo tipo sono stati quelli statunitensi della serie Transit (il primo dei quali lanciato nel settembre 1959). In seguito sono stati elaborati altri due sistemi per la navigazione con l'ausilio di satelliti: il GPS/NAVSTAR (Global Positioning System) degli Stati Uniti e il GLONASS (Global Navigation Satellite System) sviluppato dai russi. L'Unione Europea ha risposto fin dal 1999 con il programma Galileo il cui scopo è quello di lanciare una flotta di 30 satelliti in orbita intermedia MEO (Medium Earth Orbit) per il 2008. "Per approfondire Vedi Gedea Astronomia vol. 1 pp 14-17, 18-20" "Per approfondire Vedi Gedea Astronomia vol. 1 pp 14-17, 18-20"

Satelliti scientifici

Nella storia delle attività umane nello spazio, sono stati realizzati e lanciati un gran numero di satelliti scientifici per le più varie utilizzazioni: astronomia, geofisica, ricerche atmosferiche, fisica dello spazio, biologia, microgravità ecc. Addirittura, anche il primo satellite artificiale del mondo, lo Sputnik 1 lanciato dall'Unione Sovietica il 4 ottobre 1957, venne utilizzato per lo studio della ionosfera e della densità dell'atmosfera terrestre. L'URSS proseguì poi con la serie Cosmos, nome generico di oltre migliaia di satelliti artificiali, lanciati a partire dal marzo 1962, tra cui alcune centinaia dedicati a ricerche scientifiche, e anche con i satelliti Elektron, Proton e Prognoz. I Paesi del COMECON realizzarono anche vari satelliti della serie Intercosmos. Gli Stati Uniti, invece, vararono la lunga serie dei satelliti Explorer (il primo dei quali, l'Explorer 1, fu lanciato il 31 gennaio 1958), cui sono seguiti un gran numero di satelliti scientifici, tra cui: gli astronomici OAO (Orbiting Astronomical Observatory), HEAO (High Energy Astrophysics Observatory), IRAS (Infra-Red Astronomical Satellite); i geodetici GEOS (Geodetic Earth Orbiting Satellite), LAGEOS (Laser Geodynamics Satellite) e Geosat; e poi gli OSO (Orbiting Solar Observatory), lo SME (Solar Mesosphere Explorer) e l'SMM (Solar Maximum Mission) per lo studio del Sole. Numerosi i progetti di satelliti scientifici realizzati nell'ambito di collaborazioni tra Stati Uniti ed Europa: tra questi, gli ISEE (International Sun Earth Explorer), l'Ulysses e, per lo studio da terra, il grande telescopio spaziale HST (Hubble Space Telescope). L'Italia, sin dall'inizio degli anni Sessanta, si è dedicata al lancio della serie di piccoli satelliti scientifici San Marco, realizzando successivamente, nell'ambito di una collaborazione tra l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e la NASA, il satellite a filo TSS (Tethered Satellite System) "Per approfondire vedi Gedea Astronomia vol. 1 pp 258-260; vol. 2 pp 218-220; vol. 4 pp 54-57" "Per approfondire vedi Gedea Astronomia vol. 1 pp 258-260; vol. 2 pp 218-220; vol. 4 pp 54-57" e il geodinamicoLageos 2. Il 29 aprile 1996 è stato lanciato Beppo-SAX (satellite per astronomia a raggi X), realizzato in collaborazione con i Paesi Bassi (vedi anche ASI). Anche l'Agenzia spaziale giapponese NASDA, poi incorporata nella JAXA, si è cimentata in progetti di satelliti per esperimenti scientifici. Per la ricchissima attività scientifica dell'Agenzia Spaziale Europea. Le attività scientifiche principali delle agenzie spaziali minori sono riportate alle singole voci. "Per il satellite astrometrico Hipparcos vedi schema a pag. 286 dell'Aggiornamento 1990." "Per approfondire Vedi Gedea Astronomia vol. 1 pp 258-260, vol. 2 pp 218-220" "Per approfondire Vedi Gedea Astronomia vol. 1 pp 258-260, vol. 2 pp 218-220" "Per approfondire vedi Gedea Astronomia vol. 5 pp 214-217" "Per approfondire vedi Gedea Astronomia vol. 5 pp 214-217"

Satelliti militari

Il lungo confronto durante la “guerra fredda” tra Stati Uniti e Unione Sovietica ha motivato la realizzazione di numerosi satelliti artificiali per applicazioni militari, utilizzati per alcuni scopi principali: le telecomunicazioni tra comandi, la raccolta di immagini fotografiche e lo spionaggio elettronico sul territorio nemico, la navigazione e la distruzione di satelliti in orbita o di missili balistici intercontinentali in volo. Ma, proprio per lo specifico impiego di questi satelliti, su gran parte delle informazioni vige il segreto militare. Gli Stati Uniti, alla metà degli anni Cinquanta, iniziarono la realizzazione dei primi satelliti da ricognizione strategica Discoverer (il primo dei quali lanciato il 28 febbraio 1959), che furono seguiti dai SAMOS (Satellite And Missile Observation System), dai MIDAS (Missile Defense Alarm System) dai LASP/Big Bird (Low Altitude Surveillance Platform) e dalla serie KH 11 e12. Per lo spionaggio elettronico, cioè la registrazione e la ritrasmissione a terra di comunicazioni radio di Paesi nemici, gli Stati Uniti hanno utilizzato i satelliti ELINT/Ferret (Electronic Intelligence), mentre per le telecomunicazioni i DSCS (Defense Satellite Communication System) e gli FLTSATCOM (Fleet Satellite Communication System). Appartiene poi al Dipartimento della difesa statunitense il sistema di navigazione via satellite GPS/NAVSTAR, che viene utilizzato anche per scopi civili. Negli USA sono stati sviluppati sistemi per la distruzione di satelliti in orbita e di missili intercontinentali in volo, che hanno trovato applicazione nel programma SDI (Strategic Defense Initiative). Con l'elezione del presidente G. W. Bush, il programma di "scudo stellare", abbandonato nel 1991 in seguito al trattato sugli ABM (Anti-Ballistic Missile) del 1972, ha ripreso vigore: i primi test tuttavia non si sono rivelati all'altezza delle aspettative. Il primo satellite da ricognizione russo risulta essere stato il Cosmos 4, lanciato il 26 aprile 1962, mentre, negli anni successivi, sono state utilizzate per questi scopi di osservazione strategica versioni perfezionate e automatiche delle navicelle Vostok e Sojuz e anche alcune missioni del complesso orbitale Saljut. Per le comunicazioni militari, la Russia ha utilizzato satelliti delle serie Molnija e Raduga, mentre il supporto alla navigazione è stato fornito dai satelliti del sistema GLONASS; si è valutato anche l'impiego dei satelliti per la distruzione di altri satelliti in orbita, effettuando esperimenti con i Cosmos (vedi ASAT). "Per approfondire vedi Gedea Astronomia vol. 3 pp 238-240" "Per approfondire vedi Gedea Astronomia vol. 1 pp 178-180; vol. 4 pp 218-220"

H. Seifert, K. Braun, Ballistic Missile and Space Vehicle Systems, New York, 1961; K. A. Ehricke, Space Flight, New York, 1962; R. W. Wolverton, Flight Performance Handbook for orbital Operations, New York, 1963; K. J. Ball, G. F. Osborne, Space Vehicle Dynamics, Londra, 1967; K. Gatland, Manned Spacecraft, Londra, 1971; Autori Vari, Lune artificiali, Firenze, 1989.

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