10 libri da leggere assolutamente nella vita

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Quali sono i 10 libri da leggere assolutamente almeno una volta nella vita? Ecco una selezione di dieci capolavori del Novecento che hanno segnato la letteratura e la cultura mondiale: romanzi che, attraverso stili diversi, sono capaci di raccontare la complessità dell’animo umano e trasformare il modo di leggere e vivere la letteratura.

Quali sono i 10 libri da cui non si può prescindere? Una scelta ardua che ci ha portato a concentrarci esclusivamente sul Novecento, per proporre una selezione di opere emblematiche, ciascuna con un suo stile unico e una visione profonda della condizione umana; tutte capaci di svelare le sfumature dell’animo umano e le contraddizioni del nostro presente: dalla delicata esplorazione psicologica di Mrs Dalloway di Virginia Woolf, all’intramontabile magia de Il piccolo principe di Saint-Exupéry, fino alle inquietanti distopie di George Orwell. Non mancano storie di ribellione e crescita, come Il giovane Holden, parabole universali di lotta e perdita come Il vecchio e il mare, e racconti che sfidano ogni convenzione morale come Lolita. Le atmosfere magiche di Cent’anni di solitudine e la ricchezza storica e filosofica de Il nome della rosa completano un quadro letterario che ha rivoluzionato il nostro modo di leggere e comprendere il mondo. Questi romanzi non solo hanno cambiato la letteratura, ma hanno cambiato la vita di milioni di lettori nel mondo.

Libri da leggere assolutamente: una doverosa premessa

Quando si parla di “libri da leggere assolutamente nella vita”, la scelta è impossibile, immensa e copre secoli di storia e di storie: da Omero in poi, passando per Dante, Ariosto, Cervantes, via via fino ai grandi classici dell’Ottocento e alle opere più recenti. Autori che ci hanno regalato personaggi indimenticabili che ormai fanno parte un po' di noi. A malincuore, per concentrare l’attenzione e valorizzare un periodo cruciale per la letteratura moderna, abbiamo deciso nello stilare questa decina di focalizzarci esclusivamente sul Novecento. Questo secolo, segnato da guerre, trasformazioni sociali e culturali, ha prodotto romanzi capaci di raccontare con profondità e innovazione la complessità dell’animo umano e della società contemporanea.

Siamo consapevoli di escludere opere come Guerra e pace di Tolstoj, Madame Bovary di Flaubert, Cime Tempestose di Emily Brontë, o Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, per citarne solo alcuni: libri che, pur imprescindibili, rimangono fuori da questa selezione per rispetto del confine temporale che ci siamo autoimposti. 

Ecco quindi 10 romanzi best seller da leggere – capolavori assoluti già dagli incipit indimenticabili - che spaziano tra generi e stili ma sono accomunati dal valore di aver influenzato la letteratura e il pensiero moderno. E di aver cambiato la vita di tantissimi lettori. L’ordine è quello dell’anno di pubblicazione.

1. Mrs Dalloway – Virginia Woolf (1925)

L’opera di Virginia Woolf rappresenta una pietra miliare, per la grande sensibilità con cui esplora la coscienza e le emozioni dei personaggi in un unico giorno della loro vita. Certamente Joyce è il papà del flusso di coscienza, ma a differenza della complessità e sperimentazione linguistica portate allo stremo nell’Ulisse, Mr Dalloway è più accessibile e godibile, anche per numero di pagine, pur mantenendo una profondità psicologica e stilistica notevole.

Inoltre la sensibilità di Virginia Woolf, non solo come scrittrice ma come donna in un’epoca dominata da uomini, ha ispirato generazioni di lettrici e lettori a guardare dentro di sé e a percepire il mondo con una consapevolezza emotiva nuova. Mrs Dalloway ci accompagna nel complesso intreccio di ricordi e percezioni di una giornata qualunque, rivelando la ricchezza nascosta nella vita quotidiana.

Una chicca: per chi volesse (oltre all’opera omnia di Woolf)  dopo potrebbe leggere The Hours (1998) del premio Pulitzer Michael Cunningham, che da Mrs Dalloway parte per raccontare la storia di 3 donne di 3 epoche differenti: la prima è proprio la Woolf, la seconda è Laura Brown che negli anni ‘50 legge il libro della famosa scrittrice che le cambierà la vita, e la terza è un’intellettuale newyorkese che fin da ragazza è soprannominata Mrs Dalloway, per le sue stravaganti somiglianze col personaggio. 

