Carmelo Bene, l’ultimo demiurgo del nostro teatro

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Tutto su Carmelo Bene: attore, regista, drammaturgo e scrittore in grado, con il suo genio, di reinventare il teatro.

Attore, regista, drammaturgo, scrittore. Ma anche poeta e filosofo. Mille facce, ma in ogni caso unico. Carmelo Bene è stato un grande protagonista della scena culturale e artistica italiana del Novecento: completo, poliedrico e fuori dagli schemi, ha reinventato il teatro senza curarsi mai della critica e quasi mai dl pubblico. Ripercorriamo la sua vita, dai successi in teatro agli aspetti più privati.

Chi era Carmelo Bene

Dalle origini pugliesi fino alla morte avvenuta nel 2002 a Roma, ecco chi era Carmelo Bene, uno dei protagonisti della neoavanguardia e tra i fondatori del Nuovo Teatro italiano.

Le origini

Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene, questo il suo nome completo, nasce l’1 settembre 1937 a Campi Salentina (provincia di Lecce), figlio di genitori che gestiscono una fabbrica di tabacco. Dopo la formazione presso l'Istituto Calasanzio dei Padri Scolopi, dove frequenta le scuole medie e il liceo classico per due anni, conclude gli studi classici nel Collegio Argento dei Padri Gesuiti di Lecce. In seguito si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza di Roma, senza tuttavia frequentarla assiduamente.

La formazione teatrale

A Roma frequenta prima l'Accademia d'arte drammatica "Pietro Scharoff" e poi l’Accademia nazionale d'arte drammatica “Silvio D’Amico”, che abbandona dopo un anno ritenendo i corsi inutili. Dirà in seguito: «Il metodo per risvegliare i sentimenti era l'accademia Sharoff, quello per addormentarli la Silvio D'Amico».

Gli inizi della carriera da attore

Nel 1959 Carmelo Bene debutta come protagonista del Caligola di Albert Camus, per la regia di Alberto Ruggero. L’anno successivo è l’unico attore recitante, affiancato dal musicista Sylvano Bussotti, dello Spettacolo-concerto Majakovskij, che va in scena a Bologna. Con la seconda serie di repliche del Caligola, Bene non delegherà più a nessun altro la regia del suo teatro. Gli Anni ‘60 sono segnati dallo stravolgimento di vari classici: Pinocchio (1961), Amleto (1961), Salomè (1964), Il rosa e il nero (1967).

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Il teatro secondo Carmelo Bene

“Massacratore” di classici o genio assoluto? Fin dall’inizio gli addetti ai lavori si dividono. Di sicuro, Carmelo Bene non è solo un attore, ma una figura destinata a reinventare il teatro.

Il "Nuovo teatro italiano"

Nel giugno del 1967 Ivrea, sullo stimolo di un documento pubblicato pochi mesi prima sulla rivista “Sipario”, ospita un convegno che segna la nascita del Nuovo Teatro italiano. Nel corso degli “Stati generali” del teatro italiano, si palesa l'esigenza di un'autoaffermazione, l'urgenza di dichiarare esistenti un’originale vitalità creativa, un nuovo insieme di pratiche, un modo innovativo di pensare e fare teatro. Carmelo Bene è presente, anche in veste di relatore.

L'attore come "macchina attoriale"

Carmelo Bene ama definirsi “Macchina attoriale”. Ovvero un attore che, liberandosi dalla tecnica, smette di recitare il testo e diviene il testo stesso. E che, in quanto attore artifex, altre definizione a lui cara, cura ogni aspetto dello spettacolo teatrale, in veste di autore, regista, attore, scenografo, costumista.

"Dis-fare il teatro"

Carmelo Bene si scaglia contro il teatro di testo, di immedesimazione, che arriva a definire cabarettistico. Gli attori che si calano in dei ruoli che interpretano, spiega a più riprese, sono per lui degli intrattenitori e nulla più. L’attore è l’artefice sul palco e non si può limitare a questo. Bene si schiera a favore di un teatro da lui definito "scrittura di scena", del dire e non del detto: fa teatro, disfacendolo al tempo stesso.

L'osceno, il tragico, il comico

Carmelo Bene, parlando dell'osceno di cui è spesso accusato, lo definisce come “o-sceno”: «Vuol dire appunto, fuori dalla scena, cioè visibilmente invisibile di sé». L’osceno di Bene è ciò che non va rappresentato, che non è conveniente alla esposizione in pubblico. Ma anche, quelle azioni sul palco che è complicato risolvere. Dall’osceno al tragico, Bene cerca una rappresentazione della tragedia credibile, utilizzando spesso handicap appositamente creati, che consentono di trasgredire quanto prescritto e consolidato dalla tradizione: il suo Riccardo III ha delle protesi e per questo scivola malamente. E poi c’è il comico, definito da Bene «quanto di più asociale e libertino si possa concepire, se mai fosse concepibile». Dirà: «Il comico è cianuro. Si libera nel corpo del tragico, lo cadaverizza e lo sfinisce in ghigno sospeso».

