La storia di Coco Chanel, una rivoluzione oltre la moda

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E' stata una delle figure più rivoluzionarie nel panorama della moda del XX secolo, non solo per il suo incredibile talento, ma anche per la sua capacità di rompere con le convenzioni sociali e stilistiche del suo tempo. La sua carriera e la sua visione hanno cambiato per sempre il modo in cui le donne si vestono e come percepiscono la loro femminilità.

Coco Chanel è stata una stilista rivoluzionaria, che non solo ha stravolto tutti i canoni della moda femminile ma, attraverso i suoi vestiti, ha anche reso le donne libere di muoversi: una delle convinzioni della leggendaria stilista, infatti, era che «la vera eleganza non può prescindere dalla piena possibilità del libero movimento». Le sue creazioni sono ancora oggi sinonimo di eleganza e libertà, e la sua visione continua a influenzare le tendenze e la cultura della moda contemporanea. Scopriamo insieme la storia di questa donna extra-ordinaria, attraverso la sua vita costellata di piccole, grandi rivoluzioni al femminile.

Un’infanzia difficile

Nata col nome di Gabrielle Bonheur a Saumur, in Francia, il 19 agosto 1883, ebbe un’infanzia difficile che nulla lasciava presagire della sfolgorante donna ed illuminata imprenditrice che sarebbe diventata. Figlia di un venditore ambulante, perse la madre quando aveva solo 12 anni: fu affidata, insieme ai suoi fratelli e sorelle alle cure della nonna paterna, che però non riuscì ad occuparsi dei nipoti e decise quindi di mandare i due maschi a lavorare e le tre femmine in un orfanotrofio gestito da suore.

Qui pare che Gabrielle apprese l'arte del cucito grazie alle monache, iniziando a creare vestiti per le sue bambole con gli scampoli che trovava in giro. Successivamente, frequentò una scuola di apprendimento delle arti domestiche, fino a quando a 20 anni non cominciò a lavorare come commessa presso un negozio di biancheria e maglieria. Pare abbia anche avuto una breve carriera come cantante, esibendosi in alcuni Club, e proprio a quel periodo risalirebbe il nomignolo “Coco” con cui è passata alla storia.

I primi successi e i primi amori

La svolta per Coco arriva con l’incontro con Étienne de Balsan: lei aveva 21, lui 25 ed era figlio di imprenditori tessili e ufficiale di cavalleria. La loro storia durò sei anni e con lui Coco imparò ad amare quella vita equestre che probabilmente le ispirerà i pantaloni da cavallerizza e le cravattine lavorate a maglia.

Balsan, benché non comprendesse le sue velleità creative ed il suo desiderio di lavorare, la assecondò, permettendole di creare i primi cappellini nel suo appartamento parigino. In un’epoca in cui i cappelli erano sontuosi ornamenti ricoperti di piume e terribilmente scomodi da indossare, Coco ideò dei modellini in paglia, ornati con semplici fiori di raso, che iniziò a vendere alla fitta rete di amicizie di Balsan. 

Fu proprio in questo giro di persone che Chanel incontrò Arthur "Boy" Capel, colui che diventerà il grande amore della sua vita, la cosa più vicina ad un marito, benché non si sposeranno mai a causa del grande divario sociale che li separava: Capel era un industriale dell’alta borghesia, e incoraggiò e finanziò il lavoro dell’amata, aprendole la sua prima boutique a Parigi. Nel tempo ai cappelli si aggiunsero capi di abbigliamento sportivi e casual: il suo stile cominciava a delinearsi, tra abiti neri con dettagli bianchi che diventeranno iconici, ed i maglioni con scollo a barca, ispirati a quelli dei marinai della lussuosa località balneare di Deauville, dove Chanel aveva aperto un nuovo negozio.

Lì Mademoiselle cominciò a reinterpretare l’abbigliamento femminile ispirandosi alla vita comune, alla praticità e liberando le donne dai corsetti e bustini della Belle Époque. Mentre l’Europa si avvicinava a grandi passi verso la prima guerra mondiale e i giovani uomini francesi cominciarono ad arruolarsi, le mogli si trasferirono nelle residenze di Deauville, dove Coco proponeva vestiti pratici, comodi e semplici, adatti per essere indossati anche durante le ore di volontariato e di assistenza dei feriti.

Fu in quel periodo che Coco Chanel aprì un'altra boutique lungo la costa atlantica francese, al confine con la Spagna, iniziando a vestire anche le ricche signore spagnole: il 1916 fu l’anno del jersey, un materiale fino all’ora destinato alla realizzazione di biancheria maschile… una vera rivoluzione! Due anni dopo Coco riuscì a restituire a Boy Capel l’intera somma che le aveva prestato per avviare la sua attività. Di lì a poco, il giovane industriale morì in un incidente d’auto e Mademoiselle si buttò a capofitto nel lavoro per non pensare.