2. Il piccolo principe – Antoine de Saint-Exupéry (1943)

La leggerezza con cui Il piccolo principe affronta temi profondi lo rende un libro eterno, capace di parlare a tutte le età: non è un caso se Il piccolo principe è uno dei romanzi più letti e amati al mondo, tradotto in centinaia di lingue e ricco di aforismi famosi che vivono ovunque - su tazze, poster, tatuaggi, ma soprattutto nel cuore dei lettori. Ma non si tratta solo di citazioni poetiche: questo breve libro custodisce un intero manuale di emozioni, capace di parlare all’anima in ogni fase della vita. Leggerlo da adulti è un’esperienza completamente diversa rispetto a quella di leggerlo da bambini, perché cambia ciò che ci risuona dentro.

Il testo è simbolico ma sempre comprensibile e le sue lezioni sull’amicizia, l’amore, la solitudine, la cura dell’altro e il valore del tempo sono universali. Ma è soprattutto il messaggio centrale – guardare il mondo con occhi nuovi, carichi di meraviglia – che rende Il piccolo principe un libro che ti cambia la vita: perché insegna a spogliarsi del cinismo tipico dell’età adulta, a non dare per scontato l’invisibile, e ad ascoltare davvero l’altro. È un invito costante a tornare all’essenziale, con la leggerezza della poesia e la profondità della verità. In poche pagine, Il piccolo principe riesce a parlare di ciò che conta davvero, e lo fa con tale semplicità e bellezza che non si dimentica più.

3. 1984 – George Orwell (1949)

Un romanzo visionario, angosciante, ma necessario. Con 1984, Orwell non costruisce solo un’opera distopica: crea un monito senza tempo contro ogni forma di totalitarismo, sull’importanza della libertà e della verità in un mondo che rischia di cedere al controllo e alla manipolazione.

Ambientato in un futuro ipotetico (ma non poi così lontano), il libro racconta una società sotto costante sorveglianza, dove l’informazione viene riscritta dal potere e dove l’individuo è schiacciato dalla propaganda. Il protagonista, Winston Smith, lavora proprio nel Ministero della Verità: il suo compito è falsificare il passato per renderlo conforme alla versione ufficiale del Partito. E se questo ci ricorda qualcosa – tra manipolazione delle notizie, controllo dei media e sorveglianza digitale – è perché 1984 è oggi più attuale che mai.

Ma per comprendere davvero l’urgenza e la portata politica del pensiero di Orwell, bisognerebbe leggere anche La fattoria degli animali, la satira lucidissima dello stalinismo che anticipa le dinamiche di potere raccontate in 1984. I due romanzi si completano a vicenda: uno è favola, l’altro incubo, ma entrambi aiutano a decifrare il presente. Per questo sono libri che ti cambiano la vita. Leggerli significa diventare più consapevoli del valore della libertà, dell’informazione e della memoria.

4. Il giovane Holden – J.D. Salinger (1951)

Un romanzo che non si spiega, si attraversa: ci sono libri che si leggono per la storia, altri per i personaggi… qui, tutto ruota attorno a una voce sola, quella di Holden Caulfield: un diciassettenne ribelle, borioso, cinico eppure profondamente sensibile e a tratti tenerissimo, in cui risuonano i traumi della guerra e il disagio di un’intera generazione.

Il romanzo racconta in prima persona, con tono diretto e spoglio di fronzoli, i pochi giorni trascorsi tra l’espulsione dall’ennesima scuola e il ritorno a casa, a New York, poco prima di Natale, con il solo desiderio di rimandare il più possibile il momento in cui dovrà affrontare i genitori. Ma più che la trama, ciò che resta impresso è il suo umore insofferente, la sua rabbia senza oggetto preciso, che ognuno finisce per leggere come propria. La sua forza sta nel linguaggio - diretto, ironico, tagliente – e in quel suo modo di guardare il mondo che è assolutamente unico: osserva le persone, i luoghi, le suore, il parco, la città, con uno sguardo disilluso e allo stesso tempo affamato di autenticità. È qui che Salinger compie qualcosa di straordinario: dà voce a un flusso di coscienza imperfetto, quotidiano, a volte contraddittorio. E cambia per sempre il modo di raccontare l’adolescenza nella letteratura. E poi è un romanzo che cambia con te: se lo leggi a sedici anni può sembrare un manifesto; lo rileggi a trenta e sembra una ferita; a cinquanta diventa un ricordo da proteggere. 

