La fauna selvatica

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Lo studio della scrittura geroglifica costituisce una delle scarse testimonianze riguardo alla fauna presente nel paese del Nilo molti secoli prima della nostra era.

All'epoca della formazione della civiltà egizia, la fauna era numerosa e varia, tipicamente africana. Nella valle del Nilo e nelle vicine savane vivevano elefanti, giraffe, antilopi, daini, camosci, asini selvatici, struzzi e uri. Vi erano anche numerosi predatori, felini e canidi. Gli scimmioni, come il babbuino e il cercopiteco, frequentavano la valle e i suoi dintorni. Nel corso delle prime tre dinastie, il grande incremento delle terre coltivate, il drenaggio dei pantani e l'aridità dei terreni costrinsero molti animali ad allontanarsi dalla valle del grande fiume. Alcune specie che dipendevano meno dall'acqua rimasero nelle praterie e negli scarsi e radi boschetti, situati a lato dei fiumi, o nei deserti. Durante l'Antico Regno gli egizi tentarono di addomesticare alcune specie selvatiche, tra cui le gazzelle, le antilopi, i mufloni, i camosci, le gru, le manguste e persino le iene. Nell'antichità vivevano in Egitto animali di grandi dimensioni, come la giraffa o l'elefante che fanno parte del sistema geroglifico. Quest’ultimo poi, in egiziano abu, diede il nome a Elefantina, una città che si trova vicino alla prima cateratta del Nilo. Con le sue zanne si fabbricavano armi e si realizzavano ornamenti e opere d'arte. Il determinativo di "giraffa" si usa nella scrittura per parole come ser, che significa "predire" o "avvistare", perché questo erbivoro si poteva scorgere da molto lontano. Felini come il leone, la pantera, il ghepardo, il leopardo, i caracal o le linci erano abbondanti. Vi erano moltissimi leoni, a giudicare dalla frequenza con cui sono raffigurati nell'arte dell'Antico Regno e, nonostante il pericolo, la caccia al leone era molto diffusa tra i faraoni. Re come Tutankhamon o Ramesse II ne avevano addirittura nei loro palazzi. Si consacrarono templi alla dea leonessa Sekhmet, che veniva rappresentata con il disco solare sul capo, che simboleggiava il potere distruttore del Sole.

E poi c’era il cobra: il suo morso era molto temuto ma era considerato una divinità benefica e protettrice. Veniva rappresentato come l'ureo nel copricapo dei faraoni per proteggerli dai possibili nemici.
La fauna dei fiumi, dei laghi e delle paludi comprendeva ippopotami, coccodrilli, lontre, manguste, genette, varani, tartarughe e numerosi pesci. Vi era una grande varietà di specie di uccelli migratori acquatici, trampolieri e palmipedi. Tra gli insetti, l'ape svolgeva un ruolo importante, poiché produceva il miele. Essa appare nel sistema geroglifico, così come la mosca, lo scarabeo, la cavalletta e il millepiedi. I serpenti, come il cobra o la vipera cornuta, erano numerosi, così come gli scorpioni. Gli egizi erano fortemente legati agli animali, che consideravano loro stessi creature della natura, parte dello stesso tutto, insieme alle bestie e alle piante. Non ci si deve dunque meravigliare se molti animali erano per gli egizi delle divinità. Ma questo legame con la natura poteva implicare anche dei rischi per la salute e la vita stessa. Allo stesso modo esisteva il pericolo di disgrazie, come quando si aveva a che fare con animali grandi o feroci.

Uccelli d'Egitto

Un'enorme varietà di uccelli viveva nei diversi habitat del Paese. C'erano i predatori, come il grifone o avvoltoio d'Egitto (Neophron percnopterus), ancora presente nelle zone desertiche; il grande avvoltoio fulvo, l'aquila pescatrice, il falco pellegrino e il comune cacciatore di topi; vi erano anche rapaci notturni, come la civetta, e diverse specie di gufi. Una specie di passero, il Passer domesticus aegyptiacus, era molto temuto dai contadini, poiché rovinava i raccolti. Un gallinaceo, che scomparve all'inizio dei tempi storici in Egitto, fu la faraona.
Esistevano tre varietà di ibis: quello sacro, che è raffigurato non solo in scene di pantani o di fiumi ma anche in contesti simbolici, identificato con il dio Thot; l'ibis crestato, riconoscibile per la cresta di piume sul capo, e quello nero. Le anatre erano molto diffuse: quella con la coda molto grande era uno degli uccelli acquatici più comuni; addomesticato in epoche molto antiche, è sempre presente nei bassorilievi e nei dipinti delle mastabe dell'Antico Regno. La pavoncella, che si riconosce molto bene per la sua caratteristica cresta, è rappresentata già sulla mazza del re Scorpione della dinastia O; aveva un significato simbolico, rappresentando i popoli prigionieri. L'airone si distingue per il becco dritto e lungo e il ciuffo di piume sulla testa; come simbolo del sole, fu l'uccello sacro di Eliopoli e divenne la leggendaria fenice dei Greci per il legame con il sole che tramonta e che nasce. Altri uccelli presenti nella zona del Nilo erano il pellicano, la garzetta, lo jaribù, il fenicottero, il martin pescatore reale e diverse specie di oche. Tra gli uccelli non acquatici dobbiamo ricordare l'upupa, la quaglia, la colomba e diversi tipi di rondini.