Vita, opere ed eredità di Alessandro Manzoni

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Alessandro Manzoni, autore del romanzo I promessi sposi, è considerato uno dei maggiori scrittori italiani di tutti i tempi e uno dei padri della nostra lingua: la sua eredità è viva ancora oggi e più attuale che mai.

Perché è così importante conoscere l’opera di Alessandro Manzoni

Alessandro Manzoni ha il grande merito di aver gettato le basi per il romanzo moderno, superando gli eccessi sentimentali tipici delle opere ottocentesche a favore di un racconto più vicino alla realtà, proponendo trame più dinamiche sempre con grande attenzione alle fonti storiche. Nel teatro, poi, si allontanò dalle cosiddette unità aristoteliche (di tempo, luogo e azione), a differenza di quanto i drammaturghi erano soliti preferire fino ad allora. Manzoni ha inoltre anche patrocinato l’unità linguistica italiana. Manzoni fu, dopo Dante, la figura più importante per la letteratura italiana da un punto di vista linguistico.

Biografia in breve

Alessandro Manzoni nacque a Milano il 7 marzo 1785 da Giulia Beccaria, figlia di Cesare Beccaria autore del trattato “Dei delitti e delle pene", e Pietro Manzoni, esponente di una nobile casata di Lecco. In realtà, è certo che il vero padre fosse Giovanni Verri, fratello degli illuministi Alessandro e Pietro Verri. Dopo anni di rigida educazione presso i padri Somaschi e Barnabiti, Manzoni si trasferì a Parigi dalla madre (i genitori avevano divorziato). Nella capitale francese frequentò l’élite intellettuale locale e sposò Enrichetta Blondel. Nel 1820 tornò a Milano dove iniziò a soffrire di depressione, attacchi di panico e agorafobia, malesseri acuiti dalla morte della moglie nel 1833. Quattro anni dopo si risposò con Teresa Borri, trasferendosi successivamente con lei in Toscana. Nominato senatore del nascente Regno d’Italia nel 1860, l’anno successivo perse anche la seconda moglie. Il 6 gennaio 1873, sbattendo la testa all’uscita della chiesa di San Fedele a Milano, Manzoni si procurò un trauma cranico che fece peggiorare rapidamente le sue condizioni di salute: morì poi a causa di una meningite il 22 maggio successivo. Nel corso della sua travagliata vita, tra problemi di salute, pesanti lutti e conversioni (ateo, riscopri poi la fede cattolica) Manzoni riuscì a scrivere alcuni dei capolavori della letteratura italiana.

La partecipazione alla vita politica di Alessandro Manzoni

Manzoni visse nell’epoca dei moti rivoluzionari, fenomeno che ebbe luogo in Europa nella prima metà dell'Ottocento, alimentato dal principio di autodeterminazione dei popoli. E dunque del Risorgimento, periodo durante il quale l'Italia conseguì la propria unità nazionale (Milano ne fu protagonista con le Cinque Giornate). Nel 1848 fu eletto deputato del Regno di Sardegna nel collegio di Arona (Piemonte), lasciando il seggio dopo pochi giorni ritenendosi non adatto per la politica. Fu poi senatore del Regno d’Italia dall’8 giugno 1860 fino al giorno della sua morte.

Il cinque maggio

Manzoni scrisse l’ode Il cinque maggio di getto, dopo aver appreso nel 1821 della morte di Napoleone Bonaparte, esule a Sant’Elena, avvenuta appunto il 5 maggio. In questa opera, Manzoni mise in risalto le battaglie e le imprese dell'ex imperatore francese, così come la sua fragilità umana. Tra i versi anche: “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”, diventata una frase di uso comune.

Il capolavoro dei Promessi Sposi

Manzoni iniziò a dedicarsi alla scrittura del romanzo nel 1821, dopo aver letto l’Ivanhoe tradotto in francese. Alla prima versione del 1821-1823 seguì quella alleggerita del 1827, che fu pubblicata. L’autore però, non soddisfatto dalla “ventisettana”, sfoltì ulteriormente gli elementi storici e riscrisse il romanzo adottando la parlata fiorentina della classi colte, allo scopo di renderlo più scorrevole e accessibile a chiunque. Nel 1840 uscì la versione definitiva de I promessi sposi, quella che leggiamo ancora oggi.

Com'è composto il romanzo

Ambientato tra il 1628 e il 1630, il romanzo ha come protagonisti Lorenzo Tramaglino e Lucia Mondella, due umili giovani lecchesi a cui il signorotto locale Don Rodrigo, invaghito della ragazza, impedisce di sposarsi. «Questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai», come ricorda uno dei bravi al curato don Abbondio. Dopo separazioni, peripezie e incontri di ogni sorta, alla fine di due riescono a ricongiungersi e a celebrare la loro unione. Il tutto sullo sfondo della peste, che decimò la popolazione del nord Italia, con particolare virulenza nel Ducato di Milano. I promessi sposi presenta una struttura narrativa costituita da quattro parti, legate tra loro da tre blocchi, che fungono da cerniera: nella prima viene raccontata la storia di Gertrude, la monaca di Monza, nella seconda quella dell’Innominato, mentre la terza si concentra sull’epidemia della peste.

