Sofocle

Destino dell'uomo e divinità

Pur nella diversità dei temi e degli eventi, le tragedie di Sofocle suggeriscono un'immagine coerente della vita: il destino dell'uomo è segnato dall'infelicità, dalla fragilità e dallo scacco, contro cui si infrange la nobiltà delle intenzioni e l'altezza del sentimento. Per Eschilo, la sofferenza era stata un veicolo necessario alla conoscenza e comunque era motivata dalla colpa: la successione fatale colpa-pena era destinata a comporsi, se pure nel solco delle generazioni, nell'approdo pacificante alla giustizia di Zeus. Del progetto divino, invece, i personaggi sofoclei non colgono il senso e la necessità: e tuttavia lo accettano con rispettosa venerazione. Del tutto estranea al mondo di Sofocle è, inoltre, l'analisi inquieta di Euripide, dubbiosa quando non apertamente scettica nei confronti del divino.

Lo stile

La serenità e la pacatezza che, secondo le testimonianze antiche, caratterizzavano il carattere di Sofocle sono anche la cifra del suo mondo poetico e del suo stile: la sua limpida scrittura tragica, lontana ormai dalla magniloquenza di Eschilo, compone i dissidi più laceranti in un'espressione di classica ed elegante armonia, che ben corrisponde ai canoni estetici dell'età periclea. Grande costruttore di drammi, Sofocle conquista lo spettatore con azioni e colpi di scena che mantengono una tensione continua. Questa abilità serve a Sofocle, cosa che lo differenzia da Eschilo, a descrivere compiutamente la psicologia dei suoi personaggi.