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Le opere più importanti di Carmelo Bene

Tra le opere più importanti di Carmelo Bene ci sono Spettacolo-concerto Majakovskij e Pinocchio, due personaggi sui quali tornerà negli anni successivi. Poi i classici rivisti di Shakespeare: Amleto, Romeo e Giulietta, "Riccardo III e Otello. Impossibile non citare l'Adelchi, spettacolo teatrale del 1984 tratto dall'omonima tragedia di Alessandro Manzoni. E merita di essere citata la Salomé del 1964, che aveva un cast di attori formato prevalentemente da carcerati o ex-galeotti.

Al cinema

Nel 1967 Pier Paolo Pasolini lancia nel cinema Carmelo Bene, con Edipo Re. Già autore di alcuni cortometraggi, nel 1968 Carmelo Bene dirige e interpreta Nostra signora dei Turchi, tratto dal romanzo omonimo che lo stesso attore ha pubblicato qualche anno prima: vincerà il Leone d’Argento a Venezia. La parentesi cinematografica di Bene va dal 1967 al 1972 e gli dà notorietà  internazionale, grazie a film come Don Giovanni, Salomè, Un Amleto in meno.

In televisione

Nel corso degli Anni ‘70 e ‘80, la Rai trasmette a più riprese le sue opere teatrali, in alcuni casi rivedute per la versione televisiva. Sparito dalle scene a inizio Anni ‘90, riappare attorno alle metà del decennio sul palco del Maurizio Costanzo Show, riservando bordate indimenticabili ai telespettatori e anche al pubblico in sala.

La critica e Carmelo Bene

Fin dall'esordio, e per diversi anni, Bene viene ignorato o stroncato dalla critica. Ma non se ne cura e non lo farà mai: «Io non ho davvero rapporti con la critica. Sono loro che sono pagati per averne con me. Quindi per loro è un mestiere. Io non sono pagato per avere rapporti con loro. [...] Per capire un poeta, un artista ci vuole un altro poeta e ci vuole un altro artista», dice nel 1968 durante un’intervista.

Le polemiche

Fin dagli esordi, gli spettacoli di Bene sono schiaffi al pubblico, che risulta quasi “maltrattato” dal suo genio. Affabulante ingannatore per gran parte della critica, Bene viene processato per aver fatto pipì in pubblico durante l’unica rappresentazione dell'opera teatrale Cristo ‘63, andata in scena al Teatro Laboratorio di Roma: ma in realtà non è stato lui. Le polemiche scatenate da Bene travalicano i decenni. Basti pensare al 1997 quando a Macao si rivolge così a Alba Parietti: «Dammi del tu. Al Papa si dà del tu… che non è nessuno. Il Papa non è nessuno perché è ministro di Dio. Dio è in terra, Dio non esiste, il Papa non esiste in questo senso. In teologia sono ferrato abbastanza».

Le frasi più belle di Carmelo Bene

  • Si nasce con uno spasmo, si muore con un ghigno.
  • Il talento fa quello che vuole, il genio fa quello che può. Del genio ho sempre avuto la mancanza di talento.
  • Io non sono marxista perché non sono romantico fino a questo punto.
  • La felicità è nel differirla, non nell'averla. Nell'averla c'è la noia di averla avuta.
  • La libertà di stampa mi sta bene se è libertà dalla stampa.

La vita privata di Carmelo Bene

Apertamente misogino, Carmelo Bene ha una vita sentimentale piuttosto turbolenta. Il 23 settembre del 1960 sposa a Firenze l’attrice Giuliana Rossi, mal vista dalla famiglia. La coppia ha un figlio, che però muore a causa di un tumore. Nel 1964 avvia un lungo sodalizio artistico-sentimentale con un’altra attrice, Lydia Mancinelli: Bene eviterà sempre di farla morire in scena. Lei dirà: «La fama di un Carmelo manesco? C'è poco da recriminare se Amleto dà shakespearianamente un ceffone alla sua Ofelia. Stressava, questo sì, provando dalle 8 di sera alle 8 di mattina, io lo lasciai per un crollo, e non ce la feci a sposarlo quando me lo chiese nel 1983». Proprio in quest’anno diventa Miss Italia Raffaella Baracchi, che incinta di sei mesi sposerà Carmelo Bene nel 1992: poco dopo le nozze si verifica tra i due un duro alterco, senza conseguenze per la nascitura Salomè. Il matrimonio però naufraga e Bene avvia una relazione con Luisa Viglietti, che gli starà accanto per gli ultimi nove anni della sua vita.

La morte

Carmelo Bene muore il 16 marzo 2002, nella sua casa di Roma, all’età di 64 anni. Per espressa sua volontà il corpo viene cremato e il funerale non reso pubblico: l’urna con le ceneri si trova in una piccola cappella nel cimitero di Otranto.

Matteo Innocenti