5. Il vecchio e il mare – Ernest Hemingway (1952)

In appena un centinaio di pagine, Hemingway riesce a condensare l’essenza della condizione umana: la lotta silenziosa contro il fallimento, la forza di volontà che si oppone alla sconfitta, la dignità che resiste anche quando tutto sembra perduto.

Santiago è un vecchio pescatore cubano non riesce a catturare nulla da 84 giorni, eppure non cede. Quando finalmente un enorme marlin abbocca alla sua lenza, affronta una sfida che durerà tre giorni e due notti, combattendo con rispetto il suo avversario e ritrovando in lui una sorta di fratellanza. In quel duello, che è anche un confronto con se stesso, emerge tutta la profondità del racconto: il mare come spazio di vita e prova, la natura non come nemica ma come forza con cui entrare in dialogo, e la solitudine come condizione che permette all’uomo di conoscersi davvero. Con uno stile essenziale, tagliente eppure carico di poesia, Hemingway firma il suo testamento spirituale, un romanzo che — come lui stesso scrisse — racchiude tutto ciò che aveva imparato sulla vita e sulla scrittura. Il vecchio e il mare gli valse il Premio Pulitzer l’anno successivo e contribuì in modo decisivo all’assegnazione del Nobel per la Letteratura nel 1954. Non è soltanto una storia di pesca: è una parabola universale sul senso della resistenza e della perdita, sulla fatica di essere uomini e sull’onore che si può trovare anche nella sconfitta.

6. Lolita – Vladimir Nabokov (1955)

Romanzo tanto scandaloso quanto sublime, Lolita è forse la prova definitiva che la letteratura può toccare i temi più controversi senza mai cadere nella volgarità. Nabokov, scrittore russo naturalizzato americano, dà voce a Humbert Humbert, un professore di mezza età ossessionato dalla “ninfetta” Dolores da lui chiamata Lolita - la dodicenne figlia della donna che sposa pur di starle accanto.

Da questo nucleo narrativo prende forma uno dei racconti più disturbanti e affascinanti del Novecento. Il lettore è costretto a convivere con il punto di vista di un protagonista inaccettabile, eppure incredibilmente seducente nel modo in cui racconta: Lolita è il diario di una mente ossessiva, malata ma lucida, che cerca di rendere lirica la propria condanna. Non c’è compiacimento, ma solo l’abisso umano, rappresentato con una scrittura raffinatissima, ironica e struggente. Nabokov ci inganna: ci costringe a simpatizzare con Humbert prima di ricordarci — con precisione chirurgica — che stiamo leggendo la confessione di un predatore. È proprio nella distanza tra ciò che proviamo e ciò che sappiamo che nasce l'inquietudine. Dolores resta un mistero: non ha voce, non ha memoria, è vittima anche nella narrazione. Romanzo immorale, certo, ma solo per chi si ferma alla superficie. Nabokov ci chiede: può l’arte farci tollerare ciò che giudichiamo intollerabile? La risposta — disturbante e inevitabile — è sì! se il risultato è un capolavoro come questo.

7. Cent’anni di solitudine – Gabriel García Márquez (1967)

Cent’anni di solitudine non è solo un romanzo: è un mondo. Un universo fatto di sogni, incesti, visioni, profezie, guerre, miracoli, morte e resurrezione, che ruota attorno alla famiglia Buendía e al villaggio immaginario di Macondo. Non c’è quasi trama, se non il susseguirsi di generazioni, ripetizioni, condanne e illusioni. Eppure ogni pagina sprigiona una forza visionaria che fonde mitologia, storia e quotidianità. Il tempo non scorre in modo lineare, ma si avvolge, ritorna, si perde e si ritrova. I personaggi hanno nomi sempre uguali, eppure restano unici.

Il punto non è capire “cosa succede”, ma come succede. García Márquez – Premio Nobel per la Letteratura nel 1982 - riesce in un’impresa quasi impossibile: rendere il magico del tutto naturale. Macondo vive al confine tra reale e immaginario, e chi legge finisce per accettare che esistano bambini con la coda di porco, che una peste dell’insonnia cancelli la memoria collettiva, che il ghiaccio sia una scoperta mitica. Il lettore non è spettatore, ma abitante: cammina per Macondo, respira la sua aria densa, partecipa al destino inevitabile di una famiglia che si ripete fino alla fine. E quando si esce da Macondo nulla è più come prima. Considerato il capolavoro del realismo magico, Cent’anni di solitudine può cambiarti l’idea stessa di cosa sia una storia.

