L'economia alimentare

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La civiltà egizia, pur essendo una delle più evolute del suo tempo, mantenne inalterate nel corso della sua storia le stesse forme di scambio dei popoli vicini. Sorprende che, nonostante gli enormi progressi nelle relazioni commerciali, alcuni di questi metodi sopravvivano ancora oggi.

L'economia dell'antico Egitto si basava essenzialmente sull'agricoltura, mentre il commercio era relegato in secondo piano. Gli scambi con l'estero erano di stretta competenza dello Stato, il commercio interno, invece, era affidato ai venditori ambulanti e agli stessi produttori, che, dai luoghi di origine, trasportavano le loro merci nei villaggi e nelle città. Al mercato le eccedenze agrarie, tanto quelle prodotte nelle terre di proprietà dei templi, quanto quelle dei singoli coltivatori, venivano scambiate con i manufatti degli artigiani. Il baratto era alla base della compravendita: così, per esempio, l'orafo poteva ottenere la frutta o il pane o qualunque altro prodotto di cui avesse bisogno offrendo in cambio gli oggetti da lui realizzati, come vasi di metallo o monili. Il mercato era il luogo in cui si concentrava la vita della città, come avviene anche oggi. Costituiva il punto d'incontro di venditori e compratori, sotto l'occhio vigile dei rappresentanti dell'autorità, che controllavano l'ordine e il buon funzionamento delle transazioni. Per la conservazione e il trasporto di determinate merci venivano utilizzati recipienti di ceramica, i cui colori dipendevano dall'impasto adoperato per lavorarli: potevano essere di colore rosato o grigiastro, se tra i suoi componenti c'era lo scisto o la marna, e di colore scuro, se veniva impiegato il limo depositato dal Nilo. Le merci venivano trasportate in ceste o in vasi poggiati sulla testa. Il materiale più usato per la costruzione di questi recipienti era il papiro. La forma dei vasi dipendeva da ciò che erano destinati a contenere. I prodotti solidi e di facile conservazione venivano invece trasportati abitualmente nei sacchi. Nei mercati era possibile trovare una grande quantità di prodotti tipici delle zone mediterranee. Poiché la quantità dei raccolti dipendeva dalle piene del Nilo, lo stoccaggio dei viveri era di vitale importanza. Questo previdente sistema di conservazione delle provviste permetteva di far fronte ai periodi di carestia. Le grandi riserve di prodotti appartenevano allo Stato, ai templi e ai grandi signori. I prodotti erano classificati e ordinati secondo la loro natura all'interno delle rispettive dipendenze. Per garantirsi la protezione dei viveri gli egizi ricorrevano a libagioni propiziatorie.
Oggi, la vita quotidiana nei villaggi egiziani si svolge in modo assai simile a quello dell'antichità. Per trasportare le loro merci, i contadini continuano a utilizzare ceste, vasi e sacchi portandoli sul dorso degli animali o sulla testa. Questi sistemi antichissimi, adatti per piccole quantità di merci, continuano a convivere coi moderni mezzi di trasporto.

Il baratto

Il baratto non era l'unica forma di scambio praticata, e già durante l'Antico Regno fu affiancato da un primo sistema monetario, che non prevedeva una vera e propria moneta ufficiale, ma tanti diversi pezzi metallici d'oro, argento o rame con nomi e valori diversi, a seconda della quantità di metallo utilizzata per coniarli. I valori equivalenti erano stabiliti ponendo come base lingotti o una "moneta" di calcolo, chiamata shat, di 7,5 grammi d'oro, peraltro poco utilizzata dal popolo. Una volta stabilito il valore di un prodotto in shat, lo si poteva pagare direttamente con oro o, più frequentemente, con altri prodotti stimati sempre in shat. A partire dalla XVIII dinastia, lo shat fu sostituito dal deben (91 grammi di metallo), equivalente a due shat e a dieci kedet. La coesistenza delle due forme di scambio ("moneta" e baratto) si mantenne fino al Periodo persiano, quando il re Dario I (522-486 a.C.) fece coniare le prime monete d'oro. Nel Periodo tolemaico, l'uso generalizzato della moneta provocò una crisi nel vecchio sistema di scambio e una modificazione dei prezzi, a tutto svantaggio dei prodotti agricoli.