teratòma

sm. (pl. -i) [sec. XIX; da terato-+-oma]. Neoplasia composta da una varietà di tipi di cellule rappresentanti di solito tutti e tre i foglietti germinali (ectoderma, mesoderma, endoderma); deriva normalmente da cellule totipotenti e lo si trova generalmente nelle gonadi, ma si può originare anche da residui di cellule primitive sequestrati in altre sedi (ovaio, epifisi, mediastino, rene, midollo spinale). Interessa ogni periodo della vita costituendo negli adulti il 10% ca. dei tumoritesticolari; è inoltre tra i tumori più frequenti dei lattanti e dei bambini. Istologicamente se ne distinguono tre tipi: teratomi maturi, immaturi e quelli con trasformazione maligna. I primi sono costituiti da un insieme eterogeneo di cellule differenziate o di strutture quali tessuto nervoso, cartilagine, fasci muscolari, epiteliobronchiale ecc., senza però caratteristiche maligne; si osservano soprattutto nell'età adulta. I teratomi immaturi vengono considerati una forma intermedia tra il teratoma maturo e il carcinoma embrionario; qui gli elementi dei tre stadi germinativi non sono bene espressi ma la natura dei tessuti embrionari può essere chiaramente identificata; sono tumori clinicamente maligni in cui però le cellule possono anche non mostrare i caratteri citologici della malignità. Il teratoma con trasformazione maligna mostra invece evidenti e netti caratteri di malignità e si manifestano più frequentemente nell'età adulta; in esso si possono evidenziare focolai di carcinoma squamoso, di adenocarcinoma mucosecernente o di sarcoma. La terapia è essenzialmente chirurgica pur potendosi avvalere anche della chemioterapia e in alcuni casi della radioterapia.

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