La custodia degli alimenti

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La custodia degli alimenti spettava ai templi e agli alti funzionari. Tale compito comportava controlli minuziosi, affidati agli scribi ufficiali. Grazie a queste riserve, largamente superiori alle necessità immediate della popolazione, l'Egitto era in grado di affrontare senza problemi le carestie.

I magazzini situati all'interno delle cinte dei santuari, servivano per accumulare grosse riserve di grano e di altri prodotti di base. Anche le dimore degli alti dignitari avevano un ampio granaio da cui gran parte della popolazione riceveva le razioni che vi venivano custodite. I granai più antichi erano caratterizzati dalla forma conica: si saliva con le scale fino a un grosso foro posto in alto, attraverso cui avveniva il riempimento. Spesso ci si serviva di scale a mano. Questi granai avevano una seconda apertura nella parte inferiore da dove veniva preso il grano necessario. L'operazione veniva sempre controllata dagli scribi. I depositi destinati alla semenza avevano forme differenti: alcuni, come quello corrispondente al geroglifico shenut, avevano forma trapezoidale. In un modellino di granaio risalente al Medio Regno (2040-1786 a.C.) c'era un ingresso che portava a un vestibolo dove figuravano un guardiano, quattro scribi, un supervisore e il suo aiutante. Dell'epoca del Nuovo Regno (1552-1069 a.C.) ci sono rimasti elaborati granai: nel tempio di Ramesse II, nella zona occidentale di Tebe, c'era un gran numero di magazzini. Sono camere a volta, nelle quali veniva posto il grano fino a un'altezza di due metri. Erano provviste di scale e dotate di un'apertura sul soffitto per il riempimento. Erano capaci di contenere 16.522.000 litri (226.328 khar), vale a dire, quanto bastava a sfamare 20.000 persone durante un intero anno.

Gli alimenti immagazzinati servivano per sfamare gli operai addetti alle costruzioni, l'esercito e il personale impegnato in varie attività statali. In Egitto, la capacità dei magazzini era maggiore delle necessità immediate del popolo. Per un efficace funzionamento dei granai era indispensabile un attento controllo da parte degli scribi e di molti altri funzionari, i quali effettuavano una minuziosa registrazione delle quantità di prodotti immesse e di quelle prelevate. Alle porte dei depositi venivano apposti sigilli controllati periodicamente, e ciò per garantire che nessuno accedesse all'interno dei medesimi. Delle porte a barriera servivano a impedire i saccheggi. I recipienti avevano diverse capacità, per lo più predeterminate; essi portavano inciso il nome del proprietario e il luogo di provenienza del prodotto. Certi papiri amministrativi, come quello ritrovato all'interno del tempio di Neferirkarà, ad Abusir, contengono una serie di relazioni quotidiane sulle razioni di alimenti custodite. Si tratta di pagine di un rapporto contabile, scritto in ieratico, sulle acquisizioni quotidiane dei granai del tempio. Ciascuna linea orizzontale è riservata a uno dei 30 giorni del mese e contiene dati numerici posti in colonne verticali. Ogni colonna, a sua volta, ha un'epigrafe che dà notizie sulle istituzioni interessate agli approvvigionamenti, nonché sul tipo di alimenti. Seguono dati sullo stato della partita, sul personale, sugli oggetti manufatti, e perfino sul tipo di danno patito da ciascun oggetto sottoposto a esame.

In alcuni rilievi si può notare, descritto, il funzionamento dei granai dei templi. I prodotti che arrivavano venivano registrati con cura dagli scribi, al pari degli alimenti prelevati. Sotto la loro responsabilità avveniva anche il controllo dei sigilli di certi prodotti, oltre che dell'integrità delle anfore e dei recipienti in cui erano custodite bevande o grano. Questi importanti addetti al controllo delle merci venivano a loro volta controllati da un supervisore. L'ispezione includeva il controllo dei sigilli delle porte e di tutti gli oggetti in possesso degli addetti al tempio. I prodotti potevano essere portati via dal deposito, previa registrazione da parte dello scriba. Per la chiusura dei contenitori degli alimenti immagazzinati, gli egizi si servivano di argilla grigia su cui imprimevano il sigillo. Ce n'erano di forme e materiali differenti. Nell'Antico Regno, i sigilli erano di pietra e di forma cilindrica, con iscrizioni impresse sull'argilla ottenute per rotazione. Nel Medio Regno i sigilli avevano forma di scarabeo con l'iscrizione alla base. Venivano sigillati anche rotoli e documenti, i catenacci di legno, le estremità dei sacchi e i tappi dei recipienti.