Fermo e Lucia

Fermo e Lucia fu il titolo provvisorio scelto da Manzoni per il romanzo, terminato nel 1823. La prima stesura non soddisfò però l’autore per problemi strutturali e linguistici. Dopo averli (almeno in parte) risolti, Manzoni pubblicò nel 1827 il suo romanzo storico, che nel frattempo aveva intitolato I promessi sposi.

Risciacquare i panni in Arno

Dopo aver pubblicato la “ventisettana”, che già presentava una prevalenza del toscano, con numerosi vocaboli fiorentini che avevano sostituito quelle equivalenti milanesi, Manzoni nel 1827 si recò a Firenze per “risciacquare i panni in Arno”. Nel tentativo di rendere I promessi sposi più accessibile, l’autore aveva deciso di adottare un linguaggio più vicino al fiorentino colto: dopo aver idealmente bagnato l’opera nel fiume di Firenze, dove approfondì la sua indagine linguistica, avvalendosi del contatto diretto sia con la nobiltà fiorentina sia con il popolo, riscrisse il suo capolavoro, che uscì nella versione attuale nel 1840.

Storia della Colonna infame

Storia della Colonna infame è un saggio storico uscito in appendice all’edizione de I promessi sposi del 1840. Pensato inizialmente come digressione da inserire nel quarto volume della prima edizione del romanzo, il saggio narra del processo intentato a Milano contro due presunti untori, ritenuti responsabili del contagio pestilenziale tramite misteriose sostanze, a seguito dell’accusa di una popolana.

Il processo portò alla condanna a morte di Guglielmo Piazza (commissario di sanità) e Gian Giacomo Mora (barbiere), giustiziati il primo agosto 1630 con il supplizio della ruota. Di Mora fu rasa al suolo la casa bottega: al suo posto venne eretta la “colonna infame” che dà il nome al saggio, a sua volta abbattuta nel 1778. Al centro del lavoro di Manzoni ci sono la mancanza di etica dei cittadini, così come gli abusi compiuti in nome di false credenze e sciocche superstizioni.

Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla

Nel 1868, sei anni dopo aver ricevuto l'incarico di far parte della Commissione per l'unificazione della lingua e indirizzata al ministro della Pubblica istruzione Emilio Broglio, Manzoni scrisse la relazione Dell'unità della lingua e dei mezzi di diffonderla, saggio che affronta il problema della diffusione dell'italiano nel nuovo Regno d'Italia. Due anni dopo uscì il Novo vocabolario della lingua italiana secondo l'uso di Firenze, commissionato dal ministero.

Altre opere

Il corpus letterario di Manzoni è particolarmente vasto e variegato. Gli Inni sacri, ad esempio, sono una raccolta di cinque componimenti di argomento religioso scritti tra il 1812 e il 1822, come primo frutto letterario della recente conversione. In precedenza si era dedicato a sonetti e poemetti. In seguito, invece, Manzoni si cimentò come drammaturgo con due tragedie: Il Conte di Carmagnola (1816), che riprende la vicenda di un capitano di ventura del Quattrocento, e l’Adelchi (1822), che narra la storia dell’omonimo figlio di Desiderio, ultimo re dei Longobardi. Per quanto riguarda la saggistica, interessante Sul romanticismo, lettera inviata nel 1823 al marchese Cesare Tapparelli D'Azeglio, in cui l’autore polemizza apertamente contro i classicisti, proponendo poi le proprie idee sul romanticismo.

Iniziative per 150 anni dalla morte

Nel 2023 ricorrono i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, che Milano ricorda con un palinsesto di eventi nelle più importanti istituzioni culturali della città. Dal 4 maggio all'8 luglio la Biblioteca Nazionale Braidense ospita la mostra “Manzoni 1873-2023. La peste orribile flagello tra vivere e scrivere” che ripercorre la figura dell'autore intrecciando i suoi scritti con la tragicità della peste bubbonica. La casa di via Morone 1, dove lo scrittore visse con la sua famiglia dal 1813 fino alla morte, è oggi un museo: qui sono previste iniziative durante tutto l’anno. Dal 9 al 31 maggio, dal lunedì al venerdì, dalle ore 18:45 alle 20, nel Duomo di Milano si tiene la lettura integrale de I promessi sposi. Il 22 maggio il concerto del Requiem di Giuseppe Verdi, eseguito dall'Orchestra Sinfonica di Milano. E lo stesso giorno, al Cimitero Monumentale, sarà deposta una corona sulla tomba di Manzoni al Famedio. Il Castello Sforzesco dedica una mostra alla Milano di Manzoni, con una selezione di fotografie ottocentesche provenienti dal Civico Archivio Fotografico. Per chi volesse approfondire la figura dell’autore scomparso 150 anni fa, c’è sempre (e non solo nel 2023) la biografia La famiglia Manzoni, scritta da Natalia Ginzburg e pubblicata nel 1983.

Matteo Innocenti