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Public domain, via Wikimedia Commons

La maturità e le creazioni iconiche di Coco Chanel

Disegnò il celebre monogramma con le due C intrecciate, lanciò la moda dei capelli corti e propose la garçonne come nuovo modello femminile: una donna dinamica, indipendente, pratica che, lavorando, non poteva più essere schiava di un abbigliamento costrittivo. Insomma, non più una donna oziosa a cui le cameriere dovevano infilare le maniche, ma piuttosto una donna a proprio agio nei suoi vestiti che quelle maniche se le rimboccava da sola.

Nel 1921 uscì sul mercato il celeberrimo Chanel N°5, primo profumo ad essere associato ad un brand di moda: una fragranza innovativa, realizzata con molecole sintetiche, che “odora di donna, perché una donna deve odorare di donna e non di rosa”.

Nel 1925 iniziò a frequentare “Bendor”, duca di Westminster, grazie al quale Coco scopre il tweed scozzese, da lei successivamente rielaborato con nuovi filati e colori che daranno vita all’iconico “tessuto Chanel”, ancora oggi un classico intramontabile.

Il 1926 fu l’anno della petite robe noire, il celeberrimo tubino nero, pare ispirato alla divisa delle commesse, che ridefinì l'eleganza femminile con linee pratiche, semplici e sobrie. L’anno dopo gli abiti Chanel approdarono a Londra dove aprì un nuovo negozio.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Chanel chiuse il suo atelier “perché non era tempo per la moda”: all’epoca lavoravano per lei quattromila impiegate, che persero il lavoro. Rimase a Parigi, dove la sua relazione, con un membro del controspionaggio nazista, sollevò controversie e accuse di collaborazione con il regime. Dopo la guerra, si trasferì in Svizzera per alcuni anni. 

Nel 1954, all'età di 71 anni, fece ritorno a Parigi e riaprì la sua maison, presentando una nuova collezione di 30 modelli, tra cui il celebre tailleur in tweed: una gonna appena sotto il ginocchio, con giacca corta e bottoni dorati. L’anno dopo Coco regalava al mondo l’intramontabile “Chanel 2.55”: per l’iconica borsa matelassé, Mademoiselle si ispirerà ancora una volta al guardaroba maschile, richiamando nei volumi le giacche trapuntate degli stallieri agli ippodromi. Un’altra innovazione è l’aggiunta di una tracolla a catenella intrecciata al cuoio, che aveva lo scopo di liberare le mani delle donne da borse ingombranti. Questo nuovo tipo di borse permise alle donne di essere più indipendenti, un altro passo in avanti per la libertà femminile.

Coco Chanel morirà ad 87 anni, il 10 gennaio 1971 all'Hôtel Ritz di Parigi, dove aveva vissuto per oltre 30 anni. La sua eredità perdura tuttora, con la Maison Chanel che continua a rappresentare l'eleganza e l'innovazione nel mondo della moda. 

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Foto Paris-Match, editeur, CC0, via Wikimedia Commons

La rivoluzione di Coco Chanel

Uno degli aspetti più rivoluzionari di Mademoiselle fu la sua capacità di emancipare la moda femminile dalla rigidità e dai vincoli della sua epoca, promuovendo un'estetica di libertà e comfort. Trasformò il nero da colore associato al lutto e alla tristezza a simbolo di raffinatezza e potere.

Fu una pioniera nel creare una personalità di marca che fosse distintiva e facilmente riconoscibile, non solo attraverso i suoi capi, ma anche con il suo stesso stile di vita e la sua figura enigmatica. La sua immagine, dai capelli corti e il trucco essenziale, divenne un simbolo di indipendenza e di un’idea moderna della femminilità, che contribuì a cambiare il ruolo delle donne nella società: benché non si dichiarò mai femminista, di fatto la sua rivoluzione coincise con l’esplosione del movimento e ne divenne, suo malgrado, un simbolo. 

Una piccola curiosità: Coco Chanel non apprezzerà la creatività di Christian Dior, per il suo modo di rifarsi alla Belle Époque ed il recupero dei vecchi canoni. Di lui dirà che "addobba delle poltrone, non veste delle donne: l'eleganza è ridurre il tutto alla più chic, costosa, raffinata povertà". Non a caso, dopo la seconda guerra mondiale, il suo ritorno sarà segnato da un vestito creato partendo da una tenda in taffetà… come Rossella O’Hara di Via col Vento.

Paola Greco

Foto di apertura: Los Angeles Times, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons