Euripide

Le tragedie del ciclo troiano

Nella fase centrale della sua attività, il poeta tende a prediligere strutture più aperte, “a dittico”, con la presenza cioè di due nuclei distinti, o con un impianto drammatico ancora più ampio. Si ispira alle vicende del mito troiano e tuttavia con grande originalità, sia scegliendo episodi meno noti, sia accostandone gli elementi in modo inedito.

Non precisamente databile, ma composto a ridosso delle precedenti tragedie è il dramma Eraclidi, opera che, scritta probabilmente agli inizi della guerra del Peloponneso, nelle frequenti lodi della città e dei suoi ornamenti improntati alla giustizia, risente del clima politico di quegli anni. La vicenda narra come i discendenti di Eracle ottengano la vittoria contro il re di Micene a prezzo del sacrificio umano della vergine Macaria.

Una struttura corale, di ampio respiro, presentano le Troiane, composte alla vigilia della spedizione ateniese in Sicilia, che si conclude con la disfatta. Nella tragedia l'orrore per la guerra si moltiplica nelle vicende delle singole protagoniste, Ecuba e un gruppo di donne troiane prigioniere nell'accampamento greco tra cui Cassandra, e soprattutto Andromaca, che patisce, dopo la morte dello sposo Ettore, lo strazio dell'uccisione del figlioletto Astianatte.

Più articolata e più mossa negli affetti è l'Andromaca, che segue le vicende di Andromaca che, prigioniera e rimasta vedova di Ettore, è divenuta concubina di Neottolemo, figlio di Achille. Antagonista di Andromaca, nella trama complessa e intricata è la giovane sposa di Neottolemo, Ermione.

L'Ecuba si sviluppa intorno alla vicenda di due degli sventurati figli della regina di Troia, Polissena e Polidoro. La prima affronta la morte piuttosto che cadere in schiavitù, il secondo viene ucciso da Polimestore re di Tracia dal quale si era recato per avere protezione.

Un elogio ad Atene e al suo regime democratico è contenuto nella tragedia delle Supplici in cui le madri dei condottieri argivi venuti con Polinice a combattere sotto le mura di Tebe invocano aiuto dal re ateniese Teseo e impetrano la sepoltura dei figli.