8. Il nome della rosa – Umberto Eco (1980)

Eco costruisce un mondo credibile e denso di dettagli, con una narrativa solida e affascinante, fondendo in un’unica storia le sue passioni: gli antichi manoscritti, il Medioevo, i gialli e persino il comico. Il risultato è un romanzo coltissimo e insieme avvincente, dove tutto – dalla struttura all’atmosfera – funziona alla perfezione. Frati, delitti e libri proibiti. Il nome della rosa comincia come un giallo medievale, ma diventa presto molto di più: una riflessione sul potere, sulla verità, su quanto costa proteggerla o nasconderla, sul valore del sapere. Il monastero è insieme scena del crimine e simbolo, i personaggi incarnano idee, dubbi e contraddizioni. In mezzo a questo scenario, il frate investigatore Guglielmo da Baskerville brilla per intelligenza e ironia, guidando il giovane Adso – e con lui il lettore – in un’indagine che è anche un viaggio nel sapere.

Colto, stratificato, ma anche sorprendentemente avvincente, questo primo romanzo di Umberto Eco ha venduto oltre cinquanta milioni di copie nel mondo e ha vinto il Premio Strega. La cultura non pesa: si fonde al piacere del racconto, tra citazioni, misteri e rivelazioni. Il nome della rosa è un libro che si legge per il piacere della trama, per la bellezza della scrittura, ma anche per…“l’eco” che lascia. Perché in fondo parla di noi: del bisogno di capire, di credere, di leggere – anche quando i libri bruciano.

9. La casa degli spiriti – Isabel Allende (1982)

La casa degli spiriti è molto più di una semplice saga familiare: è un intreccio potente tra storia, magia e impegno politico. Isabel Allende, una delle voci più autentiche della letteratura latinoamericana, ci guida in un viaggio intenso attraverso il Cile, raccontando con delicatezza e passione le vite di quattro generazioni di donne della famiglia Trueba: ci sono le sorelle Rosa, bella e fragile, e Clara con i suoi doni di veggenza, insieme all’amata cognata Ferula, Blanca, figlia di Rosa, protagonista di un amore indomito, infine Alba, figlia di Blanca, che affronta con coraggio una realtà difficile. Ma anche figure più silenziose, come Amanda con i suoi braccialetti che suonano di storie, Ana sempre pronta a lottare, e Trànsito, che con pochi pesos ha cambiato il suo destino. Sono loro il cuore pulsante di un romanzo che racconta la forza di chi non si arrende mai.

Questa è la storia di una donna senza nome, un simbolo di tutte quelle che nel Cile segnato dalla dittatura hanno continuato a proteggere, accogliere, combattere. Donne che, armate di speranza e di una sorta di magia fatta di spiriti e sogni, sfidano la durezza di un mondo che spesso sembra volerle piegare. Grazie al realismo magico di Allende, impariamo che anche nei momenti più bui c’è spazio per un amore vero: non quello malato o distruttivo, ma un amore che nasce dal rispetto per se stesse, per le altre donne, per chi verrà dopo. 

10. Pastorale americana – Philip Roth (1997)

Pastorale americana è un romanzo potente e inquietante che scava nelle contraddizioni più nascoste del sogno americano attraverso la storia di un uomo che cerca di mantenere ordine in un mondo che si sgretola intorno a lui. Lo Svedese, uomo di successo e padre apparentemente perfetto, vede la sua vita sconvolta quando la figlia si rende protagonista di un atto terroristico: la giovane Merry rappresenta il punto di rottura, il fallimento umano e genitoriale che lega la vicenda privata al tumulto collettivo degli anni Sessanta negli Stati Uniti. La sua ribellione non è solo un atto individuale, ma un grido che riverbera nel tessuto sociale di un’epoca confusa e conflittuale.

Roth racconta con grande profondità le dinamiche familiari e umane, mostrando come spesso la realtà sia fatta di contrasti, incomprensioni e dolore. Lo Svedese incarna il desiderio di controllare il caos, ma il suo tentativo di ricomporre i pezzi di una vita distrutta si scontra con i limiti umani e l’ambiguità delle persone che lo circondano.

Il romanzo ci insegna che vivere significa anche sbagliare, fraintendere e accettare l’imperfezione, rifiutando la certezza assoluta. Con uno stile diretto ma profondo, Roth ci consegna una storia che va oltre la famiglia: è il racconto di una nazione in crisi e di una condizione umana universale, fatta di cadute, perdite e la difficile ricerca di un senso.

Paola Greco

Foto di apertura: Foto Freepik